Tax Credit, il ministero della Cultura cala la scure: "Revocati 66 milioni di euro"
La sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni ha parlato di un lavoro iniziato tempo fa, ma intensificato negli ultimi mesi in risposta agli scandali emersi

Il Ministero della Cultura, guidato da Alessandro Giuli, ha ufficialmente revocato 66 milioni di euro precedentemente concessi a diverse produzioni cinematografiche italiane attraverso il tax credit, uno strumento fiscale pensato per sostenere il settore dell’audiovisivo. La decisione è arrivata al termine di una complessa attività di verifica avviata dopo che sono emerse gravi irregolarità nella concessione di questi incentivi.
Lo scandalo del caso Kaufmann
Al centro della bufera si trova il caso Francis Kaufmann, nome salito alle cronache per il presunto duplice omicidio avvenuto a Villa Pamphili. Durante le indagini è emerso che Kaufmann aveva ottenuto fondi pubblici attraverso il tax credit per un film mai realizzato, utilizzando documenti falsi e identità fittizie.

La revoca e il ruolo della Sipario Movies
Sebbene l’elenco completo delle produzioni colpite dalla revoca non sia stato reso noto, fonti giornalistiche riportano che una parte consistente dei fondi sarebbe stata precedentemente destinata alla Sipario Movies, società riconducibile al produttore cinematografico Andrea Iervolino. Secondo quanto pubblicato da Open, la società avrebbe ottenuto fondi pubblici in modo illecito, gonfiando artificiosamente le voci di spesa e sfruttando società satellite per mascherare l’operazione.
La Sipario Movies risulta oggi in liquidazione, il che rende incerto se e come lo Stato potrà recuperare le somme erogate. Il caso ha rilanciato il dibattito sul tax credit: uno strumento che ha certamente incentivato la produzione cinematografica in Italia, ma che, secondo molti, espone il denaro pubblico a un alto rischio di abusi.
Le dichiarazioni del ministero
La revoca dei fondi è stata formalizzata con un documento firmato dal dirigente dimissionario Nicola Borrelli, che riassume i risultati dell’attività ispettiva condotta su oltre 200 opere cinematografiche. Il lavoro è stato coordinato dalla Direzione Generale Cinema e Audiovisivo (DGCA) del Ministero della Cultura, in collaborazione con la Guardia di Finanza.
Oltre alla revoca dei 66 milioni già concessi, sono state bocciate richieste per ulteriori 22 milioni di euro, che non riceveranno dunque l’approvazione finale per il credito d’imposta.

In una nota ufficiale, la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni ha sottolineato che si tratta di una delle misure più importanti messe in atto per rafforzare la legalità e la trasparenza nell’utilizzo dei fondi pubblici destinati al cinema. Borgonzoni ha parlato di un lavoro iniziato anni fa, ma intensificato negli ultimi mesi in risposta agli scandali emersi.
"L’obiettivo prioritario è garantire che gli strumenti a disposizione continuino a sostenere le imprese realmente meritevoli, nel rispetto dei principi di trasparenza, legalità e corretta gestione delle risorse pubbliche", ha affermato Borgonzoni nella nota.
Prossimi passi
Il Ministero ha annunciato che le attività ispettive proseguiranno con un rafforzamento del sistema di controlli. Sarà potenziato il personale addetto e verranno introdotti meccanismi più rigorosi di verifica, anche grazie all’arrivo di nuove unità operative.
L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato evitare che i fondi pubblici finiscano nelle mani sbagliate, dall’altro preservare l’efficacia del tax credit come strumento di sviluppo per il comparto audiovisivo italiano.
"Stiamo lavorando per un utilizzo equo, efficiente e conforme dei fondi pubblici, contribuendo così a rafforzare la competitività e l’integrità del comparto audiovisivo italiano", ha concluso Borgonzoni.
La sfida ora è riformare il sistema senza penalizzare chi lavora nel settore con serietà e passione.