la morte di alice scagni

Uccisa a coltellate dal fratello: le minacce e gli allarmi della famiglia ignorati

Nonostante il padre di Alberto Scagni abbia chiamato le forze dell'ordine riferendo la furia del figlio, non sono state mandate pattuglie. Aperta un'indagine.

Uccisa a coltellate dal fratello: le minacce e gli allarmi della famiglia ignorati
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Invidia, frustrazione, rabbia e manie di persecuzione. Sarebbero questi i sentimenti covati e degenerati nel tempo fino al tragico epilogo. Alberto Scagni, domenica 1 maggio 2022, ha ucciso con una ventina di coltellate la sorella Alice. Il dramma si è consumato per le strade di Genova. Ma la tragedia si poteva evitare? La famiglia della vittima parla di allarmi inascoltati dalle istituzioni.

Omicidio di Alice Scagni: l'allarme lanciato dai familiari è stato ignorato?

Ora, nel fatto di sangue, si innesta una polemica: la madre dei due fratelli punta il dito contro le istituzioni. Domenica, poche ore prima del femminicidio, Alberto avrebbe telefonato due volte ai suoi parenti, minacciandoli. Spaventati i genitori hanno richiesto l'aiuto delle forze dell'ordine, ma nessuna volante sarebbe stata inviata nel quartiere residenziale del capoluogo.

Il giudice Paola Faggioni nell'ordinanza di custodia cautelare con cui convalida l'arresto di Scagni, ed è alla base dell'inchiesta parallela che la Procura della Repubblica di Genova ha aperto per il mancato intervento delle forze dell'ordine, avrebbe a disposizione un verbale in cui si riporta il colloquio tra la madre dei due fratelli e le forze dell'ordine poche ore prima del brutale assassinio, che è destinato a far discutere.

"Mi raccomando - dice la donna agli inquirenti - non ci fate fare la fine dei genitori di Benno Neumair".

L'agente risponde:

"Signora, non famola tragica".

Le ore precedenti il delitto

Alberto Scagni, 42 anni, si trova ora in carcere a Marassi, accusato di omicidio volontario premeditato. Rischia l'ergastolo.

Diverse ore prima dell’omicidio della donna, il padre Graziano aveva composto il 112 raccontando che il figlio aveva chiamato minacciando di morte lui, Alice e il marito della figlia dicendo che “sarebbe venuto a cercarli e gli avrebbe tagliato la gola”. La telefonata viene riportata dal gip Paola Faggioni nell’ordinanza di custodia cautelare, come elemento che supporta l’aggravante della premeditazione. Il procuratore Francesco Pinto e il sostituto Paola Crispo hanno aperto un’indagine per capire se gli operatori di polizia abbiamo o meno sottovalutato gli allarmi lanciati dai famigliari.

La giustificazione per il mancato intervento

Le autorità giustificano il mancato intervento spiegando che le decisioni della centrale operativa vengono prese sulla base di un protocollo che prevede l’invio di una volante o pattuglia solo nel caso di un pericolo concreto e imminente e la telefonata di Graziano Scagni, che raccontava di minacce di morte telefoniche da parte del figlio, sarebbe stata valutata come una situazione tale da non richiedere un'uscita immediata.

L'escalation

Quel che è certo è che i segnali di un'escalation preoccupante di violenza c'erano tutti. Il padre ha raccontato che negli ultimi tempi aveva dato ad Alberto circa 15 mila euro ma lui ne chiedeva ancora. Anche la nonna aveva fatto sapere che ogni volta che lei gli rifiutava del denaro lui le danneggiava la porta di casa. Era successo almeno due volte nel giro di pochi giorni, tanto che avevano ordinato una porta blindata.

Il marito della vittima, Gianluca ha parlato di "manie di persecuzione perché temeva di essere escluso dall’eredità e nel contempo aveva cominciato a chiedere sempre più soldi ai suoi famigliari”.

Il 42enne aveva anche accusato il cognato di avergli messo le cimici in casa. Alice, però, come spiega il vedovo, gli voleva bene, si sentivano spesso al telefono e lei cercava sempre di aiutarlo. Per questo motivo avrebbe rifiutato di trasferirsi per qualche tempo in una casa di villeggiatura di cui Alberto non sapeva nulla. Restava infatti convinta che suo fratello non le avrebbe mai fatto del male e non aveva voluto fuggire. Purtroppo i fatti non le hanno dato ragione.

Qualche settimana prima, racconta ancora il marito, aveva convinto Alice e i genitori a far seguire Alberto al centro di salute mentale della Fiumara. L’appuntamento era stato preso, avrebbe dovuto andare alla prima visita il 2 maggio, il giorno successivo all’omicidio della sorella. Decisamente troppo tardi.

E ora ci si chiede se le minacce siano state sottovalutate. Una risposta che potrà arrivare solo dagli inquirenti.

Un altro caso di folle violenza familiare

Nelle scorse ore un altro caso di folle violenza a danno della propria famiglia. Si è reso necessario far intervenire un negoziatore e le squadre antiterrorismo per arrestare un uomo di 45 anni che ha prima picchiato e segregato la moglie in bagno e poi accoltellato il fratello di lei, intervenuto per farlo ragionare.

E' successo ieri sera, 5 maggio 2022, a Giugliano in Campania, in provincia di Napoli. Al culmine di una lite l'uomo aggredisce la consorte, la quale riesce però ad avvertire la famiglia e a casa arriva il fratello: che viene accoltellato. Dopo aver ferito, fortunatamente in modo lieve, il familiare della moglie, il protagonista di questa folle violenza la afferra e si chiude in bagno. Interviene un negoziatore, che cerca di rasserenarlo, e anche le squadre antiterrorismo. Successivamente si opta per l'irruzione: in pochi secondi l'aggressore viene catturato e tradotto in carcere. La donna viene trovata, impietrita in bagno, in stato di shock.

Per pura fortuna, in questo caso, non vi sono stati morti.

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