CREATIVITA' RUBATA

Ma se l'intelligenza artificiale copia fumetti famosi per creare storie, di chi è la proprietà intellettuale?

Meme in stile Studio Ghibli, OpenAi costretta ad un passo indietro. Nel 2016, il maestro Miyazaki aveva tuonato: "Sento fortemente che questo è un insulto alla vita stessa"

Ma se l'intelligenza artificiale copia fumetti famosi per creare storie, di chi è la proprietà intellettuale?
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L'ultima evoluzione dell'intelligenza artificiale nel campo della generazione di immagini ha scatenato una vera e propria tempesta virale sui social network. OpenAI, con il rilascio del suo nuovo generatore di immagini integrato in ChatGPT, ha involontariamente dato il via a un fenomeno noto come "Ghiblification", ovvero la trasformazione di immagini e scene famose in uno stile che richiama quello del leggendario Studio Ghibli.

 

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Ma i nodi sono presto venuti al pettine, obbligando il Ceo, Sam Altman, ad un passo indietro.

Immagini in "Stile Ghibli"

Nel giro di poche ore dal rilascio del nuovo strumento, i social media sono stati sommersi da immagini che reinterpretavano scene iconiche della cultura pop e della storia contemporanea nello stile onirico e dettagliato tipico dello studio giapponese. Dagli adattamenti del Signore degli Anelli fino a eventi storici come l'assassinio di John F. Kennedy o gli attentati dell'11 settembre, ogni ambito della cultura e della cronaca ha trovato spazio in questa nuova corrente creativa.

Meme in stile Studio Ghibli, il dibattito sulla proprietà intellettuale: OpenAi costretta ad un passo indietro
Meme Beatles, stile Studio Ghibli

L'entusiasmo per la "Ghiblification" non si è fermato ai semplici utenti: anche account ufficiali di ambasciate, squadre di calcio e persino la Casa Bianca hanno contribuito al trend con immagini personalizzate. Il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha dimostrato di abbracciare la moda cambiando la sua immagine del profilo su X (ex Twitter) con una versione in stile Ghibli.

Meme in stile Studio Ghibli, il dibattito sulla proprietà intellettuale: OpenAi costretta ad un passo indietro
Sam Altman, versione Studio Ghibli

Limitazioni di Accesso

Inizialmente, il generatore di immagini era accessibile gratuitamente, ma il suo successo travolgente ha spinto OpenAI a limitarlo agli utenti a pagamento. Questo strumento non era il primo nel suo genere, ma la sua integrazione con il modello avanzato GPT-4o ha reso possibile ottenere risultati sorprendentemente raffinati con richieste minime da parte degli utenti.

Tuttavia, l'esplosione dell'utilizzo ha sollevato due questioni fondamentali: il diritto d'autore e l'etica dell'intelligenza artificiale.

Polemiche sul diritto d'autore

L'uso dell'intelligenza artificiale per la generazione di immagini solleva interrogativi sul rispetto della proprietà intellettuale. OpenAI è già stata coinvolta in cause legali per l'uso non autorizzato di materiale protetto da copyright, tra cui una battaglia legale con il New York Times e azioni legali intentate da artisti, musicisti ed editori.

Nel caso specifico dello Studio Ghibli, la questione diventa ancora più delicata. L'azienda giapponese, fondata dal leggendario regista Hayao Miyazaki, è rinomata per il suo approccio meticoloso e artigianale all'animazione. I critici sostengono che l'intelligenza artificiale non possa replicare l'anima e la profondità emotiva dei film Ghibli, basati su un lavoro artistico minuzioso e su un'estetica distintiva. Un video virale sui social ha mostrato come una singola scena di quattro secondi del film The Wind Rises del 2013 abbia richiesto un anno e tre mesi di lavoro manuale.

 

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I portavoce dello Studio Ghibli si sono rifiutati di commentare pubblicamente la trovata di OpenAI, ma sono riemerse le dichiarazioni di disapprovazione del maestro Hayao Miyazaki dell'uso dell'animazione generata dall'AI pronunciate nel 2016:

"Sono profondamente disgustato. Se volete davvero fare cose inquietanti, potete andare avanti e farlo. Non vorrei mai incorporare questa tecnologia nel mio lavoro" disse in un incontro sull'animazione. "Sento fortemente che questo è un insulto alla vita stessa".

 

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La risposta di OpenAI

OpenAI ha dichiarato che il suo obiettivo è fornire agli utenti la massima libertà creativa, pur cercando di rispettare la proprietà intellettuale. Un portavoce dell'azienda ha sottolineato che il modello impedisce già la generazione di immagini nello stile di artisti viventi, ma permette invece di emulare stili più generici, come quello di studi d'animazione.

Meme in stile Studio Ghibli, il dibattito sulla proprietà intellettuale: OpenAi costretta ad un passo indietro
Sam Altman

Nel frattempo, OpenAI sta facendo pressione su Casa Bianca e Congresso per far rientrare l'uso di contenuti protetti da copyright nella dottrina del "fair use". Attualmente, il fair use consente l'utilizzo libero di materiale protetto per motori di ricerca, satira e meme, e l'azienda spera che lo stesso principio venga applicato all'IA.

Il futuro della "Ghiblification"

A seguito delle polemiche, OpenAI ha aggiornato la sua policy: ora non è più possibile trasformare immagini reali in ritratti in stile Ghibli tramite il generatore di ChatGPT. Se un utente tenta di farlo, riceve un messaggio che indica le nuove limitazioni di policy.

Tuttavia, è ancora possibile creare da zero immagini nello stile dello Studio Ghibli, il che lascia spazio alla creatività degli utenti senza entrare direttamente in conflitto con il diritto d'autore.

Infuocato risulta il dibattito su dove si collochi il confine tra ispirazione e imitazione. Mentre alcuni vedono nel fenomeno della "Ghiblification" una celebrazione dello stile dello Studio Ghibli, altri lo interpretano come una minaccia all'autenticità dell'arte tradizionale. In ogni caso, la discussione sull'etica e le implicazioni legali dell'IA generativa è, chiaramente, soltanto agli albori.

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