Fondo Salva Stati

MES, cos'è e come cambia il meccanismo di stabilità

Nato nel 2010 come strumento di assistenza agli stati in difficoltà. Nel 2021 è stata votata la riforma per poterlo utilizzare nei casi di crisi bancarie. Manca la ratifica dell'Italia: decisione attesa il 30 giugno

MES, cos'è e come cambia il meccanismo di stabilità
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Il prossimo venerdì 30 giugno 2023, nei primissimi giorni d'estate, a Montecitorio, sede della Camera dei Deputati si discuterà riguardo la ratifica del MES, ossia il Meccanismo Europeo di Stabilità. Conosciuto anche come "Fondo Salva Stati", nel 2021 è stato aggiornato con una riforma per renderlo operativo anche nell’ambito delle crisi del credito.

Ottenuto il via libera all’introduzione del provvedimento, ora si chiede al nostro Paese, che è il terzo socio dopo Francia e Germania, di dare la propria autorizzazione. Ma che cosa rappresenta il MES nello specifico e, alla luce della nuova riforma, come cambierà? Ecco qual è stata la storia del "Fondo Salva Stati" nel corso degli anni e cosa potrebbe accadere a seguito della ratifica dell'Italia.

MES, cos'è e come cambia il meccanismo di stabilità


E' stato più noto come "Fondo Salva Stati" e deve la sua fama alla crisi della Grecia di 12 anni fa, anche se è stato utilizzato pure da Irlanda (2011), Portogallo (2011), Cipro (2013) e Spagna (2012).

Il meccanismo europeo di stabilità è un organismo nato nel 2010 con altro nome a seguito della crisi finanziaria e dei debiti sovrani. Serve a prestare assistenza agli stati in difficoltà che possono contare su un aiuto rapido dai partner in caso di necessità. Uno strumento che tutti i Paesi europei hanno pagato mettendo 80 miliardi di euro.

L'Italia, terzo socio dopo Germania e Francia, ne ha versati oltre 14. La capacità di prestito ammonta a 500 miliardi. Ancor prima della crisi pandemica nel 2019, il Consiglio dei Capi di Stato ha varato una riforma che non modifica lo scopo finale né il sistema di governance del fondo gestito dal Consiglio dei Governatori, ma alcuni aspetti tecnici.

Lo scopo è duplice: rendere più snelle le condizioni per ottenere gli aiuti, tanto discusse nel caso greco, e poter utilizzare il MES nei casi di crisi bancarie. E' proprio questo l'aspetto messo in evidenza dal Governatore di BankItalia, Ignazio Visco:

"Non appena sarà pienamente operativa la sua riforma, il meccanismo europeo di stabilità, grazie alle risorse del quale dispone, potrà svolgere un ruolo importante fornendo una rete di sicurezza finanziaria al fondo di risoluzione unico".

Ossia, se i soldi che ha a disposizione questo fondo non bastassero, il MES potrà subentrare per garantire la stabilità del sistema bancario. Il Governo Conte 2 aveva dato il suo ok alla riforma, ma l'Italia è l'unico Paese dell'Eurozona a non averla ancora ratificata. In assenza di ratifica, il MES continua a esistere, restando in vigore le vecchie regole. Il dibattito arriva alla Camera il 30 giugno.

"Finalmente la Camera si potrà pronunciare e il governo non potrà più tergiversare - ha detto deputato dem Piero De Luca, capogruppo in commissione Politiche Ue - Il nostro paese è chiamato a dimostrare la sua serietà in Europa per il rispetto degli impegni presi. Ne va della credibilità dell'Italia e della stabilità dell'intera zona euro".

Sul tema della ratifica delle modifiche al MES, oggetto di scambio in sede europea dove l'Italia è impegnata nella partita della rimodulazione del Pnrr, oltre che nella più ampia revisione delle regole del Patto di Stabilità, da qualche giorno si erano riaccesi i fari.

Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha da poco assicurato che il Governo non sta usando il freno alla ratifica come arma di "ricatto". Resta però il dato di fatto che manca solo il via libera di Roma alla ratifica, mentre si discutono i desiderata del governo Meloni sugli altri temici economici di rilievo comunitario.

"In sede Ue ci sono altri dossier che non vanno avanti perché altri Paesi non sono disposti a discuterne" ha recentemente osservato il ministro dell'Economia, ricordando che l'ok non l'ha sottoscritto né questo né il precedente governo ma dicendosi comunque "fiducioso" e "realisticamente convinto comunque che una soluzione si troverà".

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