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La guerra dei dazi si sposta solo fra Usa e Cina, ma Trump: "Faremo accordo anche con loro"

Crollano le borse di Wall Street e Tokyo dopo la sospensione. +4.75 Milano

La guerra dei dazi si sposta solo fra Usa e Cina, ma Trump: "Faremo accordo anche con loro"
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L’amministrazione Trump ha imposto dazi complessivi pari al 145% nei confronti della Cina. Secondo fonti della Casa Bianca riportate da CNBC, alle tariffe reciproche del 125% si aggiunge un ulteriore 20% già applicato in precedenza per combattere l’importazione di fentanyl. La notizia ha avuto effetti immediati sui mercati finanziari: Wall Street ha chiuso in forte calo, con il Dow Jones giù del 2,5% e il Nasdaq che ha perso il 4,31%. La Borsa di Tokyo ha chiuso in pesante ribasso, con il Nikkei in calo del 2,96% a 33.585,58 punti, segnando una perdita netta di oltre 1.000 punti.

Pechino si è detta disponibile al dialogo, ma intanto ha svalutato lo yen e sollevato preoccupazioni legate al debito pubblico americano. “Xi è un uomo intelligente, troveremo un’intesa”, ha dichiarato Trump, mentre si infittiscono i sospetti di insider trading: poche ore prima dell’annuncio ufficiale, l’ex presidente aveva pubblicato un post ambiguo sui social affermando che “è il momento giusto per comprare”.

Nel frattempo, l’Unione Europea ha annunciato ieri, 10 aprile 2025, la sospensione per tre mesi dei contro-dazi, alimentando un’ondata di ottimismo sulle Borse europee, con Piazza Affari in testa. L’euro si rafforza ai massimi da tre anni, mentre il dollaro crolla.

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina

Nel mezzo dell’escalation commerciale globale, Donald Trump ha comunicato l’avvio di una tregua doganale di 90 giorni con i Paesi disponibili a trattare. Durante questo periodo, verrà applicata una tariffa base del 10% sui beni importati, ma la Cina resta esclusa dal patto: su Pechino grava una pressione tariffaria totale del 145%, frutto della combinazione tra i nuovi dazi del 125% annunciati da Trump e il 20% già in vigore contro il fentanyl.

Pechino ha risposto duramente, con l’introduzione di dazi all’84% sulle importazioni dagli Stati Uniti. “Non temiamo provocazioni e non ci piegheremo”, ha dichiarato la portavoce del Ministero degli Esteri Mao Ning, condividendo su X un post del 1953 in cui Mao Zedong incitava alla resistenza durante la guerra di Corea, affermando: “Non importa quanto durerà, non ci arrenderemo mai. Combatteremo fino alla vittoria”.

Anche Lin Jian, portavoce ufficiale del Ministero, ha duramente criticato la linea americana, definendola “una sfida aperta ai principi universali e una minaccia all’intero ordine mondiale”. Secondo le dichiarazioni pubblicate dal Global Times, “gli Stati Uniti stanno usando i dazi come arma di pressione per vantaggi egoistici, danneggiando il sistema del commercio globale e minando le regole del WTO”.

Nonostante i toni accesi, la Cina continua a ribadire la volontà di cooperare su basi di rispetto reciproco, pacifica convivenza e risoluzione delle divergenze tramite il dialogo.

Anche Trump, di recente, ha lasciato intendere una certa apertura:

Anche la Cina vuole concludere un accordo, ma non sa da dove cominciare. Aspettiamo la loro chiamata. Si farà”.

Borsa Tokyo crolla

La Borsa di Tokyo ha chiuso in pesante ribasso, con il Nikkei in calo del 2,96% a 33.585,58 punti, segnando una perdita netta di oltre 1.000 punti. Il braccio di ferro tra Cina e Stati Uniti e il crollo del dollaro sullo yen – che si aggira intorno a quota 144 – hanno pesato sulle aspettative legate all’export nipponico.

Nel resto della regione, le Borse cinesi si sono mosse in modo misto: Shanghai (+0,12%) e Shenzhen (+0,81%) sono riuscite a recuperare le perdite iniziali, mentre Hong Kong ha chiuso in rialzo dello 0,56%. Taiwan è la migliore con un +1,84%, grazie a un rimbalzo tecnico. Jakarta ha registrato un lieve incremento (+0,12%), mentre le principali piazze dell’area Indo-Pacifica hanno chiuso in rosso: Sydney ha perso l’1,37%, Seul lo 0,91% e Singapore il 2,12%.

Wall Street ancora sotto pressione

Dopo un breve sollievo, i mercati americani sono tornati a soffrire. La possibilità concreta di una guerra commerciale senza freni tra Washington e Pechino ha riacceso le preoccupazioni, facendo crollare i listini e intensificando i timori di una recessione globale. Il Dow Jones ha chiuso a -2,50%, il Nasdaq ha registrato un -4,31% e l’S&P 500 ha lasciato sul campo il 3,46%.

Il futuro delle politiche commerciali resta nebuloso, e la scelta di una tregua di 90 giorni, secondo diversi analisti, potrebbe solo aumentare l’incertezza. L’approccio “Paese per Paese” adottato dalla Casa Bianca non offre garanzie di stabilità e l’imprevedibilità di Trump – che con un semplice post può mutare le strategie – continua a tenere i mercati sulle spine. L’unico segnale positivo arriva dal Segretario al Tesoro Scott Bessent, figura moderata e ben vista da Wall Street, che ha preso in mano il dossier commerciale, limitando l’influenza dei falchi Peter Navarro e Howard Lutnick. Altrettanto rilevante l’approvazione da parte della Camera della risoluzione sul budget, che apre alla possibilità di un nuovo taglio delle tasse.

Europa e Italia in ripresa

Il clima nei mercati europei è decisamente più sereno. La sospensione di tre mesi sui dazi, annunciata a sorpresa da Trump a mercati chiusi, ha dato il via a un rally delle Borse continentali. Parigi ha chiuso con un +3,83%, Francoforte ha guadagnato il 4,53% e Milano è risultata la migliore piazza con un incremento del 4,73%.

Determinante anche la decisione dell’Unione Europea di congelare i contro-dazi. Trump ha specificato che gli accordi saranno negoziati con l’UE come blocco unico e non con i singoli Stati. “Ci hanno trattato duramente, ma hanno dimostrato intelligenza”, ha detto riferendosi alla marcia indietro di Bruxelles.

Il presidente francese Emmanuel Macron, seppur cauto, ha accolto la riduzione dei dazi americani come “una pausa fragile”. In un post su X ha invitato l’Europa a “usare tutte le leve disponibili per proteggersi”, sottolineando la necessità di prepararsi a ogni scenario in collaborazione con la Commissione Europea.

 

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