i dati sembrano dargli ragione

Airbnb non ci sta e rilancia, hotel sotto accusa: "Overtourism è colpa loro"

Secondo il nuovo rapporto “Overtourism nell’UE”, basato su dati ufficiali di Eurostat e dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, la crescita dei pernottamenti in Europa è stata trainata quasi interamente dagli hotel

Airbnb non ci sta e rilancia, hotel sotto accusa: "Overtourism è colpa loro"
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L’overtourism? Colpa (quasi tutta) degli hotel. È questo il messaggio, forte e chiaro, che Airbnb ha lanciato alle amministrazioni delle dieci capitali europee più visitate, con un appello pubblico per affrontare una crisi turistica sempre più insostenibile.

A guidare il sovraffollamento urbano non sarebbero infatti gli affitti brevi — spesso nel mirino dei cittadini esasperati — ma gli hotel, responsabili di quasi l’80% dei pernottamenti nell’Unione Europea nel 2023 e nel 2024.

Il fenomeno, noto e visibile anche in Italia — da Como a Firenze, solo per citare due casi simbolo — ha già acceso tensioni e proteste locali. In molte città, i residenti denunciano una qualità della vita compromessa, e arrivano a mobilitarsi perfino contro le “key box” per la consegna delle chiavi degli alloggi brevi. Ma dietro l’esasperazione popolare ci sarebbe anche un importante equivoco, alimentato da una narrazione che, secondo Airbnb, non regge più all’analisi dei dati.

Airbnb non ci sta e rilancia, hotel sotto accusa: "Overtourism è colpa loro"
Guerra alle key box

I numeri: gli hotel dominano il turismo urbano

Secondo il nuovo rapporto “Overtourism nell’UE”, basato su dati ufficiali di Eurostat e dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, la crescita dei pernottamenti in Europa è stata trainata quasi interamente dagli hotel. Tra il 2021 e il 2023, il numero totale di pernottamenti nelle dieci città più visitate dell’Unione è aumentato di oltre 200 milioni, e il 75% di questa crescita è da attribuire proprio agli alberghi.

Nel solo 2024, in Europa sono state inaugurate quasi 40.000 nuove camere d’hotel, e altre 250.000 risultano attualmente in fase di costruzione o pianificazione. E se guardiamo alle zone più centrali delle città, il quadro è ancora più sbilanciato: il centro di Amsterdam, ad esempio, offre 15 volte più camere d’hotel che annunci Airbnb.

Airbnb: “Noi disperdiamo il turismo, non lo concentriamo”

In netta contrapposizione con la crescita concentrata degli hotel, Airbnb rivendica il proprio ruolo nella decongestione urbana. Sempre nel 2024, le notti trascorse dagli ospiti Airbnb sono aumentate più rapidamente fuori dalle città rispetto ai centri urbani. In particolare, oltre 260.000 ospiti hanno soggiornato in quartieri completamente privi di hotel.

In queste aree periferiche o meno turistiche, i soggiorni Airbnb sono aumentati del 60% tra il 2022 e il 2024. Un segnale, secondo la piattaforma, che dimostra come il turismo alternativo possa contribuire ad alleggerire la pressione sulle aree più affollate e favorire una scoperta più autentica e sostenibile delle destinazioni.

Le restrizioni sugli affitti brevi? Non frenano l’overtourism

Altro dato che fa discutere: le restrizioni contro gli affitti brevi non sembrano contenere l’overtourism, anzi. Il rapporto evidenzia come città come Amsterdam e Barcellona — che hanno introdotto severe limitazioni già nel 2018 — abbiano comunque visto un’esplosione del numero di pernottamenti.

Nel dettaglio, Amsterdam ha registrato 2,4 milioni di pernottamenti in più entro il 2024, mentre Barcellona ha segnato un incremento di 4,8 milioni. In entrambi i casi, i flussi si sono semplicemente spostati verso gli hotel, con un impatto ancora maggiore sulle zone centrali e una crescente difficoltà per i residenti.

Benefici economici per le comunità locali

Oltre a proporsi come soluzione alla concentrazione turistica, Airbnb rivendica anche il suo impatto positivo sull’economia locale. Quando gli ospiti soggiornano in hotel, tendono a spendere la maggior parte del proprio budget all’interno della struttura stessa. Al contrario, secondo Airbnb, per ogni dollaro speso su Airbnb in Europa, gli ospiti ne spendono in media 2,50 nella comunità locale: ristoranti, negozi, trasporti, piccoli servizi.

Solo nel 2024, il turismo generato da Airbnb ha contribuito con 44,6 miliardi di dollari al PIL di Francia, Germania, Italia e Spagna, sostenendo 627.000 posti di lavoro.

L’appello ai decisori politici: “Guardate oltre gli hotel”

“Quando gli ospiti soggiornano negli Airbnb, scoprono nuove comunità, aiutano le famiglie a sostenere i costi della casa e supportano le imprese locali”, ha dichiarato Theo Yedinsky, Vicepresidente delle Politiche Pubbliche di Airbnb.

L’appello rivolto ai leader europei è chiaro: non colpevolizzate solo gli affitti brevi, ma adottate politiche che guardino al turismo nella sua totalità, con particolare attenzione all’impatto delle grandi catene alberghiere nei centri storici.

Airbnb chiede una riflessione più ampia, supportata da dati verificabili, per evitare che il dibattito pubblico e le regolamentazioni si concentrino unicamente sulle piattaforme digitali, trascurando l’effettiva responsabilità degli hotel nell’esplosione dell’overtourism. Un’esplosione che, se non gestita in modo equo, continuerà a travolgere cittadini e comunità locali in tutta Europa.

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