La Lega vuole tassare le banche. Tajani (FI): "No assalto alla diligenza"
Salvini: "Fanno soldi senza fatica, devono pagare". La replica dell'azzurro: "Contrario a qualsiasi aumento delle tasse"

Come ormai consuetudine nel pieno dell’estate, anche quest’anno riaffiora nel dibattito politico la possibilità di introdurre un prelievo straordinario sui profitti delle banche. Un’ipotesi che, puntualmente, divide la maggioranza di governo. A rilanciarla è stato il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, che nel corso di un intervento alla festa del Carroccio a Cervia ha parlato di un "contributo volontario e spontaneo" da parte degli istituti di credito.
Alzata di scudi di Forza Italia, con il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che si dice contrario:
"No assalto alla diligenza".
La Lega vuole tassare le banche
Una proposta già avanzata negli anni scorsi, precisamente ad agosto, ma poi rientrata a causa delle profonde divergenze interne all’esecutivo. Due anni fa, l’idea prese forma nel Consiglio dei Ministri, salvo poi dissolversi nel giro di poche settimane.
Anche la Banca Centrale Europea si oppose apertamente, spingendo il governo a una retromarcia e a optare per una soluzione alternativa basata su accantonamenti di capitale. Nell’autunno del 2024, le banche accettarono infine un compromesso, rinunciando per due anni alla possibilità di dedurre fiscalmente le DTA (attività fiscali differite) e le stock option, per un impatto complessivo stimato in 2,5 miliardi di euro.
Salvini all’attacco: “Le banche devono pagare”
Oggi Salvini torna a insistere con toni netti:
"Le banche fanno soldi senza fatica. Devono pagare".
Il riferimento è ai risultati da record ottenuti da alcuni dei principali gruppi bancari italiani. In particolare, Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno totalizzato insieme oltre 11 miliardi di euro di utile netto solo nel primo semestre del 2025. Secondo il vicepremier leghista, una parte di questi utili dovrebbe essere destinata a finanziare misure come la pace fiscale e la cancellazione definitiva delle cartelle esattoriali.
"Mentre milioni di italiani faticano a saldare i debiti con lo Stato, le banche fanno profitti stratosferici", ha dichiarato Salvini, sottolineando la necessità di un contributo che, seppur “volontario”, avrebbe un obiettivo politico preciso: aiutare famiglie e imprese in difficoltà economica.
Tajani frena: “Non demonizziamo il sistema bancario”
Dall’altra parte della maggioranza, Forza Italia resta decisamente contraria. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha colto l’occasione degli Stati Generali del Mezzogiorno, a Reggio Calabria, per chiarire la sua posizione e quella del suo partito:
"Quando sento parlare di far pagare le tasse alle banche, c'è un odio contro le banche", ha detto. Tajani ha difeso in particolare il ruolo delle banche popolari e cooperative, che – a suo avviso – rappresentano un pilastro del sistema economico e creditizio italiano.
"Se non ci fossero queste banche, chi erogherebbe il credito al piccolo artigiano, al commerciante, all’agricoltore?", ha domandato retoricamente, mettendo in guardia contro il rischio di distruggere "un sistema di raccolta del risparmio e di erogazione dei prestiti fondamentale per reggere l'intera economia".
Tajani ha inoltre ribadito l’importanza di un confronto pacato e costruttivo:
"Non è con le minacce di tasse che si ottengono le cose. Le banche devono fare la loro parte, ma non possono essere indicate come il nemico pubblico numero uno". E ha chiuso il ragionamento rimarcando le distanze con l’alleato leghista: "La Lega ha le sue opinioni, noi le nostre, che sono completamente diverse".
La Lega insiste: “Condividano i guadagni per la rottamazione fiscale”
Nonostante i distinguo di Tajani, la Lega non intende fare marcia indietro. In una nota diffusa dopo le dichiarazioni del vicepremier, il partito ha ribadito la richiesta che le banche "cedano parte dei guadagni per la rottamazione fiscale", ritenuta una priorità nell’agenda del Carroccio.
“Milioni di italiani sono in difficoltà con cartelle esattoriali e debiti del passato”, si legge nella nota, che rilancia il concetto di “giustizia sociale” come base della proposta.
Le tensioni sul fronte bancario: dal golden power all’OPS fallita
Oltre alla questione extraprofitti, restano aperti altri nodi nel rapporto tra governo e settore bancario. Tra questi, le recenti tensioni sul golden power esercitato dal Ministero dell’Economia, guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti, nell’ambito dell’OPS (Offerta Pubblica di Scambio) lanciata da Unicredit su Banco BPM. Un intervento che ha contribuito al fallimento dell’operazione e che ha suscitato perplessità anche in seno alla maggioranza, aggravando il solco tra le diverse anime dell’esecutivo.
Dal punto di vista finanziario, gli istituti di credito italiani stanno attraversando una fase di forte solidità. Dopo aver superato con esito positivo gli stress test europei, le principali banche hanno pubblicato semestrali in crescita. Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno già fatto registrare numeri da record, mentre nei prossimi giorni toccherà a Bper, Popolare di Sondrio, Banco BPM e Monte dei Paschi di Siena.
Tuttavia, lo sguardo è già rivolto al terzo trimestre e oltre, con un orizzonte reso incerto da diversi fattori: l’inasprimento dei dazi commerciali, il rallentamento dell’economia globale e le preoccupazioni legate a una possibile escalation dei conflitti internazionali in corso.