IL RAPPORTO

Istat, un italiano su quattro è a rischio povertà o esclusione sociale

L'analisi geografica evidenzia forti squilibri tra Nord e Sud Italia. Un altro aspetto rilevante è il divario generazionale: le fasce più colpite sono i giovani e le famiglie con figli

Istat, un italiano su quattro è a rischio povertà o esclusione sociale
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Secondo gli ultimi dati diffusi dall'Istat, nel 2024 il 23,1% della popolazione italiana è stato a rischio di povertà o esclusione sociale (nel 2023 era il 22,8%). Questo significa che circa un italiano su quattro si trova in una condizione di difficoltà economica, sociale o abitativa, con implicazioni significative per il benessere della società nel suo complesso.

I dati nel dettaglio

L'indicatore di rischio di povertà o esclusione sociale è determinato sulla base di tre criteri principali:

  • Rischio di povertà economica, ossia persone con un reddito disponibile inferiore al 60% della mediana nazionale.
  • Grave deprivazione materiale e sociale, che include la difficoltà nell'accedere a beni e servizi essenziali.
  • Bassa intensità lavorativa, ovvero nuclei familiari in cui i membri in età lavorativa hanno un'occupazione molto limitata.
Reddito e Condizioni di Vita: Indagine 2024
Indicatore Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole Italia
Reddito netto medio familiare senza affitti figurativi (€) 41.811 41.634 38.377 30.667 37.511
Rischio di povertà o esclusione sociale (%) 13,9 11,2 19,9 39,2 23,1
Rischio di povertà (%) 11,3 8,8 16,7 32,2 18,9
Rischio di lavoro a basso reddito (%) 16,6 15,6 19,4 31,2 21,0

 

Nel 2024, la quota di individui a rischio di povertà si attesta sullo stesso valore del 2023 (18,9%) e anche quella di chi è in condizione di grave deprivazione materiale e sociale rimane quasi invariata (4,6% rispetto al 4,7%); si osserva un lieve aumento della percentuale di individui che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro (9,2% e 8,9% nell’anno precedente).

Nel 2023, il reddito annuale medio delle famiglie (37.511 euro) aumenta in termini nominali (+4,2%) e si riduce in termini reali (-1,6%) e l’ammontare di reddito percepito dalle famiglie più abbienti è 5,5 volte quello percepito dalle famiglie più povere (in aumento dal 5,3 del 2022).

Differenze territoriali e sociali

L'analisi geografica evidenzia forti squilibri tra Nord e Sud Italia. Le regioni meridionali presentano tassi di rischio significativamente più elevati rispetto a quelle settentrionali. Ad esempio, in alcune aree del Mezzogiorno, la percentuale di persone a rischio supera il 40%, mentre nel Nord Italia si attesta intorno al 15%.

Rischio di Povertà Lavorativa per Caratteristiche Individuali e Familiari (2023-2024)
Categoria 2023 (%) 2024 (%)
Nord-Ovest ~5 ~6
Nord-Est ~4 ~5
Centro ~8 ~9
Sud e Isole ~20 ~21
Maschi ~10 ~11
Femmine ~8 ~9
Italiano ~9 ~10
Straniero ~25 ~30
Non a basso reddito da lavoro ~6 ~7
A basso reddito da lavoro ~35 ~38
Persone sole ~14 ~15
Coppie senza figli ~6 ~7
Coppie con un figlio ~8 ~9
Coppie con due figli ~10 ~11
Coppie con tre o più figli ~20 ~22
Un percettore ~25 ~26
Due percettori ~12 ~13
Tre o più percettori ~6 ~7

Un altro aspetto rilevante è il divario generazionale: le fasce più colpite sono i giovani e le famiglie con figli, che spesso faticano ad accedere a un reddito stabile e a condizioni abitative adeguate. Anche gli anziani soli rappresentano una categoria particolarmente vulnerabile.

Rapporto Istat, un italiano su quattro è in condizione di povertà o esclusione sociale
La tabella indica la povertà o l'esclusione familiare per tipologia familiare

Le cause e le possibili soluzioni

Il persistere di questo fenomeno è legato a diversi fattori, tra cui la stagnazione dei salari, la precarietà del lavoro, il costo della vita in aumento e le carenze nei servizi di welfare. La difficoltà di accesso a un'istruzione di qualità e a opportunità lavorative dignitose amplifica ulteriormente il problema.

Per contrastare questa tendenza, gli esperti suggeriscono misure come:

  • Il rafforzamento delle politiche di sostegno al reddito e all'occupazione.
  • Maggiore investimento in istruzione e formazione professionale.
  • Un incremento delle misure di welfare per le famiglie e gli anziani.

La rabbia di Unione Consumatori

"Una vergogna! Dati da Terzo Mondo! Avere quasi un quarto della popolazione a rischio povertà o esclusione sociale non è degno di un Paese civile", ha commentato con amarezza Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori.

"Il fatto, poi, che il dato sia addirittura in peggioramento rispetto al 2023, dal 22,8% al 23,1%, attesta come le politiche del Governo Meloni abbiano fallito sul fronte del contrasto alla povertà, come era già stato attestato una decina di giorni fa, sempre dall'Istat, con l'aumento dell'indice di Gini" ha proseguito Dona.

"Urge una riforma complessiva del fisco che, in applicazione del criterio della progressività previsto dall''art. 53 della Costituzione, riduca ad esempio gli oneri di sistema e l'Iva sulle bollette di luce e gas, o l'aliquota Iva sui beni necessari come detersivi e saponi, oggi al 22% come il famoso salmone del ministro Lollobrigida, invece di immaginare il taglio delle aliquote Irpef per chi guadagna oltre 50 mila euro e che certo non rientra in questo 23,1% della popolazione che fa fatica ad arrivare alla fine del mese", ha concluso Dona.

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