luci e ombre

L'Italia ha completato il 43% degli obiettivi stabiliti dal PNRR (la media Europea è 30%)

Ma la Corte dei Conti europea solleva dubbi sull’efficacia e la trasparenza nell'utilizzo dei fondi

L'Italia ha completato il 43% degli obiettivi stabiliti dal PNRR (la media Europea è 30%)
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Nel pieno della sua attuazione, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) è finito al centro di un acceso confronto tra la Corte dei Conti europea e la Commissione europea. Le valutazioni critiche dell’organo contabile dell’UE, pubblicate quasi in contemporanea con l’approvazione da parte della Camera dei Deputati italiana di una mozione di maggioranza sul Pnrr, sollevano dubbi sull’efficacia e la trasparenza del Recovery Fund.

Pnrr: critiche della Corte dei Conti europea

Secondo la Corte dei Conti UE, l’implementazione del piano procede lentamente e con risultati ancora modesti. L’analisi evidenzia come il programma, concepito per rilanciare le economie colpite dalla pandemia, mostri “ritardi”, “risultati limitati” e “debolezze nei meccanismi di controllo”, affidati in gran parte agli Stati membri.

Uno dei nodi centrali sollevati riguarda proprio la mancanza di trasparenza nella rendicontazione dei costi effettivi e dei beneficiari finali. L’istituzione suggerisce che, per i futuri strumenti finanziari simili al Recovery Fund, sia fondamentale collegare chiaramente obiettivi e risultati, prevedendo regole rigorose per la loro verifica. In caso contrario, avverte la Corte, sarebbe preferibile non utilizzare più un impianto simile.

La relazione prosegue indicando che il recupero dei fondi in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi è possibile solo in circostanze molto specifiche, e che spesso i finanziamenti non risultano proporzionati ai progressi compiuti. Inoltre, viene messo in guardia sul rischio intrinseco dell’indebitamento, specialmente se non accompagnato da risultati misurabili.

La difesa della Commissione europea

La replica della Commissione europea non si è fatta attendere. L’esecutivo comunitario riconosce l’esistenza di divergenze interpretative con la Corte, ma le attribuisce a “differenze su concetti giuridici”. Bruxelles difende il principio su cui si basa il Recovery Fund, sottolineando che i pagamenti sono legati al raggiungimento di traguardi specifici, e non erogati a piè di lista.

“Il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza è chiaramente uno strumento orientato alla performance”, ha dichiarato la Commissione, respingendo l’idea che manchi un collegamento tra fondi erogati e risultati ottenuti. La differenza principale, secondo Bruxelles, è tra il concetto di "performance-based" e il "quadro di monitoraggio della performance", quest'ultimo relativo più al sistema informativo di reporting che al funzionamento del piano stesso.

L'Italia ha completato il 43% degli obiettivi stabiliti dal PNRR (la media Europea è 30%)
Raffaele Fitto

Il vicepresidente della Commissione, Raffaele Fitto, ha definito il Recovery uno “strumento potente” che ha favorito investimenti significativi in tutta Europa. Ha inoltre ribadito l’importanza di mantenere alta l’attenzione sui risultati, sottolineando che restano ancora 16 mesi per dimostrarne l’efficacia. Anche Valdis Dombrovskis, commissario all’Economia, ha rivendicato i risultati ottenuti finora, parlando di un impegno collettivo senza precedenti nel periodo post-pandemia.

Italia: 43% degli obiettivi

L’Italia si distingue per un avanzamento relativamente più rapido rispetto ad altri Stati membri. A fine 2024, il 43% dei traguardi e obiettivi previsti era stato raggiunto, contro una media del 28% nei Paesi con Pnrr superiori ai 5 miliardi. Anche l’erogazione delle risorse riflette questa dinamica: l’Italia ha ricevuto il 64% delle risorse totali previste (pari a 122,1 miliardi di euro), ben oltre la media UE del 48%.

Il 21 marzo scorso, Roma ha inoltrato a Bruxelles una nuova richiesta di modifica del piano, evidenziando la necessità di adattare ulteriormente il Pnrr a un contesto economico e sociale in continua evoluzione.

Tuttavia, il vantaggio italiano potrebbe ridursi nel prossimo biennio. Alcuni Stati, partiti più lentamente, potrebbero accelerare l’assorbimento delle risorse, colmando rapidamente il divario.

Al 31 ottobre, l’Italia aveva sostenuto spese pari a 54,1 miliardi, ossia il 67% dei fondi da utilizzare entro fine 2024 (87,6 miliardi). Se il ritmo di spesa non verrà incrementato, sarà difficile raggiungere gli obiettivi senza eventuali proroghe. Guardando alla scadenza finale del 2026, mancano all'appello 136 miliardi da impiegare in appena due anni, di cui oltre 57 miliardi già programmati per il 2025 e altri 49 per il 2026.

Inoltre, come emerge dalle recenti "bacchettate" il focus, oltre ai numeri, risiede nell'effettiva efficacia e trasparenza degli investimenti messi in campo.

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