la protesta

Buoni pasto addio? Ristoranti e supermercati minacciano di non accettarli più e fanno sciopero

Commissioni troppo alte e tempi di pagamento incerti. Il futuro dei ticket è nebuloso. E il 15 giugno non saranno accettati.

Buoni pasto addio? Ristoranti e supermercati minacciano di non accettarli più e fanno sciopero
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Una volta venivano usati soltanto in pochi ristoranti a pranzo. Poi hanno iniziato a essere impiegati anche per gli acquisti in alcuni supermercati e via via la platea di chi li accettava è cresciuta in maniera esponenziale. Ma ora le cose potrebbero drasticamente cambiare. Stiamo parlando dei buoni pasto, al centro di una polemica rovente che potrebbe pesare sulle tasche di moltissimi lavoratori italiani. E che il 15 giugno 2022 porterà a uno sciopero.

Addio buoni pasto? Cosa sta succedendo

Le commissioni sono arrivate al 20% e le associazioni di categoria non ci  stanno. Per capirci: quando andiamo a pranzo e paghiamo con un ticket da 8 euro, per il ristoratore è come se ne pagassimo poco più di 6. Una situazione che molti operatori del settore ritengono insostenibile e così sono tornati a fare la voce grossa, minacciando azioni clamorose.

I rappresentanti di ConadCoopFiepet ConfesercentiFederdistribuzioneFida e Fipe Confcommercio non hanno usato giri di parole:

"Dopo due anni di pandemia, e il rincaro delle materie prime e dell’energia, non sono accettabili livelli di commissioni sul livello di quelle precedenti".

La richiesta di una riforma

In effetti  il settore è stato tra i più colpiti negli ultimi due anni, con chiusure e limitazioni degli orari che hanno di fatto messo in ginocchio tantissime attività e ridotto in maniera sensibile il giro d'affari di chi è riuscito a sopravvivere.

E oltre alle commissioni, che ad ogni appalto si alzano e che le associazioni di categoria non esitano a definire "una tassa occulta", la questione riguarda anche i tempi di pagamento. Lo ha sostenuto chiaramente Donatella Prampolini, presidente Fida:

"Ci troviamo di fronte a un ricatto perché i tempi dei pagamenti non sono mai immediati. E le aziende ci offrono pagamenti magari a sette giorni solo in cambio di ulteriori rialzi delle commissioni".

Le associazioni dunque chiedono la salvaguardia del valore nominale dei titoli (detto in parole povere:  se un buono da 8 euro vale per il cliente deve valere la medesima cifra pure per l'esercente) e  tempi certi di rimborso da parte delle società emettitrici.

Se questo non dovesse avvenire c'è il rischio - già paventato - che gli esercenti smettano di accettare i pagamenti coi buoni pasto.

Lo sciopero

Una prima mossa arriverà a breve. Le associazioni di categoria hanno infatti annunciato per mercoledì 15 giugno 2022 uno sciopero. Quel giorno . fanno sapere Confcommercio Fipe, Fida Confesercenti, Federdistribuzione, Coop e Ancd Conad - i negozianti e la grande distribuzione non accetteranno alcun tipo di ticket. Un bel problema più che altro per gli utenti, che rischiano di trovarsi in mano carta straccia (e di vedere quindi andare in fumo una bella quota di stipendio, che di questi tempi sarebbe veramente una brutta cosa).

Sempre più usati

I numeri del mercato sono imponenti. Nel 2019 - ultimo anno prima della pandemia - sono stati emessi   500 milioni di buoni pasto per un valore complessivo di 3,2 miliardi di euro.

Sono stati assegnati a circa tre milioni di lavoratori, di cui un terzo dipendenti pubblici, che ogni giorno spendono negli esercizi che li ritirano 13 milioni di ticket. 

Un business mica da ridere, insomma, che potrebbe però presto subire uno stop (o comunque un bel rallentamento). Intanto il Codacons  per bocca del suo presidente Carlo Rienzi minaccia una denuncia.

"Qualsiasi limitazione o impedimento all'utilizzo dei buoni pasto costituirebbe un ingiusto danno a chi ne beneficia e apre la strada ad azioni risarcitorie contro ristoratori e imprese della distribuzione che rifiuteranno l’accettazione dei ticket".

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