allarme speculazioni

Il prezzo del grano scende, ma pane e biscotti costano di più...

La pasta si fa con grano che viene da zone che nulla hanno a che vedere con la guerra. E pure il pesce aumenta in maniera folle. La Procura ha aperto un'inchiesta.

Il prezzo del grano scende, ma pane e biscotti costano di più...
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Il grano sembra aver frenato la sua corsa. Dopo gli aumenti vertiginosi dei primi giorni di guerra, ora da circa una settimana il prezzo è stabile e, anzi, negli ultimi sette giorni è sceso dell'8,5%. Una buona notizia, che dovrebbe portare a una discesa dei prezzi. E invece no. Anzi. Pane e biscotti (ma non solo) continuano ad aumentare. Uno sfilatino o una michetta in media oggi costano 5,31 euro al chilo, ma ci sono zone d'Italia dove il prezzo è addirittura attorno ai 10 euro.

 Il prezzo del grano tenero scende, ma quello dei suoi derivati sale...

 Il prezzo del grano tenero la scorsa settimana è calato dell'8,5%. Ma i suoi derivati non seguono la stessa linea, anzi. Secondo una stima effettuata da  Assoutenti   il prezzo dal grano al pane aumenta di 13 volte, tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre un chilo di grano (oltre l'acqua). Sempre secondo questi calcoli, dunque, sul prezzo finale influiscono in maniera quasi totale (siamo a circa il 90%) fattori "esterni": energia, affitto degli immobili e costo del lavoro.   Le ultime due voci, però, sono ferme da un bel pezzo.

Tutta colpa del caro energia dunque? Possibile, ma Coldiretti lancia l'allarme sulla speculazione: anche nel mercato agricolo le quotazioni dipendono sempre meno dalla momentanea domanda e offerta e sempre più dai contratti future in cui si acquista e si vende solo virtualmente.

Il paradosso della pasta

A ulteriore testimonianza di questa situazione c'è anche il paradosso della pasta, per la maggior parte prodotta con grano duro proveniente da Paesi che nulla hanno a che vedere con la guerra (quantomeno in modo diretto): Canada, Stati Uniti, Messico o Europa e il cui prezzo nell'ultimo periodo è rimasto abbastanza stabile. E dunque in questo caso l'aumento del prezzo (in alcune zone è stata segnalata attorno ai 5 euro al chilo, contro i 2 di media, comunque già in crescita) è assolutamente ingiustificato.

E quello del pesce

Nelle ultime settimane è aumentato anche il prezzo del pesce, tanto che alcuni ristoranti hanno anche eliminato determinati prodotti per difficoltà di approvvigionamento e per evitare rincari eccessivi per i clienti. Ma anche qui ci sono le situazione limite: in alcune banche dei mercati del pesce di Roma, ad esempio, le orate sono arrivate a più di 30 euro al chilo. Peccato che arrivino dagli allevamenti del Tirreno, vicinissimi alla Capitale...

Indaga la Procura

Alla base dei rincari ci sarebbe dunque quasi esclusivamente il caro carburante e il caro energia. Ma gli incrementi sono sospetti, tanto che la Procura di Roma ha deciso di aprire un'inchiesta sui prezzi schizzati alle stelle. E anche il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha parlato apertamente di "truffa".

 

 

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