"ha violato le regole"

Strage di Erba, sotto accusa Tarfusser: il giudice che aveva chiesto la riapertura del caso

Avviato un procedimento disciplinare nei confronti del sostituto procuratore di Milano convinto che Olindo e Rosa siano innocenti

Strage di Erba, sotto accusa Tarfusser: il giudice che aveva chiesto la riapertura del caso
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Dopo la stroncatura, da parte della procura di Como, sulla possibile revisione del processo sulla cosiddetta Strage di Erba dell'11 dicembre 2006, nei confronti del sostituto procuratore di Milano, Cuno Tarfusser, è stato avviato un procedimento disciplinare. L'accusa è di aver violato le regole.

Strage di Erba: Tarfusser sotto accusa

Raffaella Castagna, il figlio Youssef, la madre di Raffaella, Paola Galli e una loro vicina, Valeria Cherubini, mentre il marito Mario Frigerio sopravvisse (morì poi nel 2014) furono uccisi per mano di Rosa Bazzi e Olindo Romano. Così pochi mesi fa, nell'aprile 2023, il procuratore facente funzioni Massimo Astori aveva messo un punto, dopo i tre gradi di giudizio, sul delitto di Erba. Punto che è suonato come una replica diretta al sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser, che aveva avanzato richiesta  sulla riapertura della vicenda, indicando Olindo Romano e Rosa Bazzi come "probabili vittime di un errore giudiziario".

Cuno Tarfusser

Un documento ufficiale che difende l'operato di Magistratura e Carabinieri, ha ricordato le tre sentenze di condanna e le confessioni dei coniugi Romano, "dettagliate fino alla descrizione di ogni minimo e più atroce particolare" sull'omicidio di Raffaella Castagna, di suo figlio, sua madre e della vicina di casa.

Rosa Bazzi e Olindo Romano

Lo scorso 31 marzo, il sostituto procuratore Cuno Tarfusser ha depositato in cancelleria, di propria iniziativa, la richiesta di revisione del processo, sostenendo che tre prove scagionerebbero Olindo e Rosa. La Procura lo accusa di avere "violato i doveri di correttezza, riserbo ed equilibrio in palese violazione del documento organizzativo dell’ufficio, che assegna all’Avvocato generale e al Procuratore generale (che in caso di dissenso ha l’ultima parola) la facoltà di richiedere la revisione di sentenze" nei casi in cui dovessero spuntare nuove prove di innocenza. A firmare un esposto contro di lui è stata la dirigente della Procura generale di Milano, Francesca Nanni.

Ribadisce la propria imparzialità

Tarfusser è stato interrogato a Roma dal sostituto procuratore generale di Cassazione, Simone Perelli. Al collega ha ribadito la propria imparzialità nell’accertare anche possibili circostanze a favore degli imputati. Ha spiegato di avere chiesto di parlare con la dirigente della Procura generale prima di depositare gli atti, anche se lei sostiene che non gli era stato riferito il motivo per il quale era stato chiesto l'incontro. Quindi, ha definito assurdo il dover fare dipendere la sorte di due ergastolani dall’interpretazione di un regolamento interno. La Cassazione dovrà ora decidere se farlo processare o meno dalla sezione disciplinare del Csm.

Il dolore dei familiari della vittime

Il dolore dei Castagna, davanti al continuo - soprattutto da parte di alcune trasmissioni tv - mettere in dubbio le sentenze e rimestare nella strage, è stato esplicato qualche anno fa in un post a mezzo social:

"Abbiamo vissuto anni di processi, visto decine di periti, ascoltato centinaia di ore di dibattiti, non dieci minuti di trasmissione tra uno stacchetto della Marcuzzi e l'altro, ma davanti a una corte di primo grado a Como, di secondo grado a Milano, una corte di cassazione a Roma in anni di processo, tre gradi di giudizio davanti a 26 giudici, davanti a noi parenti delle vittime.

Premeditazione, movente, confessioni (che io chiamerei rivendicazioni), testimone oculare, tracce ematiche - hanno elencato - intercettazioni, ammissioni annotate in carcere: potreste anche non essere convinti di qualcuna di queste cose, ma non potete credere che tutto sia davvero frutto di un complotto.

Ora, non sta a noi, né difendere la Procura né gli inquirenti né il loro operato, consentiteci di difendere però la verità, che per noi è solo una - hanno ribadito - consentiteci di essere indignati e increduli nel sentire gente che definisce i colpevoli come innocenti vittime di una giustizia sommaria e faziosa, definiti addirittura come 'un gigante buono e una gracile signora'.

Questo gigante buono e questa gracile signora hanno ucciso brutalmente nostra madre, nostra sorella, nostro nipotino, la signora Valeria, hanno tentato di uccidere il signor Mario, spezzando pochi anni dopo la sua vita e e la vita di nostro padre, facendo vivere a me e a Beppe, a Elena e Andrea Frigerio un incubo continuo".

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