frizioni nella maggioranza

La Lega dice no a Forza Italia sul portare le pensioni minime a 600 euro

Gli azzurri Forza spingono per alzare la soglia psicologica da 574 euro a 600, doccia fredda da Durigon

La Lega dice no a Forza Italia sul portare le pensioni minime a 600 euro
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Due pilastri dell'Esecutivo non convergono (per ora) su un nodo importante come quello delle pensioni. Se, da un lato, Forza Italia spinge per un ulteriore aumento delle pensioni minime, da 574 euro alla soglia psicologica dei 600, la Lega invece frena.

Le risorse sono quelle che sono e la coperta è corta. A scatenare l'irritazione di Silvio Berlusconi e dei suoi è stata la dichiarazione del sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon, che chiarisce che se non dovessero esserci ora fondi a sufficienza, l'obiettivo sarà raggiunto "nel corso della legislatura".

Pensioni: tensioni tra Lega e FI sulla soglia minima

Fonti forziste non nascondono il proprio disappunto:

"Non si può dire una cosa nella riunione di maggioranza e poi un'altra fuori".

Nel vertice delle scorse ore a Palazzo Chigi sulla manovra ci sarebbe stata un'apertura a un piccolo incremento, con il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti che avrebbe spiegato la necessità di calcolare l'entità e l'età di partenza, dai 75 o dagli 80 anni. Versione che non collima con quanto dichiarato da Durigon poco prima ai cronisti.

Gli azzurri non mollano

Su questa soglia (soprattutto psicologica, a dirla tutta) dei 600 euro, gli azzurri non intendono arretrare:

"Chiediamo un aumento delle pensioni minime a 600 euro, perché il nostro obiettivo resta arrivare a mille entro la legislatura. Si può fare, magari immaginando un intervento limitato agli anziani che si trovano in condizioni più delicate", così il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Alessandro Cattaneo.

Obiettivo decisamente ambizioso, in virtù della solita domanda: dove recuperare i fondi? Ma FI pare intenzionata a sposare la causa e non arretra:

"Porteremo le pensioni minime a 600 euro subito e a mille in cinque anni, è una battaglia che ci vedrà sempre in prima linea. Entro la legislatura porteremo le minime a mille euro. In questa legge di bilancio contiamo di arrivare a 600, almeno per le persone più in crisi, e all'ultimo tavolo di maggioranza abbiamo avuto rassicurazioni dal ministro dell'Economia Giorgetti che il governo sta lavorando in questa direzione", così la capogruppo azzurra in Senato, Licia Ronzulli.

Per ora a remare contro sono i colleghi di Maggioranza, oltre ai numeri. Tocca ora, al Parlamento, stabilire se ci sia o meno il margine per qualche ritocco.

Chi potrà andare in pensione nel 2023?

Mancano pochi giorni all'approvazione della legge di bilancio che contiene novità in tema di previdenza; ecco, salvo cambiamenti dell'ultimo minuti, come si delineano gli scenari.

Quota 103 che prenderà il posto di Quota 102 in scadenza. Poi, la proroga di Opzione Donna con alcune modifiche (forse) e di Ape Sociale così com’è: misure che avranno la durata di 12 mesi.

Quota 103 sarà il gradino successivo a Quota 102 per superare lo scalone Fornero. Si opterà per una combinazione di requisiti che prevede l’uscita con almeno 41 anni di contributi e 62 di età. In aggiunta ci sarà il limite di importo della pensione, pari a 4 volte il trattamento minimo, che precluderà l’uscita a chi riceverebbe trattamenti medio-alti. Un vincolo che potrebbe essere modificato in fase di discussione parlamentare.

Opzione Donna sarà prorogata nell’ambito della legge di bilancio: Meloni ha deciso di estendere di altri 12 mesi la deroga pensionistica riservata alle lavoratrici proponendo alcune modifiche come l’innalzamento dell’età pensionabile di due anni e l’introduzione di alcuni paletti che la renderebbero  fruibile da poche lavoratrici rispetto al passato. Dal 2023 tutte le lavoratrici potranno andare in pensione a partire da 60 anni di età.

Secondo quanto proposto dal Governo, la soglia anagrafica sarà però variabile in base al numero dei figli: 58 anni per le lavoratrici con almeno 2 figli; 59 anni per le lavoratrici con almeno 1 figlio; 60 anni per le lavoratrici senza figli. Inoltre potranno andare in pensione con Opzione Donna solo le lavoratrici appartenenti a tre categorie sociali: essere caregiver, ovvero chi assiste un coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap, avere una invalidità uguale o superiore al 74%, essere stata licenziata o lavorare per un’impresa per la quale è attivo un tavolo di crisi.

Il Parlamento, però, potrebbe stralciare le modifiche previste dal Governo Meloni.

A parte le novità che riguardano le pensioni anticipate, nel 2023 si potrà andare in pensione coi requisiti ordinari per uomini e donne con: 67 anni di età con almeno 20 di contributi; 66 anni di età con almeno 20 di contributi in regime di totalizzazione; 66 anni e 7 mesi con almeno 30 anni di contributi per lavori gravosi e pesanti; 61 anni e 7 mesi con 35 anni di contributi per lavori usuranti; 71 anni di età con almeno 5 anni di contributi; 42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall’età (uomini); 41 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall’età (donne); 41 anni di contributi indipendentemente dall’età (precoci); 62 anni di età e 38 di contributi (Quota 100); 64 anni di età e 38 di contributi (Quota 102);

Gli importi delle pensioni sono calcolati per tutti con il sistema contributivo e retributivo (misto), ad eccezione dell’opzione vecchiaia a 71 anni che prevede la liquidazione col sistema di calcolo contributivo.

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