Superbonus, molto male: impresa edile su 230 lavori non ne ha avviato nemmeno uno
Frode allo Stato per oltre 24 milioni di euro.
Una misura fiscale su cui si è dibattuto molto, ma che nel concreto ha portato a risultati importanti per la realizzazione di specifici interventi, finalizzati all’efficienza energetica e al consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico degli edifici. Nonostante ciò, anche sul Superbonus 110% non sono mancati episodi critici che hanno visto i committenti dei lavori usufruire in modo illecito e truffaldino dell'agevolazione fiscale per farne un utilizzo improprio. Questo è quello che è successo presso un'impresa edile veneta, con sede a Destra Piave, che su 230 interventi da realizzare con il Superbonus 110% non ne ha avviato nemmeno uno. La vicenda ha generato una frode allo Stato per oltre 24 milioni di euro.
Superbonus 110%: impresa edile su 230 lavori non ne ha avviato nemmeno uno
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Una truffa allo Stato cavalcando l'onda del Superbonus 110%, ossia l'agevolazione fiscale disciplinata dal Decreto Rilancio, che consente al committente dei lavori una detrazione pari al 110% delle spese sostenute per la realizzazione di specifici interventi, finalizzati all’efficienza energetica e al consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico degli edifici. Come raccontato da Prima Treviso, un'impresa edile con sede a Destra Piave, su 230 interventi previsti col provvedimento fiscale non ne ha avviato neanche uno, generando così una frode da oltre 24 milioni di euro.
E' stata la Guardia di Finanza locale a smascherare e scoprire tutti i crediti fittizi del consorzio in questione, un'attività nata durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Le Fiamme Gialle, in tal senso, in esecuzione di un decreto di sequestro emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Treviso, su richiesta della locale Procura della Repubblica, hanno sequestrato crediti d’imposta per circa 7 milioni di euro, nonché disponibilità finanziarie e immobili per circa 1,2 milioni di euro.
Le investigazioni del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Treviso hanno permesso di acquisire solidi indizi sulla natura fittizia di crediti correlati al Superbonus 110% per oltre 24 milioni di euro, monetizzati dal predetto consorzio presso istituti di credito e intermediari finanziari.
Avevano stipulato 500 contratti
L’ente consortile, che nel primo anno di attività aveva fatto incetta di commesse, stipulando quasi 500 contratti, si era impegnato a realizzare, senza alcun onere in capo al committente, interventi su immobili situati principalmente in Veneto, Lombardia e Friuli - Venezia Giulia. Grazie alla compiacenza di un ingegnere, con funzione di attestatore, il consorzio ha potuto trasmettere all’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile) documentazione che certificava falsamente l’avvenuta esecuzione di lavori oggetto dell’agevolazione.
I riscontri dei finanzieri, tuttavia, hanno fatto emergere che, per circa 230 contratti, nulla è stato concretamente realizzato. Dei lavori edili oggetto di agevolazione, infatti, a distanza di mesi dalla stipula del contratto, contrariamente a quanto riportato negli stati avanzamento lavori, non è stata rinvenuta alcuna traccia. Alcuni committenti, dopo aver receduto dal contratto a causa del mancato rispetto dei termini ivi stabiliti, hanno scoperto di aver maturato e ceduto al consorzio, “a loro insaputa”, i crediti correlati ai lavori edili mai avviati.
Il sequestro disposto dall’Autorità Giudiziaria trevigiana ha dunque colpito beni mobili e immobili per un totale di 8,2 milioni di euro: si tratta, in particolare, di crediti d’imposta ancora presenti nei cassetti fiscali, di disponibilità finanziarie e di un immobile, tutti riconducibili al consorzio e ai tre responsabili della frode, indagati dalla Procura della Repubblica di Treviso per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato.