Le case automobilistiche voglio produrre veicoli senza più autoradio, la Agcom: "A rischio democrazia e informazione"
Capitanio: "Gli italiani che ascoltano quotidianamente la radio in auto sono circa 26 milioni. Uno strumento di informazione, democrazia e pluralismo che rischia seriamente di scomparire"

Circa 26 milioni di italiani ascoltano ogni giorno la radio in auto. Un’abitudine diffusa, ma soprattutto un canale di informazione essenziale, oggi messo a rischio dalla trasformazione tecnologica del settore automobilistico. Alcune case produttrici stanno infatti già commercializzando veicoli privi della classica autoradio, sostituita da porte USB o interfacce digitali pensate esclusivamente per lo streaming e le piattaforme proprietarie.

Il tema è stato affrontato con urgenza durante il convegno “Quale futuro per l’informazione, il nuovo codice deontologico. Nuove sfide tecnologiche e responsabilità etiche”, organizzato da AGCOM e dall’Ordine dei Giornalisti della Campania, tenutosi il 4 giugno 2025 a Napoli, presso il Circolo Canottieri.
Capitanio (Agcom): “Senza l’autoradio, a rischio democrazia e informazione”
Proprio in questa sede, il commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Massimiliano Capitanio, ha lanciato un allarme chiaro e diretto:
“Gli italiani che ascoltano quotidianamente la radio in auto sono circa 26 milioni. Uno strumento di informazione, democrazia e pluralismo che rischia seriamente di scomparire. Alcune case automobilistiche stanno, infatti, già producendo modelli di vetture sprovvisti della classica autoradio e dotati solo di una interfaccia usb per veicolare, evidentemente, piattaforme digitali. Agcom ha già inviato una segnalazione al Governo per sollecitare una valutazione e anche in Parlamento è in corso un dibattito per un intervento legislativo a tutela delle norme italiane e comunitarie sulla radio. Senza un intervento deciso non sono a rischio solo migliaia di posti di lavoro ma anche un fondamentale presidio della nostra democrazia.”
Una transizione che va oltre la tecnologia
L’eliminazione della radio dalle auto non è solo una scelta tecnica, ma un passaggio che impatta direttamente sulla tenuta del pluralismo e dell’accessibilità all’informazione. A differenza dei servizi digitali, la radio è gratuita, immediata, accessibile a tutti, anche in condizioni di emergenza o in assenza di connessione internet.
Il rischio è una crescente esclusione di fasce di popolazione meno digitalizzate, con la conseguente perdita di uno degli strumenti più democratici di informazione. La radio in auto ha garantito per decenni un flusso continuo di notizie e aggiornamenti, fungendo da ponte tra cittadini e territorio, senza barriere tecnologiche o economiche.
Appello alle istituzioni
Per questo AGCOM ha già inviato una segnalazione al Governo, sollecitando un’attenta riflessione sulle implicazioni normative e sociali del fenomeno. Anche in Parlamento è in corso un dibattito sull’opportunità di un intervento legislativo che protegga il diritto all’accesso all’informazione via etere, così come sancito dalle norme italiane ed europee.

Una soluzione possibile: l’integrazione, non la sostituzione
Gli operatori del settore si stanno mobilitando per individuare soluzioni che non escludano la radio, ma la integrino nei nuovi sistemi digitali. Si parla di modelli ibridi in grado di mantenere attivo il servizio radiofonico accanto alle piattaforme digitali.
La scomparsa dell’autoradio non può essere considerata solo un’evoluzione tecnica: si tratta di una vera e propria questione culturale, sociale e democratica. Difendere la radio in auto significa proteggere un mezzo che ha accompagnato intere generazioni, garantendo informazione libera e capillare, specialmente in momenti cruciali della vita collettiva.
La sfida ora è quella di garantire che, anche nell’era digitale, ci sia spazio per l’informazione accessibile a tutti. Come ha ricordato Capitanio, senza radio rischiamo di perdere molto più di un dispositivo: rischiamo di perdere un baluardo della nostra democrazia.
Il pluralismo non c'entra nulla sono altre le ragioni e ben più gravi: non si deve rimuovere la trasmissione radio analogica ed i sistemi atti a riceverla. E' pura follia. La trasmissione radio analogica è l'unica che in caso di calamità può funzionare e raggiungere milioni di utenti simultaneamente. Prediligere sistemi esclusivamente digitali è da folli essendo gli stessi basati su reti e server che potrebbero collassare per la mancanza di energia o banda trasmissiva. I politici devono smetterla di fare i tuttologi o di rivolgersi ad esperti "di comodo" poiché le loro scelte impattano sulla vita di milioni di individui. Si apra un dibattito serio e si faccia la dovuta pubblicità al problema in questione. C'è poco da scherzare su argomenti di tale importanza.