UNA BRUTTA STORIA

Un suicidio e rinunce in massa, cosa succede alla scuola Marescialli che ricorda Full Metal Jacket

Regole opprimenti, la denuncia della famiglia e l'esposto del sindacato. Il caso finisce in Parlamento e il Ministero vuole vederci chiaro

Un suicidio e rinunce in massa, cosa succede alla scuola Marescialli che ricorda Full Metal Jacket
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Sessanta "abbandoni" in pochi anni, un suicidio di una giovane aspirante Maresciallo.

Un "regime" comportamentale che sta facendo il "giro d'Italia" per un rigore e limitazioni troppo stringenti.

Dagli orari all'abbigliamento nei momenti di libertà, alle imposizioni su come tenere camera, scrivania, bagno, oltre alle "ispezioni" su valigie e vestiti.

Tanto che quella di Firenze più che una scuola di formazione dell'Arma si sta presentando agli occhi dell'opinione pubblica come gli addestramenti militari che Stanley Kubrick aveva presentato nel film Full Metal Jacket.

Dal film alla realtà, il suicidio di una giovane Maresciallo

Allora, la pellicola narrava le vicissitudini di un gruppo di militari che sarebbero stati addestrati e poi inviati in guerra in Vietnam, ma il rigore della formazione impartita dal sergente maggiore Hartman portarono un allievo (soprannominato a spregio "Palla di lardo" dallo stesso ufficiale) al suicidio.

Nella sostanza, come raccontato da Prima Firenze e come già riportato anche dal nostro portale quanto accaduto tragicamente nel capoluogo toscano con il suicidio di Beatrice Belcuore, una giovane allieva della scuola di formazione dei Carabinieri. 

E ora sono in tanti a interrogarsi, a farsi domande. E non è escluso che anche il Ministero della Difesa ora voglia vederci un po' più chiaro.

La tragedia, cosa succede alla scuola Marescialli?

In primis nel frattempo vuole vederci chiaro la famiglia della giovane che ha inviato una lettera-denuncia al sindacato dei Carabinieri e la stessa Unarma ha presentato un esposto in Procura.

Anche perché la tragedia che ha portata alla morte di Beatrice, 25 anni e un futuro davanti a sé, sta forse iniziando a scoperchiare un vaso di Pandora che potrebbe delineare contorni ancor più crudi ed eclatanti.

Anche perché oltre ai tantissimi abbandoni in questi ultimi anni (circa una sessantina) da parte di giovani aspiranti Marescialli, un caso analogo era già successo nel 2017, con un altro suicidio.

In quell'occasione il ragazzo che si sparò aveva 22 anni.

Dopo la morte di Beatrice ora si romperà il silenzio?

Ed è proprio il sindacato dell'Arma, attraverso il segretario generale Antonio Nicolosi ad auspicare che ora, pur con l'amarezza per il dramma di una tragedia, "qualcosa" possa cambiare.

Ovvero che qualcuno dei cadetti nella scuola o usciti da essa possa finalmente rompere il silenzio e parlare.

Le "speranze" sono rivolte proprio ai giovani che in questi ultimi tempi hanno lasciato la caserma:

"Nessuno di loro finora ha reso pubblicamente la sua testimonianza perché quello del Carabiniere è un percorso di vita, temono ritorsioni".

Nel frattempo la vicenda è finita anche in Parlamento dove è stata richiesta un'ispezione del Ministero.

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