Il segretario della Cgil Maurizio Landini torna al centro del dibattito politico con una proposta che riaccende lo scontro sulla giustizia fiscale: una patrimoniale sulle grandi ricchezze.
Durante una conferenza stampa nella sede romana della Cgil, il segretario generale ha annunciato l’intenzione di presentare al governo un “contributo di solidarietà” per i patrimoni superiori ai due milioni di euro.
Secondo i calcoli del sindacato, si tratterebbe di circa 500mila contribuenti: applicando un’aliquota dell’1,3%, lo Stato potrebbe incassare fino a 26 miliardi di euro all’anno. Un gettito significativo, pari a circa tre volte il costo del vecchio reddito di cittadinanza.
Una “tassa sui ricchi” ispirata al modello francese
“La metà della ricchezza nazionale è concentrata nelle mani del 5% degli italiani”, ha ricordato Landini, richiamando il tema della redistribuzione.
La sua idea si ispira alla cosiddetta “tassa Zucman”, proposta in Francia dall’economista Gabriel Zucman, che prevede un prelievo del 2% sui patrimoni superiori ai 100 milioni di euro.
Landini adatta il concetto al contesto italiano: soglia più bassa (due milioni) ma aliquota più contenuta (1,3%). L’obiettivo è colpire gli eccessi di ricchezza e riequilibrare il carico fiscale a favore dei lavoratori e dei pensionati.
Cosa succede in Francia: tra critiche e consensi
In Francia la proposta Zucman ha diviso l’opinione pubblica. I moderati temono che una tassa patrimoniale possa spingere i grandi capitali all’estero, con effetti negativi sull’economia e sull’occupazione.
I sostenitori, invece, ritengono che una redistribuzione più equa stimolerebbe i consumi interni e ridurrebbe le disuguaglianze sociali.
Landini si schiera chiaramente:
“Serve un sistema fiscale che non gravi solo su lavoratori e pensionati, mentre rendite e profitti godono di aliquote piatte. Questa è una follia”.
Le critiche al taglio dell’Irpef: “Una presa in giro per i lavoratori”
Il segretario della Cgil, poi, durante la conferenza stampa non risparmia critiche al governo Meloni, accusandolo di favorire i redditi più alti. Secondo Landini, la riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33% “non restituirà nulla del drenaggio fiscale”.
“Il 70% dei lavoratori e dei pensionati guadagna meno di 28mila euro l’anno. Per chi ha 30mila euro lordi, il beneficio sarebbe di appena 3 euro al mese. È quasi una presa in giro”.
Sulle pensioni, poi, l’affondo è ancora più duro:
“Dovevano cancellare la Fornero, invece l’hanno peggiorata. Verrebbe da dire: ridateci la Fornero”.
Su Gaza e la denuncia a Meloni per genocidio
Landini ha anche commentato le proteste per Gaza e la risposta del governo.
“Minacciare chi sciopera è inaccettabile. Chi scende in piazza rinunciando a una giornata di lavoro lo fa per dignità e per difendere la Costituzione. Il governo dovrebbe ringraziarli, non attaccarli”.
E sulla denuncia presentata alla Corte penale internazionale contro la premier Giorgia Meloni per concorso in genocidio, Landini ha dichiarato:
“Dal punto di vista politico la responsabilità c’è tutta. Un governo che tace davanti al massacro del popolo palestinese si rende complice. Serviva una presa di posizione chiara: riconoscere lo Stato di Palestina e sospendere i rapporti economici con Israele”.
Patrimoniale in Italia: precedenti, proposte e polemiche
Quella di Landini non è la prima proposta di tassa patrimoniale in Italia.
Negli ultimi vent’anni, l’idea è riemersa ciclicamente nei momenti di crisi:
- 1992 – Governo Amato: prelievo forzoso del 6 per mille sui conti correnti, rimasto nella memoria collettiva come “la patrimoniale notturna”.
- 2011 – Governo Monti: tassa sugli immobili di lusso e aumento dell’Imu.
- 2020 – Proposta Fratoianni-Boldrini: patrimoniale progressiva sui grandi patrimoni oltre i 500mila euro, mai approvata ma molto discussa.
Ogni volta, le polemiche si sono riaccese: chi sostiene che serva per ridurre le disuguaglianze e finanziare i servizi pubblici, e chi invece teme fuga di capitali, sfiducia negli investimenti e aumento dell’evasione fiscale.
La proposta della Cgil si inserisce dunque in una lunga tradizione di dibattiti economici e politici, che continua a dividere l’Italia tra chi chiede più equità e chi teme nuovi prelievi sul risparmio privato.