Muore la curatrice, ma il ministro Giuli assicura: "La Biennale di Venezia 2026 nascerà comunque nel suo solco"
Il Ministro della Cultura conferma: nessuna sostituzione per la curatrice scomparsa. Il suo team realizzerà la mostra nel rispetto della visione originale, un omaggio alla sua arte e sensibilità

A poche settimane dalla scomparsa della curatrice Koyo Kouoh, la Biennale di Venezia ha deciso: la 61ª Esposizione Internazionale d’Arte del 2026 sarà realizzata esattamente come lei l’aveva immaginata. A confermarlo è stato il Presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco, che ha annunciato che il progetto In Minor Keys, titolo scelto da Kouoh per l’edizione, non subirà variazioni. Nessun nuovo direttore artistico verrà nominato. Al contrario, sarà il suo stesso gruppo di lavoro a portarne avanti la visione.

Una decisione, quella della Biennale, che trova pieno appoggio dal Ministro della Cultura Alessandro Giuli, che ha voluto esprimere il suo sostegno con parole sentite:
"Scegliere di proseguire con il progetto di Koyo Kouoh significa riconoscerne la profondità e l'intelligenza artistica. La passione e la determinazione della squadra della Biennale sapranno onorare quanto da lei costruito".
Giuli, la Biennale 2026 nel solco di Koyo Kouoh
Koyo Kouoh, figura centrale del panorama artistico internazionale e direttrice dello Zeitz MOCAA di Città del Capo — il principale museo africano d’arte contemporanea — era stata nominata a capo della sezione arti visive della Biennale lo scorso novembre. È scomparsa prematuramente il 10 maggio a soli 57 anni. La sua morte ha lasciato un vuoto profondo nel mondo della cultura globale, ma anche una traccia luminosa: quella del suo pensiero artistico, che la Biennale si impegna ora a preservare e valorizzare con rispetto e coerenza.
Il progetto curatoriale che Kouoh aveva elaborato per la Biennale 2026 ruota attorno al concetto di In Minor Keys, un richiamo alle tonalità minori non nel senso classico di malinconia o stranezza, ma come espressione di consolazione, speranza, trascendenza. I suoi collaboratori spiegano che la mostra sarà un’esperienza sensoriale, incentrata sul legame tra gli artisti, il pubblico e l’ambiente naturale. Non una narrazione accademica, ma un invito a riscoprire l’arte come atto soggettivo e profondamente umano.

Il presidente Buttafuoco ha voluto condividere un ricordo personale: l’incontro con Kouoh e la sua richiesta – prima ancora di accettare ufficialmente l’incarico – di poter comunicare la notizia alla madre.
"In quella domanda c’era tutta la sua storia: un legame affettivo profondo, una vita vissuta nell’arte come pratica del bello, come atto radicato nei sentimenti", ha raccontato.
Oggi, anche senza la sua presenza fisica, la Biennale 2026 seguirà la rotta da lei tracciata. Kouoh, per Buttafuoco, "continua a indicarci la via da un altrove, con quella voce sommessa che è diventata metodo, gesto artistico, visione del futuro".
Ulteriori dettagli sul programma espositivo e sugli artisti partecipanti verranno svelati il 25 febbraio 2026, in occasione di una conferenza stampa ufficiale nella sede della Biennale. Intanto, l’impegno è chiaro: realizzare una Biennale nel segno di Koyo Kouoh, testimone e custode di una nuova geografia dell’arte.