La Legge di Bilancio 2026 introduce una misura destinata a pesare in modo significativo sulle tasche degli automobilisti italiani. Tra gli emendamenti approdati nel testo definitivo, uno – proposto da Fratelli d’Italia – prevede un aumento dell’imposizione fiscale sulle polizze accessorie dell’RC Auto, con particolare riferimento alla garanzia “infortuni del conducente”, una delle coperture più diffuse e spesso abbinata alla responsabilità civile obbligatoria.
Cosa cambia dal 2026: l’aliquota sale dal 2,5% al 12,5%
Fino ad oggi, la polizza “infortuni conducente” era tassata con un’aliquota agevolata del 2,5%, equiparata alle polizze infortuni tradizionali. L’emendamento approvato equipara questa garanzia all’RC Auto base, portando l’imposta al 12,5% a partire da gennaio 2026.
Gli effetti principali:
- Aumento secco di 10 punti percentuali di imposta sulle garanzie accessorie.
- Gettito aggiuntivo stimato in circa 100 milioni di euro l’anno per le casse dello Stato.
- Polizze più costose per milioni di automobilisti al momento del rinnovo.
Le compagnie potrebbero inoltre adeguare i listini per bilanciare l’incertezza normativa, con ulteriori rincari indiretti sui premi base.
Il nodo della retroattività: rischio maxi-esborso da 1 miliardo
L’aspetto più controverso dell’intera questione riguarda la possibile applicazione retroattiva dell’aliquota maggiorata fino agli ultimi 10 anni, che permetterebbe allo Stato di incamerare circa un miliardo di euro. L’Agenzia delle Entrate, infatti, ritiene che l’aliquota del 2,5% applicata sin dagli anni ’80 fosse non pienamente conforme alle norme relative ai “rischi inerenti al veicolo”.
Cosa significherebbe:
- Le assicurazioni potrebbero essere chiamate a versare circa 1 miliardo di euro di imposte arretrate.
- Il pagamento potrebbe essere effettuato senza sanzioni e interessi, anche ratealmente.
- Essendo le compagnie sostituti d’imposta, esiste la possibilità che tentino di rivalersi sui clienti, generando rincari futuri.
Le reazioni
Soprattutto quest’ultimo aspetto è finito al centro di numerose critiche.
Secondo l’ANIA (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), l’interpretazione retroattiva è “ingiusta e tecnicamente infondata” e rischia di provocare un aumento generalizzato dei premi RC Auto. L’associazione ha ricordato come già nel 1983 l’Agenzia delle Entrate fornì un’interpretazione favorevole dell’aliquota ridotta, e annuncia ricorsi nel caso di applicazione.
Sulle barricate anche le associazioni dei consumatori. Codacons e Federconsumatori parlano di “rincari occulti”, in un contesto in cui nel 2025 i premi RC Auto erano già aumentati del 6% sottolineando inoltre come l’Italia resti tra i Paesi UE con le tariffe assicurative più elevate.
Secondo gli analisi di Intermonte, l’applicazione di una retroattività direttamente sui consumatori è poco probabile, mentre lo scenario più realistico è che gli assicuratori recuperino la maggiore tassazione futura dai clienti.