INCREDIBILE

Si finge endocrinologa prendendo il posto di un’omonima e cura per mesi decine di pazienti

La falsa dottoressa avrebbe formulato diagnosi su patologie che non conosceva, prescritto farmaci a caso e indicato dosaggi eccessivi

Si finge endocrinologa prendendo il posto di un’omonima e cura per mesi decine di pazienti

Si era presentata come endocrinologa, con una laurea in Medicina, l’iscrizione all’Ordine dei Medici e un curriculum che vantava un’esperienza al Policlinico Gemelli di Roma. In realtà, di tutto questo non c’era nulla di vero.

La donna, una 45enne calabrese di nome Giuliana Pietropaolo, non aveva mai conseguito la laurea in Medicina, non era mai stata iscritta all’Ordine e non aveva mai svolto alcun apprendistato. Eppure, tra l’estate del 2022 e l’inizio del 2023, è riuscita a farsi assumere a tempo indeterminato dal Centro clinico Santagostino di Milano, dove per circa sei mesi ha visitato oltre 800 pazienti.

L’inganno della sostituzione di persona

L’inganno si basava su un espediente tanto semplice quanto efficace: la sostituzione di persona. La donna aveva utilizzato le generalità di una sua omonima, una vera endocrinologa milanese, del tutto ignara dei fatti. Con documenti falsi, timbri contraffatti, un certificato di iscrizione all’Ordine dei Medici inesistente e profili social creati ad hoc, era riuscita a superare i controlli iniziali e a lavorare come se fosse una specialista.

Durante quel periodo, secondo quanto emerso dagli atti del procedimento, la falsa dottoressa avrebbe formulato diagnosi su patologie che non conosceva, prescritto farmaci a caso e indicato dosaggi giudicati poi eccessivi o inappropriati dai medici veri.

La falsa dottoressa avrebbe formulato diagnosi su patologie che non conosceva, prescritto farmaci a caso e indicato dosaggi giudicati poi eccessivi o inappropriati dai medici veri

Diversi pazienti, dopo le visite, hanno accusato peggioramenti delle condizioni di salute, come forti dissenterie o problemi alla tiroide, e si sono rivolti ai propri medici di base o ad altri specialisti, che hanno corretto terapie e diagnosi. Non sono però state contestate lesioni personali, perché nessuno dei pazienti ha sporto querela. Il Centro Santagostino ha comunque offerto ai pazienti coinvolti una visita gratuita successiva o il rimborso della prestazione.

Era riuscita a firmare anche un nuovo contratto

La vicenda è emersa nel marzo 2023, quando il Centro Santagostino ha approfondito alcune incongruenze già notate nei dati anagrafici della donna. Proprio in quei giorni, la 45enne aveva già firmato un nuovo contratto di assunzione con l’Humanitas, che è stato stracciato il 20 marzo, a soli tre giorni dalla firma.

Le denunce presentate dai due ospedali hanno dato il via all’inchiesta coordinata dal pm Francesco Cajani. Il processo di primo grado, celebrato davanti alla giudice monocratica Antonella Bertoja, si è concluso con la condanna della donna a quattro anni di reclusione per sostituzione di persona, esercizio abusivo della professione medica, truffa e falso materiale con contraffazione di timbri. Il Tribunale ha inoltre disposto il risarcimento di 10 mila euro all’Ordine dei Medici di Milano per i danni morali arrecati all’onorabilità della categoria e una provvisionale immediatamente esecutiva di 100 mila euro a favore del Centro clinico Santagostino.

La difesa della donna sul presunto ruolo del compagno

Nel corso dell’inchiesta, la donna ha fornito una versione difensiva ritenuta confusa e contraddittoria. Ha raccontato di aver cambiato nome nel 2012, passando da Maria Antonella a Giuliana, e ha sostenuto che fosse stato il fidanzato a suggerire di indicare la professione di “medico” sulla carta d’identità per essere accettata dalla futura suocera.

Ha inoltre parlato di una presunta sottomissione psicologica al compagno, di episodi di bullismo, di sospetti di droghe messe nel cibo e di misteriosi inseguimenti che l’avrebbero costretta a presentare documenti falsi in una clinica che non avrebbe verificato i titoli. Secondo il perito della difesa, si tratterebbe di “convincimenti deliranti” inseriti in un “quadro psicopatologico profondamente alterato“, tale da interferire sulla capacità di intendere e di volere.