fare il pieno è un salasso

Metano, altro che sconti: ha raggiunto addirittura 3,7 euro al chilo

Una situazione critica anche per gli stessi distributori: sono sempre più quelli vicini alla chiusura.

Metano, altro che sconti: ha raggiunto addirittura 3,7 euro al chilo
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La benzina è scesa più o meno ovunque su  livelli "accettabili" - almeno rispetto alle ultime settimane - ma lo stesso non si può dire del metano. Il combustibile continua in alcuni impianti ad avere prezzi folli, che raggiungono anche i 3,7 euro al chilo. 

Metano, che prezzi!

Gli effetti del decreto del 18 marzo con gli sconti sulla benzina si stanno vedendo, con i prezzi tornati ovunque sotto i due euro al litro sia per quanto riguarda la benzina sia per il diesel. Ma lo stesso non si può dire del metano, che sta continuano a volare a livelli assurdi.

Un innalzamento dei prezzi che si era già fatto sentire a ottobre, quando tutto d'un tratto uno dei carburanti più economici era diventato il più caro, passando nel giro di pochissimi giorni da meno di un euro a oltre due euro al chilo.

I motivi dietro alla stangata dello scorso autunno erano molteplici:

  • l’esaurimento delle scorte di gas metano dell’Unione europea
  • la maggior domanda di gas sul mercato
  • inizio dell’anno termico 
  • la presenza di pochi distributori di gas metano per auto  sul territorio

A questo si è aggiunta la guerra in Ucraina, che ha complicato ulteriormente le cose. Insomma, se fino a sei mesi fa possedere un'auto a metano poteva essere conveniente, oggi invece non lo è affatto.

E anche oggi i prezzi arrivano a livelli assurdi. Come si può vedere dall'Osservaprezzi carburanti (strumento del Mise che monitora in tempo reale l'andamento dei costi della benzina) ci sono località dove il metano arriva a 3,7 euro al chilo. Ma in generale i prezzi rimangono più alti rispetto alla benzina e al diesel.

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Distributori chiusi

Una situazione che mette in ginocchio anche gli stessi distributori. Federmetano denuncia infatti che su 1.529 impianti totali in Italia, 220 sono costretti a  erogare gas naturale a un prezzo di vendita al pubblico superiore ai 3 euro al chilo.

Molti di questi impianti sono stati costretti a chiudere, o sono prossimi alla fine dell’attività.
La situazione è talmente grave che 
un terzo della rete distributiva della Toscana è già chiusa. Stessa cosa per quello che riguarda le Marche, dove sono oltre 40 punti vendita non più operativi. Per non parlare della Sicilia: qui oltre 10 impianti si sono dovuti fermare e sono rimasti ormai solo uno o due punti vendita effettivamente funzionanti, perché quando gli impianti vendono il gas a tre euro e mezzo al chilo è come se fossero chiusi. Preoccupante anche il quadro della Campania.

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