Dazi, Trump: "La trattativa con l'Ue sta andando bene". Ma l'Europa prepara la maxi-lista da 93 miliardi
Il tycoon: "L'Australia accetta la carne Usa, la migliore del mondo. Che sia da monito per chi non lo fa"

Proseguono i negoziati commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea. Il presidente americano Donald Trump ha dichiarato che i colloqui sui dazi stanno facendo progressi:
“Stiamo andando bene con l’Ue”, ha affermato il tycoon, aggiungendo che, se Bruxelles aprirà i mercati ai prodotti statunitensi, gli Stati Uniti abbasseranno i dazi attualmente in vigore.
Intanto, è trapelato che Washington e Bruxelles stanno lavorando a una possibile intesa per l’introduzione di una tariffa unica del 15%, sul modello di quella già raggiunta dall’amministrazione Trump con il Giappone. L’obiettivo sarebbe quello di uniformare le tariffe commerciali, riducendo quelle più elevate – come nel settore automobilistico – ma senza toccare alcune aree sensibili, come l’acciaio.
L’intesa in via di definizione: cosa prevede
Il cuore della trattativa è la proposta di una tariffa standard del 15%, considerata accettabile dalla maggior parte dei 27 Paesi UE. In particolare, il nuovo schema prevedrebbe un abbassamento delle tariffe più alte attualmente in vigore, come quella del 27,5% che colpisce le importazioni di veicoli europei negli Stati Uniti. In cambio, Bruxelles potrebbe accettare il riconoscimento di alcuni standard tecnici statunitensi nel settore automotive.
La percentuale del 15% include anche la clausola della “Nazione più favorita” (MFN), una norma anti-discriminazione ampiamente utilizzata nei rapporti commerciali tra USA e UE, che ha finora portato a una media tariffaria reciproca del 4,8%.
Tuttavia, i dazi sull’acciaio resteranno esclusi dall’accordo e, almeno per ora, la tariffa del 50% su questo comparto sarà confermata. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che l’UE punta ancora a una soluzione negoziata, ma ha avvertito che “tutti gli strumenti rimangono sul tavolo finché non sarà raggiunto un accordo soddisfacente”.
Controdazi europei e lista unificata
Nel frattempo, l’UE prepara le sue contromisure. Il Comitato Barriere Commerciali ha dato il via libera alla creazione di un’unica lista di controdazi, del valore complessivo di 93 miliardi di euro, da applicare ai prodotti americani. La lista, però, non entrerà in vigore prima del 7 agosto 2025. La sua funzione principale, spiegano fonti diplomatiche, è strategica: rendere chiare le possibili risposte europee in caso di escalation commerciale.
Fra i settori che potrebbero essere esentati dai dazi in base alle trattative in corso ci sono: aeronautica, prodotti agricoli, alcolici, legname e dispositivi medici. Tuttavia, la questione resta aperta e le 27 capitali europee mantengono alta l’attenzione.
L’impatto per l’Italia: rischio da 23 miliardi
Per l’Italia, l’introduzione di dazi generalizzati al 15% avrebbe conseguenze molto pesanti sull’export verso gli Stati Uniti. Secondo una simulazione del Centro Studi Confindustria, si stima una perdita di circa 22,6 miliardi di euro nelle vendite verso il mercato statunitense. Questo significherebbe una contrazione di circa un terzo dell’export italiano negli USA.
Le perdite colpirebbero diversi settori, dall’alimentare all’automotive, ma i danni maggiori – in termini assoluti – sarebbero per il comparto dei macchinari e quello farmaceutico. Parte delle mancate vendite potrebbe essere compensata da un aumento dell’export verso altri mercati, ma solo fino a circa 10 miliardi di euro, lasciando comunque un bilancio fortemente negativo.
Effetto carne: via libera dell’Australia alla carne bovina USA
Sul fronte dei dazi alimentari, gli Stati Uniti celebrano un altro risultato: l’Australia ha annunciato l’allentamento delle restrizioni sulla carne bovina americana. Un gesto accolto con entusiasmo dal presidente Trump, che lo ha descritto come una “prova inconfutabile” della sicurezza e qualità della carne statunitense.
“Venderemo tantissimo all’Australia perché la nostra carne bovina è la migliore al mondo”, ha scritto Trump su Truth Social, avvertendo gli altri Paesi: “Chi rifiuta la nostra magnifica carne bovina è avvisato”.
Secondo gli analisti, tuttavia, l’impatto effettivo della decisione australiana potrebbe essere limitato. L’Australia è già uno dei maggiori produttori ed esportatori mondiali di carne bovina, con costi molto competitivi rispetto agli Stati Uniti.
Il rappresentante commerciale americano, Jamieson Greer, ha definito l’annuncio australiano “una tappa fondamentale nella riduzione delle barriere commerciali” e un segnale incoraggiante per gli allevatori statunitensi.