In provincia di Varese

Il killer di Giusy Caliandro potrebbe essere fuggito all'estero dopo l'investimento di Gemonio

La 41enne morta a pochi metri da casa. Si indaga per omicidio volontario

Il killer di Giusy Caliandro potrebbe essere fuggito all'estero dopo l'investimento di Gemonio
Pubblicato:
Aggiornato:

E' stata tutta una questione di istanti quella che nella serata di sabato scorso, 1° luglio 2023, ha portato alla tragica morte di Giuseppina Caliandro, 41 anni, di Tradate. La donna è stata travolta e uccisa da un pirata della strada a Gemonio, sempre in provincia di Varese (Lombardia).

A poche ore di distanza dalla tragedia, gli inquirenti sono riusciti a identificare il killer della 41enne. Ora è partita la caccia al suo assassino che è stato descritto come già noto alle forze dell'Ordine e ricercato in ambito internazionale. Si indaga per omicidio volontario.

Gemonio, pirata della strada travolge e uccide una 41enne

Prima di addentrarci maggiormente nei dettagli di questa tragica vicenda, ripercorriamo la dinamica dei fatti. Verso le 21 di sabato sera, 1° luglio 2023, in via Garibaldi a Gemonio (Varese), a pochi passi dal centro del Paese un'auto, sfrecciando a tutta velocità, travolge una donna che finisce a terra priva di sensi. Il veicolo poi, prima di darsi alla fuga passando per la piazza della chiesa, lambisce anche un'altra vettura con a bordo una persona.

Mentre il pirata della strada scappa a gambe levate, in via Garibaldi, in mezzo alla strada si trova il corpo di Giuseppina Caliandro, 41enne di Gemonio che viveva in via Battisti, a pochi metri dal luogo in cui è stata travolta. L'uomo che l'ha investita non le ha prestato alcun soccorso.

I residenti della zona, molti dei quali testimoni dei fatti, allarmati dal trambusto e vedendo Giuseppina a terra hanno immediatamente contattato il 118. Un'ambulanza di Travedona-Monate è giunta sul posto: la 41enne, incosciente a seguito dell'incidente, è stata subito portata in codice rosso all'ospedale di Varese. Qui, purtroppo, Giuseppina Caliandro non ce l'ha fatta: è morta qualche ore dopo l'arrivo al nosocomio.

Giuseppina Caliandro

La vittima era piuttosto conosciuta a Gemonio considerando il fatto che non solo abitasse in centro Paese, ma che avesse anche lavorato in un bar molto frequentato del Comune in provincia di Varese.

In via Garibaldi si sono precipitati anche i Carabinieri di Luino per i primi rilievi del caso e per ascoltare le parole di eventuali testimoni. Al vaglio anche le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, elemento che nel caso potrebbe risultare fondamentale per risalire all'auto che ha investito Giuseppina e all'identità del pirata della strada.

Ma sulla tragica vicenda di Gemonio, tuttavia, la pista dell'incidente stradale improvviso è parsa da subito fin troppo scontata. Dai primi accertamenti raccolti, infatti, le circostanze sarebbero molto più complesse e drammatiche di quanto inizialmente appurato.

Identificato il killer

La Procura di Varese, nelle ultime ore, ha emesso una nota sulle indagini per la morte di Giuseppina Caliandro. Come raccontato da Prima Saronno, gli inquirenti hanno infatti identificato il killer della 41enne e sono ora sulle sue tracce.

Le poche informazioni trapelate sulla sua identità, per ovvi motivi d'indagini, fanno sapere che l'assassino è un uomo già noto alle forze dell'Ordine e ricercato in ambito internazionale.

Nella stessa nota, gli inquirenti confermano che l'indagine, e quindi l'accusa mossa contro il sospettato-ricercato, è di omicidio volontario e non omicidio stradale. Un'ipotesi che era emersa già alla domenica mattina, con le testimonianze di alcune persone presenti poco lontano dal luogo dell'incidente. Su tutte, quelle dell'auto, una berlina, che messa in moto avrebbe puntato la 41 fino al colpo fatale.

Le testimonianze di chi ha assistito alla scena

I Carabinieri, quindi, fin dall'inizio non hanno escluso la pista del tragico femminicidio volontario. Le ragioni di questa ipotesi sono arrivate infatti dalle testimonianze, riportate sul Corriere della Sera, di chi ha assistito visivamente all'incidente stradale in via Garibaldi.

"Mi sono girato e ho visto quell’auto scura fare un paio di metri in retro, ingranare la prima e schiacciare la povera ragazza contro il muro. Poi la macchina è ripartita a tutta velocità verso la piazza del paese".

Le parole appena riportate sono quelle di un testimone che ha visto con i propri occhi tutta la scena fin da poco prima dell'incidente. Quest'ultimo, presente in zona perché andato a ritirare delle pizze con amici in un locale di via Garibaldi, ha affermato di aver sentito prima un forte vociare, poi un uomo, sui 30/40 anni, con la maglietta strappata che è salito in auto e Giuseppina che ha dato un colpo con la mano alla carrozzeria o forse proprio direttamente al conducente del veicolo, il quale, ha fatto retromarcia ed è ripartito schiacciandola contro il muro.

"Una scena terribile" ha dichiarato.

Il pirata della strada, come detto, prima di scappare definitivamente si è scontrato anche contro un altro veicolo. Il conducente di quest'ultimo, ascoltato dai carabinieri, ha affermato che l'uomo, descritto come abbronzato e sui 35 anni, gli ha distrutto la fiancata:

"Ho tenuto a mente un pezzo di targa subito comunicata ai carabinieri" ha concluso.

Tutti questi elementi, dunque, insieme ai filmati di videosorveglianza di via Garibaldi e delle strade limitrofe, sono risultati fondamentali per fare chiarezza e dare un volto al responsabile che ha causato la tragica morte di Giuseppina Caliandro.

Le differenze tra omicidio stradale e femminicidio

Il reato di omicidio stradale è regolato dagli articoli 589-bis e 589-ter del Codice penale. L’ipotesi base prevede che “chiunque cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale è punito con la reclusione da 2 a 7 anni”.

L'aggravante della guida in stato d'ebrezza/sotto effetto di stupefacenti (fattore che comporta anche l'arresto obbligatorio mentre nelle altre casistiche risulta facoltativo a seconda della gravità dei fatti) porta la pena di reclusione da 8 a 12 anni. Si rischiano invece dai 5 ai 10 anni se il conducente di un veicolo che causa la morte di una persona infrange le seguenti norme:

  • procedendo in un centro urbano a una velocità pari o superiore al doppio di quella consentita e comunque non inferiore a 70 km/h, oppure su strade extraurbane a una velocità superiore di almeno 50 km/h rispetto a quella massima consentita
  • attraversando un’intersezione con il semaforo rosso oppure circolando contromano
  • a seguito di manovra di inversione del senso di marcia in prossimità o in corrispondenza di intersezioni, curve o dossi. O a seguito di sorpasso di un altro mezzo in corrispondenza di un attraversamento pedonale o di linea continua

In tutte le ipotesi fin qui descritte la pena viene aumentata fino a 1/3 se il fatto è commesso da una persona non munita di patente di guida o con patente sospesa o revocata o ancora alla guida di un veicolo, di proprietà dell’autore del fatto, sprovvisto di assicurazione obbligatoria.

Il termine femminicidio, invece, fa parte della lingua italiana ormai dal 2009 e si riferisce all’uccisione di una donna con la quale si ha, o si ha avuto, un legame familiare/affettivo. Quando parliamo di legge sul femminicidio, generalmente ci riferiamo al decreto legge n. 93 del 14 agosto 2013, convertito nella legge n. 119 del 15 ottobre dello stesso anno.

Tale normativa non considera diversamente l’omicidio dal femminicidio: in pratica, non inasprisce la pena nei casi in cui l’omicidio sia ai danni di una donna. Il trattamento nei confronti di chi assassina è identico, in quanto il femminicidio viene disciplinato come altre forme di omicidio.

Introdotta contro la violenza di genere, prevede nuove misure come la procedura di emergenza nei casi di violenza domestica, stalking e maltrattamenti familiari. Tra le pene invece troviamo:

  • da 3 a 7 anni di carcere per i maltrattamenti in famiglia e per la minaccia, con pena aumentata in caso di reato commesso contro una donna in gravidanza, un minore o una persona con disabilità;
  • da 5 a 6 anni e 6 mesi di carcere per lo stalking;
  • da 10 a 12 anni per la violenza sessuale;
  • da 12 a 14 anni per la violenza sessuale di gruppo;
  • all’ergastolo per i reati sessuali commessi contro una persona con la quale si è legati da una relazione affettiva, anche passata.
Seguici sui nostri canali