L'incontro

Beko congela il licenziamento di 1935 dipendenti. Tre settimane per trovare una soluzione e uscire dalla crisi

Il Ministro delle Imprese Urso: "Inizieranno ora tre settimane di confronto con le parti per individuare le migliori soluzioni"

Beko congela il licenziamento di 1935 dipendenti. Tre settimane per trovare una soluzione e uscire dalla crisi
Pubblicato:

Una speranza per i lavoratori della Beko che da mesi fanno sentire le loro voci attraverso scioperi e manifestazioni. La multinazionale turca degli elettrodomestici ha deciso di sospendere, almeno per ora, la procedura di chiusura di due stabilimenti italiani e il conseguente licenziamento di 1935 dipendenti.

La decisione arriva dopo il tavolo di confronto tenutosi al Ministero delle Imprese e del Made in Italy nel quale l'azienda ha avanzato la possibilità di un investimento di 300 milioni di euro, richiesto dal Ministro Urso stesso, per riorganizzare le proprie attività nel Paese.

Un investimento di 300 milioni per salvare la Beko

L'incontro si è svolto giovedì 30 gennaio 2025 e ha visto la partecipazione del Ceo di Beko Europe Ragip Balcioglu, del Ministro Adolfo Urso e delle rappresentanze sindacali. Al termine del confronto, l’azienda ha annunciato un aggiornamento del proprio piano industriale.

Un momento dell'incontro

Balcioglu ha ipotizzato il consistente investimento di 300 milioni, di cui un terzo destinato alla ricerca e sviluppo. Ma la situazione resta complessa e il tempo per trovare un accordo è limitato, il Ministro delle Imprese ha fissato un nuovo vertice entro la fine di febbraio.

"Inizieranno ora tre settimane di confronto nel merito con le parti per individuare le migliori soluzioni", ha dichiarato Urso.

Le rassicurazioni dell'azienda

A Roma, nel frattempo, circa 500 dipendenti provenienti dagli stabilimenti italiani hanno manifestato per chiedere garanzie occupazionali. Gli stabilimenti italiani della Beko si trovano a Comunanza (Ascoli Piceno), Siena e Cassinetta di Biandronno (Varese).

Tra le concessioni annunciate dall’azienda, c'è la possibilità di mantenere attive le fabbriche di Comunanza e Cassinetta, ma la chiusura di Siena tra tre anni sembra inevitabile.

Il ceo dell'azienda ha però assicurato che cercherà un soggetto interessato a reindustrializzare il sito. Urso, nel frattempo, ha richiesto al sindaco di Siena e alla regione Toscana di abbassare i costi d’affitto dell’edificio.

La reazione dei sindacati

Per Cassinetta e Comunanza, invece, si aprono spiragli. La capacità produttiva della fabbrica di refrigerazione di Cassinetta, attualmente al 40%, potrebbe essere rilanciata attraverso ristrutturazioni della piattaforma e una riduzione dei costi fissi.

Tra le misure ipotizzate, la razionalizzazione delle funzioni amministrative e l’eliminazione di eventuali doppioni tra i vari stabilimenti. Nonostante il passo indietro dell’azienda in merito a chiusure e licenziamenti, i sindacati restano cauti.

"La disponibilità di Beko a iniziare un confronto su un nuovo piano industriale, senza aprire la paventata procedura di chiusura e di licenziamento, costituisce il presupposto minimo per iniziare una trattativa - hanno dichiarato Fiom, Fim, Uilm e Uglm - Tuttavia, le disponibilità aziendali sono ancora estremamente generiche".

Tre settimane per trovare la soluzione

I rappresentanti dei lavoratori sottolineano che l'obiettivo resta garantire la continuità produttiva e occupazionale per tutti i 4.400 dipendenti italiani. Finché non sarà garantita la sicurezza del lavoro per tutti, hanno dichiarato che continueranno a cercare il confronto, ma anche a lottare.

Ora si aprono tre settimane decisive per il futuro della Beko in Italia. Il nuovo tavolo di confronto, previsto entro la fine di febbraio, dovrà definire i dettagli dell’eventuale piano di investimenti e verificare la possibilità di salvaguardare il maggior numero di posti di lavoro.

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali