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Suicidio assistito, secondo via libera in Veneto tramite il Servizio sanitario nazionale: "Amo la vita, ma la mia non è più vita"

La 72enne Vittoria (nome di fantasia), affetta da 20 anni da sclerosi multipla secondariamente progressiva, si è spenta nelle scorse settimane

Suicidio assistito, secondo via libera in Veneto tramite il Servizio sanitario nazionale: "Amo la vita, ma la mia non è più vita"
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"Amo la vita, ma da troppo tempo la mia non è più davvero vita. La malattia mi ha fatta prigioniera dentro un corpo che mi rende dipendente dagli altri in tutto. Anche per grattarmi il naso. Di notte, in sogno, io camminavo ancora. Ho sempre amato camminare".

Sono queste le ultime parole di Vittoria (nome di fantasia) - 72enne veneta affetta da sclerosi multipla secondariamente progressiva da 20 anni - diffuse dall'Associazione Luca Coscioni.

La donna è morta nelle scorse settimane, facendo ricorso al suicidio assistito in Veneto, in seguito all'autosomministrazione di un farmaco letale fornito dal Servizio sanitario nazionale. Si tratta della seconda persona in Veneto, nonché della quinta in Italia, ad aver completato la procedura prevista dalla Consulta con la sentenza 242/2019 sul caso “Cappato/Antoniani”.

Secondo suicidio assistito in Veneto

Sul tema del fine vita, dopo la vicenda di Gloria, la paziente oncologica deceduta nell'estate del 2023, nelle scorse settimane anche Vittoria (nome di fantasia per la privacy), una donna trevigiana di 72 anni affetta da sclerosi multipla progressiva da oltre vent'anni, ha scelto il suicidio medicalmente assistito ed è deceduta attraverso l'autosomministrazione di un farmaco letale fornito dal Servizio sanitario nazionale (SSN).

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Come riporta Prima Treviso, l'azienda sanitaria Ulss 2 non ha individuato medici disponibili, su base volontaria, ad assisterla nella somministrazione del farmaco. E' stato il dottor Mario Riccio, anestesista e consigliere generale dell'Associazione Luca Coscioni, a sostenerla. Riccio aveva già assistito Piergiorgio Welby nel 2006 e, più recentemente, Gloria nel 2023.

L'iter legale

La richiesta formale di Vittoria per verificare i requisiti di accesso al suicidio assistito era stata presentata il 21 marzo 2024. Dopo otto mesi e numerosi solleciti legali, il 22 novembre 2024 l'azienda sanitaria trevigiana ha confermato la presenza dei requisiti necessari, autorizzando la fornitura del farmaco e dell'attrezzatura. La prevista udienza in tribunale per il ricorso d'urgenza di Vittoria, fissata per dicembre, è stata annullata poiché l'azienda sanitaria aveva nel frattempo adempiuto alle richieste.

"Amo la vita, ma da troppo tempo la mia non è più davvero vita"

"Amo la vita, ma da troppo tempo la mia non è più davvero vita".

Sono queste le ultime parole di Vittoria, diffuse dall'Associazione Luca Coscioni.

"La malattia mi ha fatta prigioniera dentro un corpo che mi rende dipendente dagli altri in tutto. Anche per grattarmi il naso. Di notte, in sogno, io camminavo ancora. Ho sempre amato camminare. Ora sono troppo stanca per risvegliarmi ogni mattina e trovarmi bloccata dentro un corpo che non riconosco più e che è diventata una tortura continua. Ho bisogno di liberarmene e avere finalmente pace".

Associazione Luca Coscioni: "Dolore e speranza"

Filomena Gallo e Marco Cappato rispettivamente Segretaria nazionale e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, hanno commentato:

"Siamo vicini alla famiglia di ‘Vittoria’, che è stata al suo fianco fino all’ultimo momento. La vicenda di questa coraggiosa donna, che abbiamo conosciuto e seguito, è stata carica di dolore e sofferenza, ma anche di determinazione e speranza, che le hanno consentito di resistere durante gli 8 mesi di attesa per il riconoscimento di requisiti previsti dalla Consulta e l’accesso all’aiuto al suicidio da parte del Servizio sanitario nazionale. Il fattore tempo, per queste persone sottoposte a una sofferenza che considerano intollerabile, dovrebbe richiamare a una assunzione di responsabilità da parte della politica. Per questo, continuiamo a chiedere l’approvazione di norme nazionali e regionali per garantire tempi rapidi e certi di verifica delle condizioni e di risposta alle persone che chiedono di essere aiutate a morire. Nel frattempo, continueremo a fornire assistenza giudiziaria e medica a chi ce lo chiede affinché il diritto stabilito dalla Corte costituzionale sia effettivamente rispettato in tutta Italia. Per questo è attivo il nostro Numero Bianco 06-991313409 per fare luce sui diritti".

A che punto siamo?

"Continuiamo a chiedere l’approvazione di norme nazionali e regionali per garantire tempi rapidi e certi di verifica delle condizioni e di risposta alle persone che chiedono di essere aiutate a morire", ripartiamo da queste dichiarazioni dell'associazione Coscioni per chiarire la situazione attuale nel nostro Paese.

Il suicidio assistito, già possibile con la sentenza Cappato che - pur non essendo una legge - dal 2019 è permesso ai pazienti che presentano situazioni intollerabili, e previa verifica dei casi, di autosomministrarsi un farmaco letale e porre fine alle proprie sofferenze.

Non si tratta dunque di sdoganare nulla, bensì di fare ordine in una selva burocratica che rende una calvario per i malati il raggiungimento di un loro diritto sancito.

I flop regionali

Esattamente un anno fa, nel gennaio 2024, per un solo voto, la legge che avrebbe regolamentato il fine vita in Veneto non è passata. Doccia fredda per il governatore leghista Luca Zaia, che si era favorevolmente esposto. Il voto della norma, proposta dall'associazione 'Coscioni' richiedeva il sì della maggioranza assoluta.

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Altro buco nell'acqua, nel novembre 2024, in Lombardia. Con 43 voti favorevoli e 34 contrari, il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato martedì la pregiudiziale di costituzionalità sul progetto di legge di iniziativa popolare promosso dal comitato Liberi Subito e dall’associazione Luca Coscioni. Questo voto, sostenuto dalla maggioranza di centrodestra, ha impedito l’esame del merito della proposta, dichiarando che la regolamentazione della materia non rientra nelle competenze regionali. La legge mirava a garantire tempi e modalità certe per l’accesso al suicidio medicalmente assistito, come stabilito dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale. L’opposizione ha accusato la maggioranza di eludere le proprie responsabilità politiche. In Aula, la votazione segreta ha visto tre franchi tiratori votare con l’opposizione, alimentando ulteriori divisioni politiche su un tema delicato che coinvolge etica, diritto e dignità umana.

In Piemonte era sfumata addirittura la possibilità di discutere la proposta di legge in aula, a seguire altra fumata nera in Friuli Venezia Giulia, nella terza Commissione del Consiglio regionale, competente in materia di Sanità. Poi, in Emilia Romagna, una delibera di Giunta aveva fissato la primavera scorsa a 40 giorni le tempistiche: un passo avanti, malgrado i 20 giorni indicati dalla Coscioni, anche se non con una legge vera e propria. Ma l'Esecutivo nazionale ha subito dopo deciso di impugnare la decisione della Giunta regionale emiliana.

Toscana possibile apripista

Il 14 marzo 2024 sono state depositate oltre 10mila firma di cittadini e cittadine toscane che hanno sottoscritto la proposta di legge. La Regione si è già espressa sull’ammissibilità della proposta.

Il 30 luglio 2024 sono iniziate le audizioni degli esperti in Commissione Salute.

La proposta di legge verte in particolare su tre aspetti, il più importante riguarda la tempistica (la famosa a risposta entro 20 giorni dalla richiesta), ma c'è anche l'esigenza di stabilire un criterio chiaro per la composizione della commissione delle Asl preposta a giudicare i singoli casi e, non ultima, l'assicurazione riguardo alla gratuità dell’assistenza tecnica e dei farmaci al malato.

Se tutto filerà liscio (come sembra), la Toscana si appresta ad essere la prima a portare in Consiglio regionale la proposta di legge: il 22 gennaio dovrebbe tenersi l'ultima seduta nella terza commissione Sanità, poi via libera alla discussione nel parlamentino toscano.

La "strigliata" della Consulta

Ricordiamo che, dopo la "Sentenza Cappato/Dj Fabo", sulla questione si era espresso, senza mezzi termini, il presidente della Consulta Augusto Barbera, che aveva rivolto l'appello alle massime cariche dello Stato e al ministro della Giustizia Nordio durante la relazione sull'ultimo anno di lavoro della Corte, nel marzo 2024:

"Legiferare sul fine vita".

Mattarella-Barbera

"E' necessaria un’espressione della volontà delle assemblee rappresentative della sovranità popolare. Ma se rimane l'inerzia del Parlamento, la Corte a un certo punto non potrà più intervenire", aveva tuonato.

Da qui poi era partita l'iniziativa dell'Associazione Coscioni.

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