Stalker arriva a insultare la ex sulla lapide della figlia morta
Per fortuna è stato condannato a 6 mesi di reclusione.
Di storie di stalking fra ex sono piene le aule dei tribunali in cui si celebrano i processi. Si assomigliano un po’ tutte e tutte hanno dei “fil rouge” che le accomuna: relazioni che nascono sotto i migliori auspici ma che si trasformano in un inferno quando finiscono e uno dei due non accetta la cosa.
Telefonate, messaggi offensivi, spesso il trasferimento sui social del conflitto della coppia, la presenza dello (o della) stalker sui posti frequentati dall’ex, ripicche continue, denunce reciproche per qualsiasi stupidata. Spesso basta qualche divieto di avvicinamento per far cessare il martellamento, altre volte servono la denuncia e il processo.
Ma in ogni storia lo stalker, che è persona che conosce benissimo la sua vittima, più di tutti gli altri, trova il modo di infliggerle il dolore nel suo punto debole.
Stalker arriva a insultare la ex sulla lapide della figlia morta
La Nuova Provincia ha raccontato la “tortura psicologica” di una donna di Asti al termine del processo che ha visto il suo ex condannato a 6 mesi di reclusione e a risarcire 5 mila euro.
L’uomo, infatti, dopo averle provate tutte per tornare con lei, si è spinto a lasciare un messaggio altamente offensivo nella tomba in cui è sepolta la figlia della donna.
"Avevamo una relazione anche se non abbiamo mai convissuto – spiega la donna di cui non forniremo le generalità – Ad un certo punto l’ho lasciato perché ho capito che non era la persona giusta per me, ma lui non si è mai rassegnato. Ha cominciato con le solite cose: mi cercava, mi aspettava, mi telefonava, mi mandava messaggi (scritti e vocali) in cui alternava parole di amore e dedizione assolute a insulti ed offese".
Fin qui tutto (tristemente) nella norma.
Pochi mesi dopo il distacco, a causa di un malore improvviso, la donna ha perso la figlia di 23 anni.
"Potete immaginare il dolore e la disperazione. Mi sono chiusa nel mio dolore e ho cercato di superarlo ma lui non ne voleva sapere di lasciarmi in pace. Dopo averlo bloccato su telefono e social, ha creato un profilo falso per insultarmi e offendermi pubblicamente (è stato rinviato a giudizio anche per diffamazione n.d.r.) e, sapendo gli orari in cui andavo a far visita alla tomba di mia figlia, ha preso ad aspettarmi sul viale del cimitero per affrontarmi. E’ stato terribile".
Stremata dal dolore per la perdita della figlia e sotto attacco diretto del suo stalker.
La donna aveva paura:
"Comunicavo tutti i miei spostamenti alle mie amiche che mi avvertivano quando lo vedevano in giro in modo che io stessi ancora più attenta. Una volta ha messo la sua auto in mezzo al viale del cimitero per bloccarmi e costringermi a parlargli".
Fino a quell’azione deprecabile:
"Sono andata sulla tomba di mia figlia e, sotto il vetro della porta, aveva infilato una foto di lei con una scritta rivolta direttamente alla mia “ bambina” in cui mi insultava pesantemente. E’ stato davvero troppo. Ho chiamato i carabinieri e denunciato tutto".
Da allora il divieto di avvicinamento e nei giorni scorsi il processo. La donna parte civile con l’avvocato Caterina Biafora e l’imputato difeso dall’avvocato Gianluca Bona. Il gip Belli, in abbreviato, ha comminato 6 mesi (pena sospesa) e 5 mila euro di risarcimento.
Lo stesso giorno è scaduto il divieto di avvicinamento alla persona offesa. Per la difesa si tratta di una pena congrua, tenuto conto che l’uomo ha ammesso i suoi addebiti, ha rispettato il divieto di avvicinamento e ha risarcito. Per la parte offesa, invece, quella condanna non va a punire la gravità dei fatti contestati.
"E adesso ho ricominciato a guardarmi intorno e a comunicare i miei spostamenti" conclude la vittima con la paura nella voce.