Caos aliquote

Acconto Irpef 2025: chi pagherà più tasse del dovuto e quando riceverà i rimborsi (ma il Governo promette di intervenire)

Tra i 75 e i 260 euro in più secondo i calcoli della Cgil

Acconto Irpef 2025: chi pagherà più tasse del dovuto e quando riceverà i rimborsi (ma il Governo promette di intervenire)
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Una beffa in arrivo con la dichiarazione dei redditi che andremo presto a compilare. Alcuni contribuenti, infatti, si ritroveranno con una somma più alta del dovuto da pagare o, in caso di rimborso, con un credito meno sostanzioso da incassare. Un "corto circuito" che verrà sistemato in fase di rimborso, ma soltanto tra un anno. Ma, dopo le polemiche, interviene il Governo, che promette un intervento risolutore.

Acconto Irpef 2025: chi pagherà più tasse del dovuto

L'allarme è stato lanciato dal segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, e dalla presidentessa del Consorzio nazionale Caaf Cgil, Monica Iviglia.

Di fatto si tratta degli effetti della riforma Irpef varata dal Governo Meloni nel 2023, che ha portato le aliquote da quattro a tre. Per calcolare gli acconti Irpef da versare nel 2025 e nel 2026, però, non verrà usato il nuovo sistema - entrato in vigore nel 2024 in modo temporaneo e permanente dal 2025 - ma quello "vecchio". Dunque ci sarà chi verserà un acconto in base a un'aliquota più alta e che dunque pagherà delle tasse in più del dovuto.

A farne le spese dovrebbero essere coloro che avrebbero guadagnato dalla riforma, in particolare i redditi tra 15mila e 28mila euro che pagavano il 2% in più di Irpef. Utilizzando le vecchie aliquote per calcolare l'acconto dei contribuenti nella dichiarazione dei redditi 2025, pagheranno dunque una quota più alta del dovuto, che verrà poi rimborsata il prossimo anno, nel caso in cui la situazione del lavoratore rimanga invariata.

Secondo la Cgil l’esborso aggiuntivo oscillerebbe fra i 75 e i 260 euro. E poiché – assicura il sindacato – gli italiani potenzialmente coinvolti sarebbero milioni, nelle casse pubbliche arriverebbero 4,3 miliardi, cioè la stessa cifra impegnata per tagliare l’Irpef.

Un esempio per capire

La Cgil fa un esempio per illustrare la questione.

"Un lavoratore che nel 2024 ha percepito solo redditi di lavoro dipendente con CU correttamente conguagliata e oneri sostenuti nel 2024, dovrà versare addirittura l’acconto Irpef 2025, anche se dalla liquidazione della dichiarazione tale importo non sarebbe dovuto se si applicassero le aliquote e gli scaglioni 2024", spiegano dal sindacato.

"In uno dei casi che abbiamo esaminato, una dichiarazione 2025 con un rimborso di 165 euro, a seguito di questo ricalcolo viene determinato un acconto di 95 euro, che verrà restituito con la dichiarazione del 2026, qualora la situazione di questo lavoratore non dovesse subire modifiche; di fatto un importo non dovuto".

"Ma a prescindere da questo, anche un soggetto esonerato dalla presentazione della dichiarazione, con un reddito da lavoro dipendente superiore a 8.500 euro (no tax area), presentando il 730 dovrà pagare un acconto Irpef 2025. E spesso la dichiarazione non è un’opzione, ma una necessità, per esempio se si intende chiedere un mutuo per acquistare una casa”.

"Clamorosa ingiustizia"

Dal sindacato parlano di clamorosa ingiustizia e chiedono un immediato intervento al Governo:

“Chiediamo al Governo - concludono Ferrari e Iviglia - di rimediare immediatamente a questa clamorosa ingiustizia. Va utilizzato il primo veicolo legislativo a disposizione. Siamo ormai di fronte a una situazione intollerabile: gli unici che pagano per intero le imposte, lavoratori e pensionati, vengono penalizzati anziché essere sostenuti. Con la norma in questione lo Stato fa cassa con anticipi non dovuti: fanno dunque credere di abbassare le tasse e poi ricalcolano gli importi con quelle precedenti. È arrivato il momento di dire basta, non si può continuare a vessare chi vive di reddito fisso”.

Di "cassa con gli anticipi" parla anche Raffaella Paita, capogruppo al Senato di Italia Viva:

"Meloni e Giorgetti fanno cassa con gli anticipi. I contribuenti, e in particolare il ceto medio, devono subire la beffa della quarta aliquota che, uscita dalla porta, rientra dalla finestra. Altro che riduzione delle tasse, si ripete il giochetto delle accise. Dopo aver tagliato le detrazioni e massacrato milioni di italiani prendendo loro dalle tasche un miliardo di euro l'anno".

L'intervento del Mef

Dal Ministero dell'Economia è arrivata una breve replica, che lascia una piccola speranza di un intervento risolutore.

"In considerazione dei dubbi interpretativi posti, e al fine di salvaguardare tutti i contribuenti interessati, il governo interverrà anche in via normativa per consentire l'applicazione delle nuove aliquote del 2025 per la determinazione dell'acconto. L'intervento sarà realizzato in tempo utile per evitare ai contribuenti aggravi in termini di dichiarazione e di versamento".

Conte: "Governo sempre allineato quando si tratta di penalizzare i cittadini"

Sulla questione va giù duro l'ex premier - e leader del Movimento Cinque Stelle - Giuseppe Conte, che non risparmia pesantissime accuse al Governo.

"Mentre il Governo Meloni continua a litigare alla ricerca di una linea comune in politica estera che non trovano, si ritrovano sempre allineati quando si tratta di rifilare fregature ai cittadini italiani".

 

Il leader del M5S Giuseppe Conte
Il leader del M5S Giuseppe Conte

"L’ultima fregatura - dopo i tagli fino a 100 euro in busta paga alle fasce di reddito più basse e la miseria di 1,80 euro sulle pensioni minime - viene fuori dalle simulazioni dei sindacati, che svelano una nuova beffa per i lavoratori e i pensionati: pagheranno da 75 a 260 in più nella dichiarazione dei redditi. Tutto questo con mezzo milione di cittadini che hanno difficoltà ad acquisire farmaci, con 5 milioni di persone a rischio usura, e tantissimi che bruciano fino a 150 miliardi nel giro di affari del gioco d’azzardo, a cui ora questa maggioranza pensa di riaprire tutte le porte anche nel calcio".

"Di fronte a tagli, tasse e a vincoli europei firmati da Meloni che colpiscono anche le spese in sanità, il Governo italiano è andato in Europa a chiedere più soldi per il riarmo anziché per le emergenze dei cittadini. Sono fuori dalla realtà. Il 5 aprile tutti in piazza per farci sentire. Fermiamoli insieme".

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