Uno scenario preoccupante

Che cos'è la stagflazione e perché rischiamo di finirci a causa della crisi energetica

La mancanza di forniture da Russia ed Ucraina, impegnate in guerra, ha prodotto un aumento dei prezzi di gas, petrolio e materie prime. Il sistema economico mondiale ne sta risentendo e all'orizzonte non si prospettano buone nuove.

Che cos'è la stagflazione e perché rischiamo di finirci a causa della crisi energetica
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Il conflitto bellico tra Russia ed Ucraina sta cominciando a farsi sentire sempre di più anche all'esterno del teatro di guerra. La mancanza di forniture dai due Stati impegnati in battaglia ha avuto come effetto immediato sulla vita di tutti i giorni l'aumento dei prezzi non solo di petrolio e gas, ma anche delle materie prime. Una situazione che sta impattando e non poco sull'intero sistema economico mondiale, ad iniziare da quello europeo.

La grande paura sui mercati e le Borse che continuano a crollare pongono all'orizzonte lo scenario della stagflazione ossia dell'alta inflazione e della bassa crescita.

Un fenomeno drammatico già vissuto negli anni '70 dopo la crisi petrolifera che portò alle stelle i prezzi degli idrocarburi e delle materie prime, mentre i salari reali perdevano potere d'acquisto. Se Usa e Unione Europea tireranno dritto con la chiusura delle importazioni di petrolio e gas dalla Russia, allora la stretta sull'economia mondiale rischierà di farsi sentire con effetti devastanti.

La guerra tra Russia ed Ucraina sta avendo gravi effetti sui mercati

Il perdurare della guerra tra Russia ed Ucraina sta continuando a produrre effetti devastanti non solo per le popolazioni impegnate nel conflitto bellico, ma anche per tutto il sistema economico europeo e mondiale.

La mancanza di forniture e risorse dai due Stati in guerra ha generato un aumento dei prezzi di petrolio, gas e materie prime, conseguenza che ha impattato prepotentemente sui mercati, facendo crollare la Borsa:

La penuria di materie prime disponibili potrebbe determinare forti scompensi nella catena degli approvvigionamenti, con gravi ripercussioni sulla crescita e un concomitante effetto di aumento dei prezzi"

Piazza Affari ha perso l'1,4%, proprio come Francoforte, mentre Parigi ha chiuso in flessione del 2%. Peggio hanno fatto le borse asiatiche (-3% Tokyo e -3,9% Hong Kong) mentre a Wall Street S&Pe Dow Jones arretrano del 2%.

Per quanto riguarda le materie prime, il prezzo del grano ha fatto registrare un aumento record a 430 euro alla Borsa di Parigi, il mais a 773 dollari e il frumento a 1.294 dollari a Chicago. Il prezzo del gas è balzato ad un massimo di 345 euro per megawattora (MWh), mentre l’alluminio ha superato per la prima volta la soglia dei 4.000 dollari per tonnellata. Tutti incrementi che impatteranno in modo significativo sull'inflazione, in una corsa che pare non fermarsi nel prossimo futuro.

All'orizzonte uno scenario di stagflazione

Sulla base di questi dati, Mario Centeno, governatore della Banca del Portogallo, ha evocato lo scenario peggiore:

"Sono convinto che la trazione della crescita prevarrà ma uno scenario prossimo alla stagflazione non è escluso dalle possibilità che potremo affrontare".

Ma di che cosa si tratta nello specifico? La stagflazione, in poche parole, rappresenta una situazione economica di alta inflazione e di crescita bassa dei prodotti. Uno scenario catastrofico, di cui si è già avuto esperienza negli anni '70 con la crisi petrolifera che portò alle stelle i prezzi degli idrocarburi e delle materie prime e da lì a un incremento generalizzato dei prezzi mentre i salari reali perdevano potere d’acquisto. Qualora Stati Uniti ed Unione Europea dovessero tirare dritto con la chiusura delle importazioni di petrolio e gas dalla Russia, allora la stretta sull'economia mondiale rischierà di farsi sentire con effetti devastanti.

"Quello della stagflazione - commenta l'economista Antonio Cesarano - è un rischio cominciato alla fine della scorsa estate. La guerra ha accelerato un processo di slowflation, cioè di crescita più lenta e contemporaneamente con più inflazione, che è quello che potrebbe essere accaduto nel primo trimestre. Tra materie prime, petrolio, componenti agricole, fertilizzanti, ci siamo resi conto che la Russia è importante per la nostra economia".

L'intervento risolutore è nelle mani delle banche centrali:

"La Bce - prosegue Cesarano - ha un dilemma: curi l’inflazione e quindi alzi i tassi, o curi la crescita e quindi lasci i tassi bassi e aiuti l’economia. Oggi è l’offerta di petrolio e materie prime è impazzita per tematiche legate alla guerra, e quindi secondo me alla fine la Bce privilegerà il fine della crescita. Poi toccherà ai governi intervenire sul caro-bollette magari allungando i termini di sospensione del patto di stabilità".

Il bandolo della matassa dovrà essere trovato nel vertice del prossimo 10 ed 11 marzo 2022 che si terrà tra i Capi di Stato e il Governo dell'Unione Europea.

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