I dazi Usa affondano le borse Europee: bruciati 367 miliardi. Dal Giappone la strigliata di Mattarella
A Piazza Affari calo del 3,41% e 31,61 miliardi bruciati. Il presidente Mattarella da Tokyo: "L’idea di un Indo-Pacifico libero e aperto è essenziale per lo sviluppo del mondo"

I dazi di Donald Trump spaventano i mercati, preoccupati dallo spettro di una guerra commerciale a tutto campo. Canada e Cina hanno risposto per le rime e si attende ora anche la mossa del Messico. Come conseguenza, le borse europee sono sprofondate. Sembra l'inizio di uno scontro senza esclusione di colpi dalle conseguenze potenzialmente devastanti per l'economia mondiale.
Le borse europee crollano: Milano -3,41%
Le piazze finanziare europee hanno chiuso tutte in rosso e bruciato 367 miliardi di capitalizzazione, con Milano che ha archiviato la seduta in calo del 3,41%. Pesante anche Wall Street che ha visto andare in fumo un totale di 3.400 miliardi di dollari. Lo stoxx 600, l'indice che raccoglie 600 delle principali capitalizzazioni di mercato europee, conclude la seduta in calo del 2,14% a 551 punti e manda in fumo 367,27 miliardi di capitalizzazione. A Piazza Affari, il calo del 3,41% dell'indice Ftse Mib porta a bruciare 31,61 miliardi.

La preoccupazione degli investitori negli Stati Uniti è quello di uno scenario in cui si verifichino nello stesso mercato sia un aumento generale dei prezzi, sia una mancanza di crescita dell'economia in termini reali. Un quadro preoccupante che richiederebbe un intervento deciso della Fed con fino a tre tagli di tassi di interesse da un quarto di punto nel 2025. Uno scenario dalle conseguenze a livello globale mentre la crescita dell'Europa è già lenta e sull'economia cinese incombono pesanti nubi.
L'Europa, che potrebbe finire nel mirino di Trump con i dazi reciproci attesi il 2 aprile, quelli sulle auto e sull'agroalimentare, lancia l'allarme.
"Le tariffe sono un rischio per il commercio globale e gli Stati Uniti - ha messo in evidenza il portavoce della Commissione Europea Olof Gill - dovrebbero rivedere il loro approccio e "adoperarsi su una soluzione cooperativa basata sulle regole che avvantaggi tutte le parti".
Preoccupata anche l'Italia con il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, che spiega:
"Per un Paese come il nostro che esporta 626 miliardi è ovvio che qualsiasi tipo di dazio è un dato brutto. È una sveglia che ormai è suonata da un po' ma qui squilla ancora più forte verso l'Europa".
Il presidente Mattarella

(foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto in occasione dell’incontro presso la Federazione delle Associazioni Economiche Giapponesi a Tokyo, in Giappone, toccando - tra i tanti argomenti - anche quello relativo al commercio e ai dazi. Mattarella ha esortato ad una apertura dei mercati, come valore da mantenere.
"Giappone e Italia hanno saputo affermare lo stretto legame tra democrazia e prosperità, entrando, a buon diritto, tra i Paesi industrializzati del G7, seguendo principi come libertà, rispetto, multilateralismo. Un legame, quindi, una somiglianza, che ancora oggi resistono e prosperano. Giappone e Italia, come gli altri membri della Comunità internazionale, si trovano oggi a dover fronteggiare nuove sfide, questioni globali che interpellano il nostro tempo", ha introdotto il presidente Mattarella.
"Lo stretto rapporto che unisce Unione Europea e Giappone è frutto di un comune sentire: la consapevolezza che soltanto un rapporto tra eguali nella vita internazionale porta a vantaggi diffusi e che questo si basa sul diritto e sulle istituzioni poste a questo fine. Oggi la integrazione tra i due mercati, giapponese ed europeo, è sempre più stretta, grazie all’accordo di partenariato economico (Epa), siglato nel 2019 tra Tokyo e Bruxelles, che ha eliminato i dazi delle esportazioni europee verso il Giappone e viceversa. Un accordo lontano da protezionismi di ritorno".

(foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
"L’economia giapponese, che si colloca tra le prime al mondo, si conferma così sempre più per il nostro continente interlocutore strategico, impegnata com’è anche nella costruzione di rapporti intercontinentali che sostengono la pace, la stabilità, la prosperità. L’idea di un Indo-Pacifico libero e aperto è essenziale per lo sviluppo del mondo. Si tratta di un campo decisivo perché vengano alleggerite le tensioni e per contenere spinte all’esercizio di signorie in questi mari. Ancora una volta, l’alternativa è tra cooperazione e dominio".
"Certamente queste sensibilità non devono trovare sorde le istituzioni, ma un ambito come quello in cui ci troviamo - in due Paesi che si fondano su valori di libertà e democrazia - mi permette di sottolineare il ruolo insostituibile giocato dalle società civili, in questo caso in particolare dall’imprenditorialità. Questo mondo imprenditoriale, chiamato ad aprire coraggiosamente nuove strade, nel testimoniare il capitale di coesione delle rispettive comunità. Sta a tutti noi, cioè, metterci alla prova e mettere a frutto le risorse di cui disponiamo. Giappone e Italia hanno già dimostrato di saper unire gli sforzi. Per continuare a crescere, insieme, in pace".