UNA TRISTE STORIA

Sui femminicidi diceva: "Se l'è meritata". Padre violento ucciso per salvare la madre, il figlio rischia una condanna

Secondo i giudici del secondo grado la violenza e le prevaricazioni del genitore non avrebbero giustificato un omicidio

Sui femminicidi diceva: "Se l'è meritata". Padre violento ucciso per salvare la madre, il figlio rischia una condanna
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Attenderà la sentenza della Corte di Appello. Quasi sicuramente di condanna. Ma intanto Alex Pompa in questi giorni sta riavvolgendo ancora una volta il nastro di quei momenti che potrebbero cambiargli la vita.

Come raccontato da Prima Torino il giovane si è lasciato andare a un lungo sfogo anche drammatico nel sintetizzare quanto è capitato a lui e cosa poteva accadere a sua madre:

"Quando mio padre sentiva parlare di femminicidi, diceva se l'è meritata".

E' forse l'ultimo tentativo del giovane di convincere i giudici di aver agito per legittima difesa e comunque per proteggere la madre contro le vessazioni del padre.

Un racconto che prende ancor più enfasi dopo la tragedia di qualche giorno fa a Foggia dove un padre ha ammazzato la figlia dopo aver abusato di lei per due anni. 

Un nastro riavvolto per rivedere il terrore

Era il 30 aprile 2020 quando Alex prende a coltellate il padre Giuseppe Pompa. Il giovane viveva da sempre in uno stato di perenne ansia e preoccupazione per via dei comportamenti violenti da parte del genitore.

Il ventenne lo ha raccontato a La Stampa: momenti di puro terrore, di una quotidianità deprivata di ogni piacere, in cui una cena con la fidanzata a casa poteva scatenare una crisi di gelosia per quel piatto in più nel lavandino, un piatto che per il padre avrebbe potuto essere l'indizio della presenza di un altro uomo nella vita della madre.

Alex ha ripercorso con la memoria scene di vita vissuta, una routine casalinga dove qualsiasi cosa poteva scatenare la furia del padre, anche un programma alla tv.

Gli sviluppi giudiziari della scorsa settimana

Su questa vicenda proprio la scorsa settimana era arrivato un colpo di scena. In questa storia molto triste si rischia di vedere scritta un'altra pagina che potrebbe ribaltare quanto si era pensato e ipotizzato finora.

Perché come raccontato da Prima Torino, nella vicenda che vide un giovane uccidere il padre che picchiava la madre i giudici della Corte d'Appello hanno infatti come ormai noto rimesso tutto in discussione.

Una brutta storia...e non è ancora finita

Approderà infatti alla Corte Costituzionale il caso di Alex Pompa, il 22enne che il 30 aprile 2020, a Collegno (Torino), uccise a coltellate il padre nel corso dell'ennesima lite di quest'ultimo con la madre.

I giudici della Corte di Assise d'Appello di Torino (presieduta da Cristina Domaneschi), hanno sollevato una questione di legittimità della norma, introdotta dal cosiddetto "Codice Rosso", che in questi casi (omicidio aggravato dal vincolo di parentela) vieta di dichiarare la prevalenza di alcune attenuanti e quindi di giungere a una pena più bassa.

A proposito, vale la pena ricordare che appunto in primo grado Alex Pompa era stato assolto per legittima difesa.

La vicenda in Appello e il colpo di scena

Ecco però che nel secondo grado del giudizio, in appello, il pm Alessandro Aghemo aveva ribadito la richiesta di condanna a 14 anni sottolineando che era il minimo possibile.

Una disamina che sembra essere stata "sposata" dai giudici dal momento che dalla lettura dell'ordinanza (durata ben 47 minuti) emerge come in Appello non si sia ritenuto che si sia trattato di legittima difesa e nemmeno di eccesso colposo.

L'accusa di colpevolezza

Tutto sembra dunque ora portare a una condanna per il giovane perché le prevaricazioni subite dalle madre e dai figli per i giudici sembrano non potessero costituire un motivo sufficiente e legittimo per uccidere un uomo violento, ma che appunto secondo i giudici non costituiva un pericolo grave.

E comunque non tale da essere ucciso.

I commenti dell'avvocato e della madre del giovane

Delusione e amarezza alla lettura del provvedimento da parte dell'avvocato del giovane, Claudio Strata:

"Sono profondamente deluso. E' chiaro che Alex sarà condannato. Ora il processo è sospeso, ma l'ordinanza afferma chiaramente che non è un caso di legittima difesa e, quindi, la sentenza sarà di colpevolezza. Ricorreremo in Cassazione. Ma sono molto amareggiato. Alex non è un assassino e questo non è un omicidio".

Alex Pompa col suo legale

Amarezza e delusione condivise anche dalla madre di Alex:

"Mio figlio non è un assassino. Basta guardarlo negli occhi per capirlo. Se non fosse stato per lui io non sarei viva, non sarei qui. Sì, forse è questo che non sono riuscita a far capire alla corte".

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