In Europa sprofonda l'automotive: immatricolazione diminuite del 2,6%. La spada di Damocle dei dazi Usa
Vendite in flessione: Francia in testa al calo (-6,2%), seguita dall'Italia (-5,8%) e dalla Germania (-2,8%). La "ricetta" di Merz
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Il mercato automobilistico europeo inizia il 2025 con il segno negativo. Le vendite di auto nel continente hanno subito una flessione del 2,6%, con la Francia in testa al calo (-6,2%), seguita dall'Italia (-5,8%) e dalla Germania (-2,8%). In controtendenza, la Spagna registra un incremento del 5,3%. Tra i produttori, Stellantis accusa una pesante battuta d’arresto con un calo del 16% nelle vendite.
Automotive: l'anno inizia in salita
A gennaio 2025, le immatricolazioni nell’Unione Europea sono diminuite del 2,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, fermandosi a 831.201 unità, il livello più basso degli ultimi quattro mesi. Questo dato inverte la crescita del 5,1% registrata a dicembre 2024. Complessivamente, nel 2024, le immatricolazioni di autovetture nell’UE hanno segnato un incremento dello 0,8% su base annua, attestandosi a circa 10,6 milioni di unità.
Crescita delle auto elettriche
Secondo l’Associazione Europea dei Produttori di Automobili (ACEA), il segmento dei veicoli elettrici a batteria (BEV) ha registrato un incremento del 34%, con 124.341 unità vendute e una quota di mercato del 15%. La crescita è stata trainata principalmente da Germania (+53,5%), Belgio (+37,2%) e Paesi Bassi (+28,3%), che insieme rappresentano il 64% delle immatricolazioni BEV.
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Stellantis in difficoltà
Il gruppo Stellantis ha subito una forte contrazione, registrando a gennaio 2025 una quota di mercato del 16,1% nell'UE con 133.506 unità vendute, in calo del 17,9% rispetto allo stesso mese del 2024. Considerando l’area UE + EFTA + UK, la quota di mercato scende al 15,5%, con 154.079 unità vendute e una perdita del 16% su base annua.
I dazi USA
A peggiorare la situazione del settore automobilistico è l’annuncio del presidente USA, Donald Trump, che intende introdurre tariffe del 25% su auto, semiconduttori e prodotti farmaceutici a partire dal 2 aprile 2025. Questa misura potrebbe avere un impatto significativo sul mercato globale, considerando che nel 2024 circa 8 milioni di veicoli importati hanno rappresentato la metà delle vendite di auto negli Stati Uniti.
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I produttori di Detroit, tra cui General Motors, Ford e Stellantis, temono forti ripercussioni sui costi di produzione, soprattutto a causa della dipendenza dalle forniture provenienti da Canada e Messico, che fanno parte dell’area di libero scambio USMCA.
La nuova strategia della Germania
Il neoeletto cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha posto tra le sue priorità la tutela dell’industria automobilistica nazionale. Il suo programma prevede l’abolizione del divieto UE alla vendita di auto a combustione interna previsto per il 2035 e il potenziamento della rete di ricarica per i veicoli elettrici. La Germania, leader europeo nel settore automotive, ha subito un duro colpo con la transizione ecologica e ora mira a proteggere l’industria dalle restrizioni imposte da Bruxelles.
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Le preoccupazioni dell’industria italiana
Anche in Italia, cresce la preoccupazione per il futuro del settore. L’assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, Guido Guidesi, ha espresso forti dubbi sull’assenza di risposte alle proposte italiane durante un incontro a Bruxelles con il Commissario europeo per i Trasporti, Apostolos Tzitzikostas. L’incontro, organizzato dall’Alleanza Europea delle Regioni dell’Automotive (ARA), ha evidenziato la necessità di misure urgenti per salvaguardare il comparto, tra cui maggiore neutralità tecnologica e la revisione delle sanzioni imposte ai produttori.
Anche il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha sollevato preoccupazioni sul quadro normativo europeo durante il convegno “Innovare per tornare a crescere” a Bergamo. Orsini ha sottolineato l’importanza di una transizione ecologica graduale, considerando non solo la mobilità elettrica ma anche biocarburanti e altre tecnologie. Secondo le stime, le attuali normative potrebbero costare all’industria automobilistica europea tra i 14 e i 16 miliardi di euro entro il 2025, mettendo le aziende in una posizione di svantaggio rispetto ai concorrenti internazionali, come Cina e Stati Uniti, dove il carbon trading offre meccanismi di compensazione delle emissioni.