La richiesta in Appello

Stuprava gli adepti della setta per "trasmettere i poteri": il diavolo di Montemurlo rischia 12 anni

In primo grado Matteo Valdambini era stato condannato a sei anni, ora il pm chiede di raddoppiare la pena

Stuprava gli adepti della setta per "trasmettere i poteri": il diavolo di Montemurlo rischia 12 anni
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Per la Procura Matteo Valdambrini, 24 anni, di Montemurlo, lo studente universitario accusato di aver compiuto abusi sessuali e non solo su alcuni adepti, dovrebbe scontare 12 anni di reclusione. Il pubblico ministero in Appello ha chiesto di fatto di raddoppiare la pena rispetto al primo grado per il giovane "bene" che si definiva come "diavolo" o "vampiro" e dotato di poteri sovrannaturali da trasmettere agli adepti della sua setta.

Diavolo di Montemurlo, chiesti 12 anni in Appello

Al processo d'appello di mercoledì 29 marzo 2023 Angela Pietroiusti, sostituto procuratore generale, ha chiesto il massimo della pena per Matteo Valdambini, il "diavolo" di Montemurlo.

In primo grado  era stato condannato a sei anni e per più della metà dei capi di imputazione era stato assolto. Ben 13 gli episodi contesti, allora, tra cui la riduzione in schiavitù.

Matteo Valdambini

La storia del diavolo di Montemurlo

Ma riavvolgiamo il nastro al giugno 2020, quando per lo studente di una famiglia bene della provincia di Prato erano scattati gli arresti domiciliari. Uno choc per la comunità.

Per l'accusa, il 24enne sceglieva i ragazzi, suoi coetanei e non solo, e faceva credere loro di essere dei prescelti. Tutti avevano dei poteri sovrannaturali. O meglio, avevano un'altra identità: Amon, Atena, Banshee, Aracne, Eva, le Sette Furie, Ares i nomi di fantasia, scelti dal diavolo Valdambrini.

Ma i veri poteri - secondo quanto raccontava lui stesso - li aveva solo il 24enne di Montemurlo che per trasmetterli agli adepti si doveva congiungere con loro.

Le accuse della squadra mobile di Firenze

Le indagini culminate con gli arresti domiciliari nel giugno 2020 accusano Valdambrini di aver ridotto e mantenuto in uno stato di profonda soggezione diverse persone, alcune delle quali anche minori, abusando della loro condizione di inferiorità psichica e approfittando di situazioni di vulnerabilità per compiere violenze sessuali.

Lui era il diavolo, a capo di una setta

Il giovane di Montemurlo si definiva il diavolo e si sarebbe messo a capo di una “setta satanica”. Dal gruppo dei prescelti aveva totale obbedienza e totale accondiscendenza. Il tutto avveniva con violenza, minacce e inganno. A far scattare le indagini la denuncia di alcuni ragazzi minorenni. Chiara l'accusa: riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, violenza sessuale e pornografia minorile

Le indagini scattate nell'aprile 2019

E' stata la mamma di due ragazzi a denunciare per prima. Le vittime venivano adescate online e in ogni parte d'Italia.

Durante l’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Angela Pietroiusti - che ieri ha chiesto il raddoppio della pena - gli inquirenti hanno assunto importanti informazioni dalle vittime ed eseguito complessi accertamenti tecnici sul traffico telefonico e sui profili social del montemurlese.

È stato così possibile ricostruire un contesto di soggezione continuata «indotto mediante inganno, minacce e violenza - scrivevano gli inquirenti nel loro rapporto - contraddistinto da una visione distorta della realtà nella quale il leader era, come già detto, considerato il “Diavolo”, con capacità e poteri sovrannaturali, e i suoi seguaci entità non umane che, al fine di acquisire più poteri, sarebbero stati costretti a rituali di ogni genere, anche di natura sessuale»

Abusi sessuali

Il giovane avrebbe fatto credere a tutti gli appartenenti al gruppo che erano persone prescelte, che nelle precedenti vite avevano avuto un’altra identità sovrannaturale (Amon, Atena, Banshee, Aracne, Eva, le Sette Furie, Ares, etc) e che la loro missione era quella di salvare il mondo.

L’indagato avrebbe così sottoposto i suoi adepti a una serie di domande su presenze estranee invisibili, quali vampiri e lupi mannari, al fine di convincerli a fare una specifica richiesta al diavolo mediante la stipulazione di un patto in ragione del quale gli dovevano essere fedeli e mantenere il segreto per evitare disgrazie e sofferenze a sé stessi e alle proprie famigli

Una volta si è fatto strangolare, per poi fingersi morto

Per dimostrare di essere immortale il 24enne si sarebbe addirittura fatto stringere il collo con le mani da un fidato appartenente al gruppo per poi cadere a terra fingendosi morto fino a quando non si sarebbe rialzato rimettendo a posto l’osso del collo e la trachea.

Il giovane, a capo della setta sosteneva, inoltre, che ogni persona che si avvicinava al gruppo e seguiva i suoi precetti poteva acquisire gli stessi suoi poteri sovrannaturali.

Secondo gli inquirenti molte vittime venivano attratte dalla promessa di sbloccare le loro potenzialità e risolvere i loro problemi di isolamento, solitudine finanche, talvolta, di depressione.

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