Tenta di soffocare la moglie col cuscino, ma lei ha lasciato una chiamata aperta e viene arrestato
La lite registrata dalla chiamata, che è stata una prova schiacciante. I Carabinieri hanno arrestato un 48enne a Letojanni
Ha tentato di soffocare la moglie con un cuscino, ma non si era accorto che lei aveva appena fatto una videochiamata, e il telefono era rimasto acceso. Così ha ripreso il tentativo di violenza, risultando determinante per l'arresto. E' successo a Letojanni, in provincia di Messina.
Tenta di soffocare la moglie col cuscino
Un 48enne è stato arrestato a Letojanni per maltrattamenti in famiglia. Come racconta Vr Sicilia, televisione del gruppo Netweek, quello decisivo sarebbe stato l'ennesimo episodio. Gli atti, descritti dalla donna, includevano percosse, insulti e un tentativo di soffocamento mediante un cuscino.
I militari dell’Arma, intervenuti prontamente sul luogo, hanno confermato la situazione di pericolo attraverso prove e testimonianze.
La telefonata salvavita
Determinante è stata una telefonata effettuata dalla vittima a un conoscente poco prima dell'ennesima violenta lite, che fortuitamente era rimasta attiva, documentando in tempo reale i fatti e fornendo una prova digitale chiave per l’arresto.
Grazie alle recenti disposizioni legislative in materia di violenza di genere, l’intervento ha configurato i presupposti per un arresto in flagranza differita, che consente di procedere all’arresto entro 48 ore in presenza di prove digitali, come nel caso della videochiamata, che ha registrato le fasi della violenza.
Le indagini hanno evidenziato che l’episodio non era isolato, ma faceva parte di un quadro di ripetuti atti di violenza fisica, psicologica ed economica, perpetuati dall’uomo nei confronti della moglie.
Il precedente di Nicoleta Rotaru
Quanto accaduto ricorda una storia molto simile, anche se purtroppo finita con l'ennesimo femminicidio. Ad Abano Terme, in provincia di Padova, Nicoleta Rotaru, 37enne mamma di due bambine piccole, era stata trovata senza vita. In un primo momento si era pensato a un gesto estremo, ma una telefonata rimasta aperta ha incastrato l'ex marito Erik Zorzi, 42 anni.
Per comprendere la storia dobbiamo fare un salto indietro nel tempo di circa un anno. E' l'alba di mercoledì 2 agosto 2023 quando Erik Zorzi, 42enne camionista di Abano Terme, chiama il 112.
"Mia moglie è chiusa in bagno e non risponde, temo che sia morta", dice al telefono.
Arrivano sul posto gli operatori dell'ambulanza e sfondano la porta (particolare importantissimo, senza fare troppa fatica): il corpo della 37enne è a terra, privo di vita, con una cintura stretta intorno al collo.
Quella porta troppo "leggera" e i dubbi
Lo scenario è quello di un gesto estremo. Lei chiusa all'interno del bagno (cieco, senza finestre) con un piccolo chiavistello scorrevole, nessun segno di effrazione, la cintura attorno al collo e i segni da soffocamento presumibilmente riconducibili proprio alla cinta. Anche il medico legale conferma l'ipotesi.
Ma alcuni particolari non tornano. Quella porta, appunto. I Carabinieri, intervenuti per i rilievi, ascoltano la testimonianza dei soccorritori, che raccontano come sia stato estremamente facile fare pressione per far cadere il pannello centrale in legno. Come se fosse stato tolto e poi riattaccato.
In più, i Carabinieri conoscono la famiglia, dato che più volte erano stati chiamati per urla e liti, prima che la coppia si separasse.
Alcuni vicini poi raccontano che stava per partire per le vacanze con le figlie e al ritorno sarebbe stata assunta al lavoro a tempo indeterminato: non certo una situazione che possa pensare di portare a togliersi la vita.
Il delitto registrato al telefono
Tanti piccoli pezzi, che però non compongono un puzzle così definito da poter accusare Zorzi del delitto. A questo, però, ci ha pensato proprio Nicoleta.
Quella sera infatti in casa si respirava un'aria particolarmente tesa. E lei - lo aveva già fatto altre volte per documentare le violenze subite - ha acceso il registratore del telefono cellulare appoggiandolo sul comodino del letto.
Lo smartphone registra tutto ciò che accade: la lite, le minacce, il suono della fibbia della cintura che tintinna, i lavori per smontare e montare il pannello della porta. "Suoni compatibili con un'azione omicidiaria", come scrivono gli inquirenti dopo aver ascoltato la registrazione.
Il telefono in un primo momento si era scaricato ed era stato poi riattivato dai periti per cercare un messaggio d'addio o qualcosa che provasse il suicidio di Nicoleta. Invece hanno trovato l'agghiacciante sequenza del suo delitto.