L’oro ha superato oggi, 8 ottobre 2025, la soglia dei 4.000 dollari l’oncia, segnando un nuovo massimo storico. Il rally del metallo giallo è alimentato dalla crescente incertezza economica e geopolitica e dalle aspettative di ulteriori riduzioni dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve (Fed).
Questa mattina, l’oro spot è salito dello 0,7% a 4.011,18 dollari l’oncia, mentre i future con scadenza dicembre hanno registrato un rialzo simile, arrivando a 4.033,40 dollari. Dall’inizio dell’anno, l’oro ha guadagnato il 53%, dopo aver registrato un incremento del 27% nel 2024.
I fattori alla base del rally
Diversi elementi stanno spingendo il prezzo dell’oro verso nuovi massimi: le attese di tagli dei tassi da parte della Fed, gli acquisti costanti delle banche centrali, gli afflussi nei fondi ETF sull’oro e l’incertezza politica globale. Quest’ultima è amplificata dalla crisi di governo negli Stati Uniti e dalle tensioni politiche in Francia e Giappone.
Negli Stati Uniti, il blocco amministrativo a Washington, giunto al settimo giorno, ha rallentato la pubblicazione di dati macroeconomici fondamentali, lasciando agli investitori solo indicatori privati per valutare le decisioni della Fed.
Al momento, i mercati prevedono un taglio dei tassi di 25 punti base nel prossimo meeting della banca centrale e un’ulteriore riduzione a dicembre. Tim Waterer, capo analista di Kcm Trade, osserva che “l’aumento dell’incertezza continua a favorire l’oro, anche se il superamento dei 4.000 dollari potrebbe indurre prese di profitto”.
L’oro come bene rifugio
Dalla pandemia in poi, l’oro ha conosciuto un rinnovato interesse, confermandosi come un “bene rifugio”: un investimento considerato più sicuro in periodi di incertezza economica, meno esposto a perdite improvvise. All’interno di una strategia sulle materie prime, l’oro rappresenta spesso la posizione più importante, arrivando a costituire fino al 18% del portafoglio.
Le materie prime, oro incluso, tendono a performare meglio quando l’inflazione supera le aspettative. Tuttavia, ogni mercato ha caratteristiche specifiche: l’oro eccelle in contesti difensivi e di crescita debole, mentre le materie prime cicliche rendono di più in contesti di crescita elevata. Per questo motivo, gli investitori esperti preferiscono gestire un paniere diversificato di materie prime, ponderato in base alla scarsità piuttosto che alla sola produzione.
Geopolitica e politica economica
Il rally dell’oro è alimentato anche da fattori geopolitici e politici: la guerra in Ucraina, il conflitto a Gaza, le tensioni commerciali scaturite dalle politiche tariffarie di Trump e le minacce all’indipendenza della Fed contribuiscono a spingere gli investitori verso il metallo giallo.
L’effetto dello shutdown
A rafforzare ulteriormente il rally dell’oro è intervenuto lo shutdown, ovvero la chiusura temporanea degli uffici pubblici statunitensi iniziata la scorsa settimana per mancata approvazione del bilancio.
Il blocco amministrativo sta causando ritardi nella pubblicazione di dati economici cruciali, come quelli sul mercato del lavoro, indispensabili per le decisioni sui tassi della Fed. Questo scenario costringe la banca centrale a decidere “al buio”, anche se è largamente atteso un taglio di 25 punti base a fine mese.
Acquisti record di ETF e banche centrali
Il prezzo dell’oro beneficia inoltre di un aumento degli acquisti da parte dei fondi ETF, che hanno raggiunto i livelli più alti da settembre 2022, pur restando sotto il picco del 2020, lasciando margini per ulteriori rialzi. Anche le banche centrali, in particolare quella cinese, continuano a incrementare le loro riserve di oro: Pechino ha acquistato metallo giallo per undici mesi consecutivi, portando le sue riserve a livelli record.
Secondo gli esperti di ING, diversi fattori – tra cui gli acquisti delle banche centrali, la guerra commerciale, i rischi geopolitici, l’aumento dei flussi verso ETF e i futuri tagli dei tassi da parte della Fed – indicano che l’oro ha ancora spazio per crescere, con potenziali nuovi record all’orizzonte.