il paradosso è servito

I dazi di Trump: un boomerang economico che potrebbe colpire gli stessi americani

Cresce l’allarme degli economisti: si ipotizza una perdita di potere d’acquisto di 2.400 dollari all’anno per famiglia americana

I dazi di Trump: un boomerang economico che potrebbe colpire gli stessi americani
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A partire dal 7 agosto 2025, gli Stati Uniti introdurranno un nuovo pacchetto di dazi che, secondo molte previsioni, colpirà duramente l’Europa e l’Italia in particolare.

I dazi di Trump: come il boomerang economico potrebbe colpire gli stessi americani
Accordo dazi Ue-Usa

Ma a preoccupare sempre di più analisti ed economisti non sono solo gli effetti sull’export europeo: il vero paradosso è che queste tariffe potrebbero penalizzare proprio chi le ha imposte. Ovvero gli stessi Stati Uniti.

I dazi come fonte di guadagno… per ora

Il presidente americano Donald Trump ha presentato i dazi come uno strumento virtuoso: “centinaia di miliardi di dollari” di entrate – ha dichiarato – destinate prima a ridurre il debito pubblico e poi a finanziare un possibile “dividendo” per i cittadini, in particolare per le fasce medio-basse. Ma dietro questo scenario roseo si nasconde una realtà ben più complessa.

I numeri sono impressionanti: solo a luglio le tariffe hanno portato nelle casse federali quasi 30 miliardi di dollari, e il totale annuo stimato si aggira intorno ai 360 miliardi.

Un flusso di denaro che, come ha fatto notare l’economista Joao Gomes della Wharton School, può diventare difficile da abbandonare:

“È come una dipendenza fiscale: difficile rinunciarvi quando debito e deficit sono così alti”.

Ma chi paga davvero?

Il problema, però, è un altro: i costi delle tariffe vengono ormai sempre più scaricati sui consumatori americani. Le aziende – che finora avevano attutito il colpo grazie a scorte, anticipi e rinvii – stanno iniziando ad aumentare i prezzi per compensare i rincari. E i segnali si moltiplicano.

Colossi come Adidas, Procter & Gamble, Stanley Black & Decker ed EssilorLuxottica hanno già comunicato agli investitori che i rincari sono in corso o in arrivo. Anche Walmart, e produttori di giocattoli come Hasbro e Mattel, avevano lanciato l’allarme: i dazi si tradurranno in listini più alti.

Il Budget Lab dell’Università di Yale prevede che l’effetto combinato delle nuove tariffe porterà a un aumento medio dei prezzi dell’1,8% nel breve termine. In termini concreti, ciò equivale a una perdita di potere d’acquisto di 2.400 dollari all’anno per famiglia americana.

Gli aumenti settore per settore

Ecco una panoramica degli impatti previsti:

Abbigliamento e calzature: tra i comparti più colpiti. Le scarpe aumenteranno fino al 40% nel breve periodo, i vestiti del 38%. Anche nel lungo termine i rincari resteranno significativi: rispettivamente +19% e +17%.

Alimentari: i prodotti freschi subiranno aumenti fino al 7% inizialmente, che si stabilizzeranno intorno al 3,6%. L’intero comparto alimentare salirà del 3,3% nel breve periodo e del 2,8% nel lungo.

Auto nuove: i rincari arriveranno fino a 5.800 dollari in più per veicolo nel breve termine, circa il 12% in più rispetto al prezzo medio di un’auto nel 2024.

Il caso Brasile: il commercio colpito da entrambi i lati

L’effetto domino dei dazi non risparmia nemmeno i partner commerciali più lontani. Il Brasile, ad esempio, ha già visto le sue esportazioni di caffè verso gli Stati Uniti dimezzarsi in vent’anni, passando dal 24,4% nel 2001 al 12,2% nel 2024. E ora si trova a fronteggiare dazi del 50% sull’export verso Washington, che colpiscono quasi il 36% dei suoi prodotti diretti negli USA. Il governo brasiliano è al lavoro per negoziare condizioni migliori.

Il conto lo pagano (anche) gli americani

“I costi si accumulano, e alla fine saranno gli americani a pagare la maggior parte del prezzo”, ha dichiarato Alberto Cavallo, economista ad Harvard, sottolineando che il trasferimento degli aumenti ai consumatori non è immediato, ma progressivo.

Se nel breve periodo può sembrare che “nulla stia accadendo”, nel medio-lungo termine le conseguenze si faranno sentire nei portafogli di milioni di famiglie. Soprattutto quelle che Trump dichiara di voler tutelare con il “dividendo da dazi”.

Un’arma a doppio taglio

Nel breve termine, le entrate generate dai dazi rappresentano una boccata d’ossigeno per le casse federali. Ma nel medio-lungo termine rischiano di trasformarsi in un boomerang economico e politico, colpendo proprio i cittadini americani con un aumento generalizzato del costo della vita.

Il paradosso è servito: più entrate per lo Stato, ma meno soldi in tasca per i contribuenti. La guerra commerciale globale, insomma, rischia di trasformarsi in un autogol per chi l’ha innescata.