Dazi, oggi arriva la lettera di Trump all'Europa: crollano le borse
Le lettere inviate da Washington a oltre 20 Paesi fissano tariffe anche del 50%. Anche l’UE dovrebbe subire questo nuovo approccio aggressivo

La lettera è pronta. Donald Trump ha annunciato che l’Unione Europea riceverà oggi - venerdì 11 luglio 2025 -la comunicazione ufficiale sulle nuove tariffe commerciali, riaccendendo bruscamente le tensioni transatlantiche e gettando nel panico i mercati finanziari europei. La mossa arriva in parallelo con l’imposizione di dazi del 35% al Canada e l’annuncio di un piano di dazi generalizzati fino al 20% contro la maggior parte dei partner commerciali degli Stati Uniti.
Trump: "Tutti i Paesi pagheranno"
In un’intervista rilasciata a NBC, Trump ha chiarito la sua linea:
"Tutti i Paesi rimanenti pagheranno, che sia il 15% o il 20%".

Ha anche minimizzato l’impatto potenziale delle nuove misure sul mercato azionario o sull’inflazione, assicurando che “troveremo una soluzione".
Secondo quanto trapelato, le lettere inviate da Washington a oltre 20 Paesi fissano tariffe anche del 50%, come nel caso delle importazioni dal Brasile o sul rame. La misura verso l’UE dovrebbe rientrare in questo nuovo approccio aggressivo, segnando una svolta netta rispetto alla politica commerciale multilaterale promossa dai predecessori.
Le reazioni da Europa e Italia: "Negoziare ma anche compensare"
Il portavoce della Commissione europea per il Commercio, Olof Gill, ha fatto sapere che "non ci sono aggiornamenti che indichino un’intesa imminente con gli Stati Uniti" e ha aggiunto che "non sono previsti contatti nelle prossime ore, ma tutto può cambiare da un momento all’altro". La Commissione ribadisce di essere pronta a trovare un accordo di principio, ma per ora il dialogo è in stallo.
Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha commentato la situazione da Napoli, dove ha partecipato all’assemblea dell’Unione industriali:
"La letterina di Trump, se fosse quella ottimale, sarebbe con dazi a zero. Così sarebbe perfetta. Ma è ovvio che dobbiamo negoziare".

Orsini ha ricordato i principali temi aperti: energia, difesa e Big Tech. E ha sottolineato l’impatto possibile del cambio:
"Con un effetto cambio medio del 12-13%, aggiunto a un dazio del 10%, si arriva a un 23% di costo extra per le nostre aziende. Alcuni settori possono reggere, altri no".
Anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha sottolineato la portata storica del momento:
"La vicenda dei dazi è il segnale di un mutamento epocale. Gli Stati Uniti, che con Clinton hanno voluto la globalizzazione, oggi con l’amministrazione Trump stanno facendo marcia indietro. Stiamo tornando all’impensabile fino a pochi anni fa".
Ue al lavoro, ma tra divisioni interne
Nel pomeriggio di oggi, dalle ore 15, gli ambasciatori dei 27 Stati membri (Coreper II) si riuniranno a Bruxelles per discutere, tra le altre cose, delle relazioni commerciali con Washington e del 18° pacchetto di sanzioni contro la Russia. La riunione sui dazi avverrà in formato ristretto e con misure di riservatezza, come il divieto di portare con sé i cellulari.
Restano però forti le divisioni interne all’Unione su altri dossier collegati: il veto della Slovacchia sull’embargo totale al gas russo, e le perplessità di Malta, Cipro e Grecia sul price cap al petrolio. Le prossime ore saranno dunque decisive non solo per la risposta ai dazi americani, ma anche per il posizionamento dell’Europa su sanzioni e relazioni internazionali più ampie.
Soffrono le borse europee
A metà giornata intanto, le Borse europee reagiscono male: Milano crolla dell’1,6% scivolando sotto quota 40.000 punti, peggiore d’Europa davanti a Francoforte (-1,1%), Parigi (-1%) e Londra (-0,6%). A pesare sono in particolare le dichiarazioni di Trump e le preoccupazioni sulle ripercussioni delle tariffe sui flussi commerciali con l’Europa. A Wall Street i future anticipano aperture negative: l’S&P 500 arretra dello 0,7%, il Nasdaq dello 0,6%.
A Milano soffrono le banche e i titoli legati all’export: Bpm -3,6%, Stellantis -3,5%, Iveco -3,4%, Bper -3,1%. In parallelo, l’euro resta debole a 1,169 sul dollaro, mentre i rendimenti dei titoli di Stato continuano a salire.