Italiani sempre più poveri: chiede aiuto anche chi ha un lavoro
Boom di richieste al Nord, in crescita del 77%
Aumentano in Italia le persone in condizione di fragilità economica e sociale. Il nuovo Report 2025 di Caritas Italiana, presentato a Roma insieme al Bilancio Sociale, fornisce un quadro preoccupante, ma anche indicazioni chiare su chi chiede aiuto e sulle trasformazioni in corso nella società italiana.
Caritas: cresce il numero delle persone assistite
Nel 2024 sono state 277.775 le persone accolte e supportate dai Centri di Ascolto e dai servizi Caritas in tutto il Paese. Si tratta di un incremento del 3% rispetto al 2023 e addirittura del 62,6% in confronto al 2014, segno di un bisogno sempre più diffuso e strutturale. Ogni persona assistita corrisponde a un nucleo familiare, per un impatto potenziale che coinvolge molte più vite. Il sostegno fornito ha raggiunto circa il 12% delle famiglie in povertà assoluta.
Tuttavia, mentre diminuisce l’incidenza dei cosiddetti “nuovi ascolti” (37,7% contro il 41% dell’anno precedente), aumentano i casi di povertà cronica o intermittente. Il dato più allarmante riguarda le situazioni di disagio stabile e prolungato, che coinvolgono oltre il 26,7% degli assistiti: più di una persona su quattro vive in condizioni di fragilità costante.
Crolla il mito del "ricco Nord": si registra, infatti, un deciso aumento delle richieste di aiuto nelle regioni del Nord (+77%).
Una povertà sempre più articolata
Il contesto nazionale è segnato da una presenza significativa di poveri assoluti: 5,6 milioni di persone, pari al 9,7% della popolazione italiana, secondo le stime Istat riportate nel documento Caritas. Questo dato si traduce in 2,2 milioni di famiglie che non riescono ad accedere ai beni e servizi essenziali per una vita dignitosa: alimentazione adeguata, abbigliamento, abitazione, istruzione.
A livello europeo, l’Italia non brilla. È il settimo Paese per incidenza di popolazione a rischio povertà o esclusione sociale, con un tasso del 23,1% (in aumento rispetto al 22,8% del 2023). Peggio solo Bulgaria, Romania, Grecia, Spagna, Lettonia e Lituania. A livello continentale, si stima che oltre 93 milioni di cittadini europei, ovvero uno su cinque, vivano in condizioni di grave deprivazione, bassa intensità lavorativa o redditi insufficienti.
Il volto della povertà
L’età media delle persone che si rivolgono alla Caritas è di 47,8 anni. Colpisce l’aumento degli anziani over 65, che rappresentano oggi il 14,3% degli assistiti, contro il 7,7% registrato nel 2015. Fra gli italiani, questa fascia sale al 24,3%. Ma sono le famiglie con figli a pagare il prezzo più alto: costituiscono il 63,4% del totale degli assistiti.
Il lavoro, che un tempo rappresentava uno scudo contro l’indigenza, oggi non garantisce più la sicurezza economica. Il 47,9% delle persone accolte è disoccupato, ma anche tra chi ha un impiego il disagio è diffuso: il 23,5% degli assistiti lavora, ma il reddito non basta a vivere. Tra i 35-54enni, oltre il 30% rientra nella categoria dei "working poor", ovvero lavoratori poveri.
Working poor: quando il lavoro non basta
Il fenomeno dei lavoratori poveri è diventato uno degli elementi centrali del Report 2025. In Italia si definisce working poor chi lavora almeno sette mesi all’anno ma vive in una famiglia con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale. Nel 2024 questa soglia corrispondeva a 12.363 euro annui, ovvero circa 1.030 euro al mese.

A rientrare in questa definizione non sono solo precari o stagionali, ma anche lavoratori a tempo pieno con contratti regolari. A contribuire alla loro vulnerabilità sono impieghi part-time involontari, contratti a termine, e occupazioni a basso salario. Secondo i dati di Unimpresa, nel primo trimestre del 2025, ben 3,2 milioni di lavoratori – il 14% degli occupati – guadagnavano meno del necessario per evitare la povertà, pur avendo un lavoro.
Un dato ripreso anche dalla segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che ha commentato:
“Il rapporto della Caritas mostra che oltre il 23% delle persone assistite ha un lavoro. Questo significa che anche chi lavora rischia la povertà. E intanto il governo continua a bloccare la nostra proposta unitaria sul salario minimo.”
L'effetto dell’inflazione e del carovita
Nel 2024, nonostante un’inflazione più contenuta rispetto ai picchi del biennio precedente (+1%), il carovita ha continuato a colpire. I rincari si sono concentrati in settori essenziali: beni alimentari: +2,4%, servizi educativi: +2,9%, energia: +12,7%.
Questi aumenti hanno avuto un impatto diretto sul potere d’acquisto delle famiglie, che hanno visto ridursi le retribuzioni reali del 4,4% tra il 2019 e il 2024, e addirittura dell’8,7% dal 2008.
Il ruolo fondamentale del volontariato
In questo quadro di crescente difficoltà, il supporto della rete di volontari Caritas si conferma decisivo. La loro presenza capillare e il contatto diretto con chi vive situazioni di disagio rappresentano uno degli argini più concreti contro l’emarginazione sociale.
Il Report evidenzia una realtà in mutamento: non solo aumenta il numero di persone in povertà, ma cambia anche il profilo di chi è in difficoltà. Lavoratori, anziani, famiglie con figli: la povertà non risparmia nessuno e si fa sempre più cronica. L’urgenza di interventi strutturali è più evidente che mai.