Annullato il concerto di Gergiev alla Reggia di Caserta: pieno sostegno del ministro Giuli
Tensioni diplomatiche, proteste annunciate, petizioni internazionali e accuse di propaganda

Il concerto sinfonico diretto da Valery Gergiev, previsto per il prossimo 27 luglio 2025, nella suggestiva cornice del cortile della Reggia di Caserta, è stato ufficialmente annullato. A comunicarlo è stata la direzione del complesso vanvitelliano, dopo giorni di crescenti polemiche e timori legati alle posizioni politiche del celebre direttore d’orchestra russo, ritenuto da molti troppo vicino al presidente Vladimir Putin.
Annullato alla Reggia di Caserta il concerto di Gergiev
La decisione è arrivata in seguito a un'ondata di proteste e alla mobilitazione delle associazioni pro Ucraina, che avevano già annunciato manifestazioni durante l’evento. Alcuni gruppi avevano perfino acquistato i biglietti delle prime file per esprimere il proprio dissenso direttamente sotto al palco.
Gergiev: “Concerto annullato? Non ne so nulla”
Dal canto suo, Valery Gergiev ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. Lo riporta l’agenzia di stampa russa TASS, che ha contattato direttamente il maestro. Un silenzio che aggiunge un ulteriore strato di tensione alla vicenda, già finita sotto i riflettori internazionali.
Mobilitazione internazionale
La cancellazione del concerto è stata preceduta da due lettere ufficiali indirizzate rispettivamente alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, nonché ai presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa.
A promuovere l’iniziativa è stata Memorial Italia, associazione impegnata nella difesa dei diritti umani, che ha raccolto oltre 16.000 firme in un solo giorno a sostegno dell’annullamento. Tra i firmatari figurano anche diversi Premi Nobel, preoccupati per il rischio di trasformare un evento artistico in un messaggio ambiguo sul piano geopolitico.
Giuli: “L’arte è libera, ma la propaganda è un’altra cosa”
Sulla questione è intervenuto anche il ministro della Cultura Alessandro Giuli, che ha inizialmente sottolineato come “l’arte debba rimanere libera e non sottoposta a censura”. Tuttavia, ha anche messo in guardia dai rischi della strumentalizzazione politica:
“La propaganda, anche se fatta con talento, è un’altra cosa”, ha affermato.
Dopo l’annuncio dell’annullamento, Giuli ha espresso pieno e convinto sostegno alla decisione della Reggia di Caserta, definendola “una scelta di buon senso” che risponde a “una tensione morale volta a proteggere i valori del mondo libero”. Un cambio di passo significativo, che pone l’accento sull’equilibrio tra libertà espressiva e responsabilità etica.
Anche Mosca reagisce: “È l’Italia a danneggiarsi”
Dura la replica dell’ambasciata russa in Italia, che ha accusato le autorità italiane di auto-sabotaggio culturale.
“Chi pensa che la cancellazione del concerto danneggi la Russia si sbaglia”, si legge in una nota ufficiale. “A perdere è l’Italia stessa, che così mina la propria credibilità e ospitalità verso chi diffonde il bello e l’eterno nel mondo.”
Una reazione che rientra in un clima già teso, aggravato da altri episodi legati a Gergiev, come l’allestimento al teatro Bolshoi di Mosca, dove una sua opera di Prokofiev è stata criticata per un uso ideologico dell’arte. L’opera infatti prevede gigantografie e messaggi visivi che accostano la lotta al nazifascismo durante la Seconda guerra mondiale all’attuale invasione russa dell’Ucraina, presentata come una “guerra di liberazione del Donbass”.
Tra arte e geopolitica, un confine sempre più sottile
Il caso Gergiev a Caserta è solo l’ultimo episodio di un dibattito sempre più acceso su quanto possa (e debba) l’arte restare neutra in tempi di guerra. Se da un lato molti difendono l’autonomia artistica, dall’altro cresce la preoccupazione per l’uso strumentale della cultura come veicolo di legittimazione politica.
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