Licenziamento via mail: quando è legittimo
Ci sono stati anche casi in cui il provvedimento è stato comunicato con un messaggio WhatsApp. E per la legge va bene così.
Ha fatto scalpore in questi mesi il licenziamento via mail di 422 dipendenti della sede di Campi Bisenzio, in Toscana, della Gkn. Una vicenda tornata di strettissima attualità negli ultimi giorni perché il Tar ha accolto il ricorso presentato dai sindacati. Anche se l'azienda ha già fatto sapere che non intende tornare sui suoi passi. Ma - al contrario di quanto molti possano pensare - a pesare nella decisione del Tribunale amministrativo non è stata la modalità di comunicazione del procedimento. Vediamo quando è legittimo il licenziamento via mail.
Licenziamento via mail: quando è legittimo
Licenziare via mail è infatti possibile. Nel caso toscano il Tar ha però punito le tempistiche e la condotta antisindacale. L'annuncio è infatti arrivato senza alcun preavviso che permettesse ai sindacati di dialogare con l'azienda per trovare una soluzione. Il nostro ordinamento, infatti, prevede la possibilità di licenziare con un messaggio di posta elettronica per quanto riguarda il singolo lavoratore - ma anche con un sms o via WhatsApp - ma quando si tratta di provvedimenti collettivi è necessario seguire altre procedure.
Visto il numero di persone che vengono coinvolte infatti la legge prevede che questo tipo di provvedimento sia preceduto da una precisa procedura, che abbia lo scopo di trovare per quanto possibile una soluzione alternativa.
Come prima cosa è necessario comunicare alle organizzazioni sindacali le intenzioni del datore di lavoro. A questo segue un incontro per cercare una contrattazione e soluzioni che rendano meno traumatico il licenziamento. In caso non si trovi un accordo subentrano la Regione o il Ministero del lavoro. Nell'eventualità che non si trovi una soluzione neppure così allora si procede con il licenziamento con tutte le procedure standard, ma i lavoratori hanno avuto tutto il tempo di esserne messi a conoscenza. Cosa che invece non è avvenuta nel caso fiorentino. Gkn, infatti, dall'oggi al domani ha annunciato la decisione di chiudere lo stabilimento lasciando a casa i lavoratori.
Nella sentenza del Tribunale si legge infatti:
"L’azienda ha tenuto un comportamento antisindacale, che è consistito nell’aver impedito al sindacato di dialogare con la proprietà e di dire la propria nel corso del delicato processo decisionale che ha portato alla scelta di chiudere l’attività e come conseguenza diretta, al licenziamento di tutti i lavoratori".
Quando si può
Dunque non è tanto il supporto con cui è arrivato il provvedimento a essere "irregolare". Il licenziamento via mail, infatti, è previsto dal nostro ordinamento per i provvedimenti individuali. In sostanza, l'importante è che il lavoratore riceva comunicazione scritta - non è discriminante su quale supporto, se cartaceo o informatico - nella quale sia riconoscibile il mittente.
La recente storia giudiziaria racconta anche di licenziamenti avvenuti tramite messaggi WhatsApp, impugnati dai lavoratori, risultati però sconfitti. La legge infatti impone soltanto che la comunicazione avvenga per iscritto. La norma è vecchia e nata prima delle mail e dei messaggini sul cellulare, dunque non specifica nulla in questo senso. E quindi, almeno formalmente, una raccomandata vale quanto una mail o un sms.
Gkn si riserva di impugnare la sentenza
Nel caso specifico, intanto, la Gkn ha subito fermato la procedura dei licenziamenti. In una lettera ufficiale inviata ai ministeri di Lavoro e Sviluppo Economico, l'ad di Gkn Driveline scrive:
"In considerazione della condanna da parte del tribunale di Firenze revochiamo la procedura di licenziamento (senza che ciò possa considerarsi acquiescenza e con ogni più ampia riserva di impugnazione)".