Dazi, Ue e Usa pronti all'accordo sul 10% fisso
Von der Leyen: "Deciso di accelerare". Trump: "Possibile un accordo con il Canada"

L’attesa cresce per un possibile, ma ancora incerto, incontro notturno tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Il contesto è quello del vertice del G7, ospitato tra le montagne canadesi di Kananaskis, ma l’attenzione è tutta puntata su un potenziale accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea.

Dazi Usa-Ue: intesa ancora informale
Lunedì 16 giugno 2025, fonti diplomatiche da entrambe le sponde dell’Atlantico hanno lasciato trapelare la bozza di un’intesa sui dazi, che alcuni definiscono una "pre-intesa", ma che nessuno ha ancora confermato ufficialmente. L'obiettivo è sbloccare una situazione di stallo che va avanti da mesi e che rischia di degenerare in un'escalation di misure protezionistiche reciproche.
The G7 reiterates its commitment to peace and stability in the Middle East.
We urge that the resolution of the Iranian crisis leads to a broader de-escalation of hostilities, including a ceasefire in Gaza.
We remain vigilant on the implications on energy markets.
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) June 17, 2025
Al centro dei colloqui ci sono proprio Trump e von der Leyen, cui spetta il compito di dare una forma concreta e definitiva a quello che, finora, è stato solo accennato fra i corridoi diplomatici.
La proposta europea: un dazio fisso per evitare il peggio
Secondo il quotidiano economico tedesco Handelsblatt, l’Unione Europea sarebbe pronta a proporre agli Stati Uniti un dazio fisso del 10% su tutte le esportazioni europee dirette verso il mercato americano. L’obiettivo è evitare l’imposizione di tariffe ancora più elevate su settori strategici come l’automotive, la farmaceutica e l’elettronica.
Ma l’offerta di Bruxelles non è incondizionata. Fonti europee spiegano che si tratterebbe di una misura temporanea, legata a determinate contropartite. In particolare, l’Europa si dice disposta a ridurre le proprie tariffe sui veicoli prodotti negli Stati Uniti, oltre a rivedere barriere tecniche e legali che oggi ostacolano la vendita delle auto americane nel vecchio continente.
Un altro punto chiave riguarda l’energia: Bruxelles sarebbe pronta a vietare completamente l’acquisto di gas naturale russo, una misura che aumenterebbe la domanda europea di GNL (gas naturale liquefatto) statunitense. Una scelta dal forte peso geopolitico, soprattutto in un momento di tensione internazionale con Russia e Iran.
Parallelamente, si valutano anche alleggerimenti burocratici già previsti, come la revisione della direttiva europea sulla due diligence, per favorire le imprese e facilitare gli scambi.
Trump punta ai dazi per finanziare i tagli fiscali
Le motivazioni americane non sono solo commerciali ma anche politiche. Trump, tornato alla Casa Bianca per un secondo mandato, punta ad aumentare le entrate fiscali tramite i dazi, per finanziare i massicci tagli alle tasse previsti nel nuovo disegno di legge in discussione al Congresso.
Da qui l’idea di costruire un pacchetto completo che Trump possa presentare come una vittoria politica interna, in grado di rafforzare la sua posizione in vista delle elezioni di midterm.
Cautela e minacce da entrambe le parti
Nonostante l’ottimismo prudente, le fonti ufficiali restano caute. Un portavoce della Commissione europea ha confermato che von der Leyen e Trump si sono parlati e che hanno deciso di lavorare per raggiungere un’intesa sui dazi entro il 9 luglio 2025. Tuttavia, nessuna conferma è arrivata riguardo all’accettazione da parte dell’Ue del dazio fisso al 10%, né sono stati annunciati nuovi incontri a breve tra i negoziatori.
A great meeting with @vonderleyen and @eucopresident at the G7.
Canada and the E.U. share a strong, prosperous relationship. As Canada rebuilds, rearms, and reinvests in our Armed Forces, we’re also strengthening our defence partnership with Europe. pic.twitter.com/9Z4om1PNsF
— Mark Carney (@MarkJCarney) June 16, 2025
Von der Leyen, intervenuta in conferenza stampa nella serata del 16 giugno, ha ribadito la volontà di trovare un compromesso e accelerare:
"Con il presidente Trump ho riaffermato l’impegno a trovare una soluzione sui dazi entro il 9 luglio. Ma se il risultato non fosse soddisfacente, tutti i mezzi sono sul tavolo."
Un chiaro riferimento al cosiddetto “bazooka” europeo: un pacchetto di contromisure commerciali che potrebbe valere fino a 120 miliardi di euro, pronto a essere attivato in caso di fallimento delle trattative.
L’Italia scommette sull’accordo
Dal fronte italiano, il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti si è detto fiducioso:
"Mi aspetto qualcosa prima del 9 luglio, possibilmente un accordo. Se così non fosse, scatterebbero i dazi. Ma dobbiamo riannodare i fili della ragione: è vero che gli Usa hanno un deficit commerciale con l’Europa, ma per quanto riguarda i servizi, la situazione è ben diversa."
Canada e Regno Unito: sviluppi paralleli
Nel corso del vertice G7, Donald Trump ha anche affrontato altri importanti dossier commerciali. In particolare, ha annunciato di aver firmato un accordo commerciale con la Gran Bretagna, il primo dalla nuova ondata di tensioni commerciali lanciata nel suo secondo mandato.
I was glad to welcome President Trump to Canada today for the G7 Leaders’ Summit.
We focused on global challenges as well as immediate trade pressures, including priorities for building a new economic and security relationship between Canada and the U.S.
To that end, we… pic.twitter.com/R1KZ1KMCsl
— Mark Carney (@MarkJCarney) June 16, 2025
Riguardo al Canada, il presidente americano ha parlato di un’intesa "raggiungibile", sottolineando però che serve una piena convergenza tra le due parti.
Scenario internazionale instabile
A complicare il quadro generale ci pensa la crisi in Medio Oriente. La nuova guerra tra Israele e Iran ha già causato un’impennata nei prezzi del petrolio e del gas, che potrebbe mettere in discussione i piani tariffari di Trump. Inoltre, le conseguenze della guerra commerciale americana stanno già mettendo sotto stress l’economia globale.
Secondo diverse analisi econometriche, la possibilità che gli Stati Uniti entrino in recessione tra fine 2025 e inizio 2026 è ormai stimata al 50%. A questo si aggiunge la crescente pressione sul debito pubblico americano, ritenuto sempre più insostenibile da parte degli investitori internazionali.
In questo contesto, un’intesa con l’Unione Europea rappresenterebbe per gli Stati Uniti una valvola di sicurezza strategica, in grado di salvaguardare sia la propaganda elettorale interna (il "MAGA-style") sia gli interessi economici, migliorando l’export verso l’Europa.