Al capolinea

Magneti Marelli passa ai creditori. A rischio 6.000 lavoratori

Nessuna offerta per la storica azienda, che conta dieci stabilimenti in Italia e che paga le difficoltà del settore automotive

Magneti Marelli passa ai creditori. A rischio 6.000 lavoratori
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Tempo scaduto. Un altro pezzo di storia industriale italiana destinato a scomparire. Il termine per la presentazione di offerte per Magneti Marelli è scaduto il 26 luglio 2025 e di proposte non ne sono arrivate. La società ora, passerà nelle mani dei creditori.

Magneti Marelli passa ai creditori

A meno di clamorosi imprevisti, dunque, l’azienda di componentistica auto passerà dall’attuale proprietario, il fondo Kkr, ai creditori, guidati da un altro fondo di investimento, Strategic Value Partners.

Da tempo l'azienda affronta una grave crisi industriale, che sconta le difficoltà del settore automotive e dei principali clienti, Stellantis e Nissan in primis.

Il 26 luglio scadeva il termine ultimo per presentare offerte per l’acquisto di Magneti Marelli, secondo la procedura di amministrazione controllata avviata dal suo proprietario, il fondo Kkr. Sempre stando al Chapter 11, che regola questo tipo di situazioni negli Usa, l’azienda dovrebbe ora passare ai creditori.

In tutto il mondo Marelli dà lavoro a circa 46.000 persone, di cui 6.000 nei dieci stabilimenti italiani. Per loro il futuro oggi è drammaticamente incerto.

La storia di Magneti Marelli

La storia di Magneti Marelli comincia nel 1919, a Sesto San Giovanni, quando la Fiat decide di entrare nel settore dei componenti elettrici per auto e si allea con l’imprenditore Eraldo Marelli. Nasce così la Fabbrica Italiana Magneti Marelli (FIMM), che inizialmente produce magneti e sistemi di accensione per le prime automobili. Negli anni ’20 e ’30 l’azienda diventa rapidamente un punto di riferimento per tutta l’industria automobilistica italiana, espandendo la produzione a batterie, fari e strumenti di bordo.

Ercole Marelli

Durante la Seconda Guerra Mondiale la fabbrica viene convertita in parte per la produzione militare, ma nel dopoguerra l’azienda riprende a crescere accompagnando l’esplosione del mercato auto in Italia ed Europa. Tra gli anni ’60 e ’70, Magneti Marelli si spinge sempre più nel campo dell’elettronica: sviluppa centraline, sistemi di iniezione e nuovi dispositivi elettronici che la rendono uno dei principali fornitori di Fiat e di altre case automobilistiche.

Negli anni ’80 e ’90 l’azienda conosce una fase di forte globalizzazione. Si riorganizza in diverse divisioni specializzate (illuminazione, powertrain, elettronica, sospensioni) e apre stabilimenti in Europa, America Latina e Asia. È anche un periodo di grandi innovazioni tecnologiche, che portano Magneti Marelli a diventare un attore chiave nel motorsport, in particolare in Formula 1 e rally, grazie ai sistemi di gestione elettronica e telemetria.

Televisori Magneti Marelli

Con l’arrivo degli anni 2000, l’azienda punta su tecnologie sempre più avanzate: fari a LED, sistemi di connettività, elettronica per veicoli ibridi ed elettrici. Nel 2012 entra ufficialmente a far parte di Fiat Chrysler Automobiles (FCA), diventando una delle divisioni strategiche del gruppo.

Componentistica Magneti Marelli

La svolta arriva nel 2019, quando FCA decide di vendere Magneti Marelli al gruppo giapponese Calsonic Kansei. Dalla fusione delle due realtà nasce Marelli, una nuova multinazionale globale dell’automotive con sede in Giappone, che eredita l’esperienza e la tecnologia sviluppate in oltre un secolo di storia.

Poi, però, arriva il buio. Il Covid, la crisi dell'energia e quella del settore automotive. Oggi, con un debito che sfiora i 5 miliardi di euro, la società sta per passare alla gestione dei creditori: tra questi figurano colossi come Mizuho, Deutsche Bank e SVP, fondo specializzato in operazioni su aziende in difficoltà.

Dove sono gli stabilimenti Marelli in Italia

Il rischio più immediato riguarda i 6.000 dipendenti italiani, distribuiti in dieci siti produttivi, alcuni dei quali – come dimostrato dalla recente cessione dello stabilimento di Crevalcore per un euro – sono già in sofferenza.

Gli stabilimenti italiani sono a:

  • Corbetta (Mi): sede centrale italiana
  • Crevalcore (Bs)
  • Bari
  • Caivano (Na)
  • Melfi (Pt)
  • Sulmona (Aq)
  • Tolmezzo (Ud)
  • Bologna
  • Venaria (To): due stabilimenti
  • Arzignano (Vi).