LIETO FINE

Si risolve con 350 euro di multa la vicenda del prof bresciano arrestato in Nepal per furto di reperti archeologici

L'annuncio è arrivato dallo stesso docente attraverso un videomessaggio. Ogni richiesta detentiva è stata respinta

Si risolve con 350 euro di multa la vicenda del prof bresciano arrestato in Nepal per furto di reperti archeologici
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Un grosso sospiro di sollievo e il tanto atteso lieto fine per una storia che aveva fatto il giro del mondo e aveva portato più di una preoccupazione.

Si è infatti risolta con 350 euro di multa la vicenda del professore bresciano che era stato arrestato in Nepal per furto di reperti archeologici.

Un incubo durato 50 giorni, il sospiro di sollievo

Ad annunciare in un videomessaggio quella che è la fine di un incubo è stato lo stesso docente, Tiziano Ronchi, che ha parlato della sua disavventura, della sanzione che gli è stata inflitta dalle autorità locali e soprattutto del respingimento di qualsiasi richiesta detentiva.

Dopo 50 giorni cala dunque il sipario su una vicenda che ha visto in prima linea anche la Farnesina per sbrogliare una matassa che sembrava farsi intricata anche per le pene particolarmente severe previste dalla legislazione del Nepal per casi simili.

"Grazie a tutti, fondamentale dare voce a chi non può"

Come detto, il professore ha parlato di quello che si stava trasformando in un incubo, ha ringraziato le autorità italiane e della Farnesina, oltre alla sua famiglia, per il supporto avuto e la vicinanza in un momento difficile.

Il rientro in Italia e l'attesa

Il docente era tornato in Italia in attesa della sentenza e, pur rivivendo con una certa amarezza i giorni di prigionia e dei pressanti interrogatori cui è stato sottoposto, ha confermato il "grande amore e il grande rispetto per il Nepal e il suo popolo".

Ronchi ha anche aggiunto che oltre che per l'arte, si batterà "per dare voce a quelle persone impossibilitate a farlo".

Cosa era accaduto

Come si ricorderà, il 27enne, professore di Arti Visive all'Accademia Santa Giulia, era accusato di aver raccolto un frammento ligneo durante la visita a un tempio a Bhaktapur.

Subito il docente aveva cercato di smorzare i toni della vicenda temendo conseguenze gravi. Tanto che secondo la tesi del suo legale, i reperti sarebbero stati presi per poi essere riposti dove si trovavano.

Una vicenda eclatante che era stata seguita fin dall'inizio anche dalla Farnesina e dal consolato italiano a Calcutta.

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