Pacchi e non bonus

Cosa è il reddito alimentare che è stato inserito nella Manovra

Si punta a recuperare il cibo invenduto nei supermercati e distribuirlo agli oltre 5 milioni di italiani in povertà assoluta

Cosa è il reddito alimentare che è stato inserito nella Manovra
Pubblicato:

Reddito alimentare: termine che, nelle ultime ore, sta rimbalzando ovunque. L’emendamento del Pd alla nuova Legge di Bilancio, approvata poche ore fa, introduce ufficialmente un nuova tipologia di sostegno da destinare a chi si trova in povertà assoluta.

Sarà una sperimentazione e non parliamo dei classici bonus, bensì di veri e propri pacchi - niente a che vedere, per esempio, con il reddito di cittadinanza - destinati alle sempre più numerose famiglie in difficoltà, che vivono in povertà assoluta. Una platea, come confermato recentemente dai dati Censis, relativi al 2021, di 5,6 milioni di persone, pari al 9,4% della popolazione: 1 milione in più rispetto al 2019. Impossibilitati ad acquistare un paniere di beni e servizi giudicati essenziali per uno standard di vita accettabile. Ecco, saranno loro i beneficiari del reddito alimentare.

Reddito alimentare: di cosa si tratta

La misura prevede, per i prossimi due anni, la consegna di pacchi realizzati con i prodotti invenduti della grande distribuzione alimentare. Aiutando così non soltanto chi versa in gravi difficoltà economiche con beni concreti, ma mettendo dei paletti anche a sprechi alimentari imbarazzanti.

A promuoverlo è stato il dem Marco Furfaro che ha proposto di destinare delle risorse per combattere “la povertà alimentare, aiutando 3 milioni di italiani, e riuscire ad evitare di buttare 230mila tonnellate di cibo invenduto”.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Marco Furfaro (@marcofurfaro)

Al momento i dettagli sono scarni, entro 60 giorni arriverà un decreto del ministero del Lavoro che stabilirà le specifiche relative la platea beneficiaria del nuovo reddito e gli enti del terzo settore coinvolti nella sperimentazione. Per adesso si sa che l’emendamento approvato fornisce le principali linee guida su funzionamento e città interessate, che sono esclusivamente quelle metropolitane.

Mentre sulle tempistiche c’è più incertezza: si sa soltamente che si partirà nel 2023.

Nell’emendamento approvato per ora si parla genericamente di una distribuzione di pacchi di cibo e bevande recuperate dalla merce invenduta dei grandi magazzini alimentari, allo scopo di combattere lo spreco e aiutare le famiglie in difficoltà. Le scatole verrebbero prenotate mediante un’app e ritirate in appositi centri di distribuzione. Dovrebbe esserci anche la possibilità, per anziani e persone non autosufficienti, di ricevere i viveri direttamente a casa.

Beneficiari

A stabilire con precisione i beneficiari sarà un decreto del ministero del Lavoro ma è stato chiarito che riguarderà gli italiani in povertà assoluta. I nuovi poveri, che affollano le fila delle Caritas, con l'inflazione galoppante e il lavoro incerto (o perso) si trovano di colpo a non sbarcare il lunario. Fra loro anche piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, anche a causa dei costi insostenibili dell'energia.

Per il prossimo biennio il governo metterà a disposizione del reddito alimentare 1,5 milioni di euro nel 2023 e 2 milioni di euro nel 2024.

“Con 3,5 milioni inizia un progetto in tutto il Paese: adesso 600 mila bambini, 337 mila anziani e in totale 3 milioni di italiani si avvalgono, quando va bene, delle mense o dei pacchi alimentari, perché non possono permettersi di fare la spesa. Adesso il cibo invenduto sarà dato a chi ne ha bisogno” scrive il dem Leonardo Cecchi, uno dei fautori dell’emendamento.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Partito Democratico (@partitodemocratico)

Ma come funzionerà per la grande distribuzione che dovrebbe fornire i beni?

"Il meccanismo potrebbe prevedere, anche se sarà un decreto attuativo a stabilire successivamente le regole, che i supermercati comunichino l’invenduto ai comuni e poi saranno gli stessi enti locali a distribuire o far prendere i pacchi a chi ne ha diritto", chiarisce Furfaro.

Sprechi alimentari in Italia

Un'indagine pubblicata nel 2020 da Coldiretti ha sottolineato che più di 1 italiano su 2 (54%) ha diminuito gli sprechi alimentari adottando strategie che vanno dal ritorno in cucina degli avanzi ad una maggiore attenzione alla data di scadenza, fino alla spesa a chilometri zero dal campo alla tavola con prodotti più freschi che durano di più. Nonostante la maggiore attenzione, però, il problema resta rilevante con ogni famiglia italiana che getta nella spazzatura cibo per un valore di 4,91 euro la settimana per un totale di 6,5 miliardi, che sale notevolmente se si considera l’intera filiera dai campi alla ristorazione.

Ricordiamo infine che il risparmio del cibo non è solo un problema etico ma che determina anche effetti sul piano economico e ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti. Fra gli alimenti più "sprecati" svettano verdura e frutta fresca, seguite da pane fresco, cipolle e aglio, latte e yogurt, formaggi, salse e sughi.

 

 

Seguici sui nostri canali