APERTO FASCICOLO

“Si è ucciso per colpa dei bulli”, la lettera della famiglia di Paolo a Valditara e Meloni

La preside dell'istituto respinge le accuse: "Denunce inascoltate? La scuole non ne ha mai ricevute". Il ministro Valditara ha annunciando ispezioni in due scuole

“Si è ucciso per colpa dei bulli”, la lettera della famiglia di Paolo a Valditara e Meloni

Con una lettera indirizzata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, il fratello di Paolo Mendico – il 14enne di Santi Cosma e Damiano (Latina) che si è tolto la vita nella sua cameretta lo scorso 10 settembre – ha denunciato pubblicamente la situazione. Secondo la famiglia, dietro quel gesto ci sarebbe una lunga scia di episodi di bullismo mai fermati.

La lettera a Meloni e Valditara

Si è ucciso per colpa dei bulli che lo perseguitavano”, ha scritto il fratello, raccontando delle vessazioni subite da Paolo: insulti, prese in giro, scherzi continui per il suo carattere sensibile e per i buoni risultati scolastici. Un accanimento che, secondo i familiari, avrebbe logorato il ragazzo fino a spingerlo al suicidio.

Nella missiva, i familiari ricordano anche le denunce rimaste inascoltate: quindici segnalazioni di episodi di bullismo che, sostengono, sarebbero state presentate ai carabinieri e alla scuola senza ricevere risposte adeguate.

La Procura di Cassino ha aperto un’inchiesta con l’ipotesi di istigazione al suicidio, disponendo l’autopsia e sequestrando i telefoni di alcuni coetanei di Paolo. I carabinieri stanno verificando se le segnalazioni della famiglia siano state effettivamente protocollate e se gli istituti scolastici coinvolti abbiano attivato le misure previste dalla nuova legge 70/2024 contro il bullismo.

Le ispezioni del ministero

Il ministro Valditara ha espresso “profondo dolore e vicinanza” alla famiglia, annunciando due ispezioni: una nella scuola media appena terminata dal ragazzo e l’altra nell’istituto superiore dove avrebbe dovuto iniziare il nuovo anno. Il ministro ha inoltre chiamato personalmente il padre di Paolo per esprimere cordoglio e vicinanza alla famiglia.

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Il Ministro a Istruzione e Merito Giuseppe Valditara

“Con la nuova legge – ha ricordato Valditara – i dirigenti hanno l’obbligo di chiamare i genitori dei ragazzi coinvolti in episodi di bullismo e di attivare attività educative. Nei casi più gravi è prevista anche la denuncia alle autorità”.

La preside del Pacinotti: “Mai ricevute denunce”

Gina Antonetti, dirigente dell’istituto tecnico industriale Antonio Pacinotti di Fondi, la scuola che Paolo avrebbe frequentato quest’anno, ha respinto le accuse, dopo che i familiari hanno appunto parlato di denunce inascoltate.

La scuola non ha mai ricevuto denunce”, ha dichiarato all’Adnkronos, sottolineando come l’istituto fosse dotato di sportelli psicologici e tavoli contro il bullismo.

“Paolo si era rivolto più volte allo sportello, ma la psicologa non aveva mai segnalato criticità tali da attivare un protocollo di emergenza”.

La dirigente parla di “macchina del fango” nei confronti della scuola e ribadisce che al funerale del ragazzo erano presenti docenti e compagni, tutti “sconvolti dalla sua morte”. Per la preside, la classe frequentata da Paolo era “caotica”, ma non al punto da far emergere episodi di bullismo sistematico.

Le indagini proseguono

Le indagini ora dovranno chiarire diversi punti: se gli episodi di bullismo ci siano stati, se la scuola fosse davvero a conoscenza del malessere di Paolo e se siano state attivate le misure previste dalla legge.

Parallelamente, sarà analizzato anche il contenuto del telefono e del computer del ragazzo, per ricostruire i suoi ultimi giorni e i messaggi ricevuti. Nel frattempo, la famiglia continua a chiedere giustizia, con la voce del fratello che nella sua lettera resta scolpita come un atto d’accusa:

“Paolo non ce l’ha fatta. La sua sensibilità è stata la sua condanna”.

Il caso di Leonardo Calcina

La scomparsa di Paolo Mendico, ha presto ricordato il simile e altrettanto tragico caso di Leonardo Calcina – appena 15 anni – trovato morto suicida nelle campagne di Senigallia la notte del 13 ottobre 2024. Quel giorno, dopo aver finto di andare a dormire, il ragazzo aveva preso dalla cassaforte del padre – vigile urbano – la pistola di servizio e si era allontanato fino a Montignano, dove intorno alle 22 si è tolto la vita.

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Leonardo Calcina

Secondo quanto raccontato dai genitori, poco prima Leonardo avrebbe tentato un confronto con alcuni compagni, accusati di bullismo e di continue vessazioni, ma senza ottenere una soluzione. Negli ultimi mesi, infatti, il giovane aveva confidato un forte disagio, manifestando il desiderio di lasciare la scuola e arruolarsi nell’esercito pur di sfuggire a insulti, minacce e prese in giro che subiva quotidianamente, persino in classe.

Le accuse della famiglia si sono concentrate sin da subito sul comportamento di alcuni coetanei, che lo deridevano per il cognome, lo colpivano fisicamente e lo offendevano con parole pesanti, al punto che la Procura di Ancona aprì già allora un fascicolo per istigazione al suicidio. Inizialmente le indagini sembravano arenarsi, complice anche la smentita di preside e compagni, ma oggi la vicenda potrebbe conoscere una svolta: dalle chat ritrovate sul cellulare di Leonardo emergerebbero nuovi elementi a sostegno della tesi del bullismo e delle pressioni psicologiche subite dal ragazzo.