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H&M deve licenziare 1500 dipendenti e li sottopone a un test d'intelligenza per decidere a chi tocca

Robin Olofsson, rappresentante del più grande sindacato svedese: "Mi chiamano in lacrime"

H&M deve licenziare 1500 dipendenti e li sottopone a un test d'intelligenza per decidere a chi tocca
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Massicci licenziamenti all'orizzonte per un altro colosso: il brand della moda svedese H&M vuole ridurre il numero di personale nel settore Business Tech a Stoccolma. Ma ciò che sta facendo discutere sono le modalità messe in atto per decidere quali teste dovranno cadere.

Secondo quanto riportato dal quotidiano svedese Svenska Dagbladet, il gigante del fashion low cost ha deciso di introdurre alcuni test da sottoporre ai dipendenti: l’obiettivo sarebbe consentire alla dirigenza di valutare il livello d’intelligenza e il tipo di personalità degli impiegati.

H&M: licenzierà sulla base di test di intelligenza

Un taglio di 1.500 dipendenti, annunciato poco prima di Natale. Ma ciò che lascia interdetti è la modalità di sforbiciamento basate su test di intelligenza.

Robin Olofsson, rappresentante di Unionen – il più grande sindacato svedese – ha riferito a Svenska Dagbladet di aver ricevuto telefonate da dipendenti H&M in lacrime sfiniti dai diversi test necessari a mappare le loro competenze. Alcuni di loro hanno raccontato di aver dovuto sottoporsi fino a 30 test diversi. Non manca neppure quello di intelligenza. Inutile sottolineare che i risultati raccolti serviranno a orientare le decisioni della dirigenza sotto il fronte dei licenziamenti.

Le giustificazioni del brand

Il colosso si è giustificato asserendo che l'emorragia di test sono utili a creare una panoramica delle competenze che gli attuali dipendenti possiedono.

Il marchio si trova a stringere la cinghia dopo il calo dei ricavi conseguente all’uscita dal mercato russo e all’aumento dei costi, ma nel mirino non è finita tanto la decisione, bensì i criteri adottati.

E non si tratta dell'unico grattacapo pubblico per in noto brand. Il nuovo Corporate Climate Responsibility Monitor - redatto dalla Ong belga Carbon Market Watch e dal think tank tedesco New Climate Institute - che analizza gli  impegni e le azioni compiute delle 24 più grandi multinazionali globali per la neutralità climatica (da soli, rappresentavano il 4% delle emissioni globali nel 2019 e un fatturato dichiarato nel 2021 di oltre 3mila miliardi di dollari) non porta buone nuove.

Aziende che si definiscono “leader” nella lotta ai cambiamenti climatici, fra cui - appunto - H&M. Ciò che emerge è che nessuna di queste 24 multinazionali è ancora allineata con gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi. Gli impegni climatici a breve e lungo termine, le riduzioni delle emissioni previste così come l’uso di sistemi di compensazioni sono valutati dagli autori del rapporto in base a criteri di integrità e trasparenza. Nessuna azienda ha ottenuto il punteggio massimo. Come lo scorso anno, solo una, il colosso delle spedizioni danese Maersk, si è classificato con un punteggio di “integrità ragionevole”.

Apple, ArcelorMittal, Google, H&M Group, Holcim, Microsoft, Stellantis e Thyssenkrupp hanno un punteggio di “integrità moderata”.

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