sentenza che farà discutere

Strangolò la fidanzata in albergo. "Era realmente turbato dopo il delitto": pena ridotta da 30 a 16 anni

L'uomo dopo il delitto aveva dato l'allarme e atteso la Polizia in lacrime. Da qui la decisione dei giudici di Firenze.

Strangolò la fidanzata in albergo. "Era realmente turbato dopo il delitto": pena ridotta da 30 a 16 anni
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Aveva ucciso la sua compagna strangolandola in un raptus dopo una lite. Dopodiché si era recato alla reception dell'albergo che li ospitava entrambi per dare l'allarme e si era seduto sulle scale, in lacrime, in attesa dell'arrivo della Polizia. E proprio per questo la Corte d'Appello di Firenze ha ridotto la pena da 30 a 16 anni.

Uccise la compagna. "Turbato dal delitto", pena dimezzata

La sentenza è di metà settembre ma le motivazioni che hanno convinto la Corte d'Appello fiorentina a ridurre così sensibilmente la pena a un 32enne del Myanmar sono state rese note solo ora. E sicuramente faranno molto discutere.

Il delitto si consumò  il 24 novembre 2018 tra l'uomo e la sua compagna, una 21enne cinese. I due si trovavano in un ostello fiorentino quando, al culmine di una lite, lui la strangolò. Poi però, anziché fuggire, andò subito alla reception a raccontare l'accaduto e attese le Forze dell'ordine piangendo.

Le motivazioni della clamorosa sentenza

In primo grado l'uomo, difeso dall'avvocato Francesco Stefani, venne condannato a trent'anni con rito abbreviato. I giudici d'Appello però hanno concesso le attenuanti generiche in relazione al comportamento tenuto dopo il delitto.

"Un uomo realmente turbato e sconvolto dall'azione compiuta. Occorre valorizzare il profilo psicologico del comportamento dell'imputato nell'immediatezza del fatto, reazione che  vale molto più di tanti pentimenti e richieste di perdono sbandierate in udienza a distanza di giorni se non mesi".

Da qui il clamoroso sconto di pena.

Respinta invece la richiesta della difesa di riconoscere l'attenuante della provocazione. Secondo quanto aveva riferito l'uomo, il delitto sarebbe arrivato dopo i continui soprusi commessi dalla donna nei suoi confronti. Ma di questo non è stata rilevata traccia. Su questo aspetto la difesa valuta un ricorso in Cassazione.

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