Si è tolto la vita De Donno, sostenitore della cura al plasma contro il Covid
Cordoglio di Salvini, da sempre suo sostenitore. Il direttore dell'Asst di Mantova: "Ha combattuto per un’idea che riteneva giusta".
La notizia è trapelata ieri, 28 luglio 2021, in serata: poche ore prima il dottor Giuseppe de Donno - in prima linea nella cura al Covid-19 con il plasma iperimmune - si era tolto la vita nella sua casa a Curtatone, come racconta Prima Mantova. L'ex primario di Pneumologia dell'ospedale Carlo Poma aveva 54 anni.
Si toglie la vita il dottor De Donno
L'uomo, sposato con figli, non avrebbe lasciato alcun biglietto di spiegazione per il suo gesto. Poche settimane fa aveva deciso di dimettersi da primario del reparto di Pneumologia del Carlo Poma per diventare medico di base a Porto Mantovano, dopo una vita trascorsa in corsia.
Durante i mesi della prima ondata di Covid, quando ancora si brancolava nel buio, fu fra i primi promotori e sperimentatori della terapia con il plasma iperimmune dei guariti. Aveva avuto grandissima eco la notizia che riguardava una donna incinta al sesto mese che aveva contratto il Covid e si era negativizzata grazie alla terapia con il plasma iperimmune somministratale da De Donno e dalla sua equipe.
La terapia con il plasma iperimmune
Il primario era certo che la strada fosse quella giusta; non soltanto a Mantova ma anche al San Matteo di Pavia, per esempio, si sperimentò questa via.
La terapia prevedeva l'infusione di sangue di contagiati dal Covid, contenente anticorpi, in altri pazienti infetti. Una cura che durante l'emergenza sanitaria aveva effettivamente salvato diversi malati Covid. E' quindi più corretto classificarla come un "trattamento d'emergenza" - così come già era stato utilizzata nella Sars e nella Mers - la stessa Asst di Mantova che si occupava della sperimentazione aveva precisato che non si trattava di una cura miracolosa, ma un valido strumento aggiuntivo, da non contrapporre ai test, altre terapie di supporto ed eventuale futuro vaccino.
A De Donno, va sicuramente il merito di aver utilizzato tutti gli strumenti a disposizione - che in quel momento erano veramente scarsi - ed essere riuscito, in alcuni casi, a salvare delle vite utilizzando anche quell'opzione.
La cautela della comunità scientifica e le polemiche
La comunità scientifica ha iniziato a invitare alla cautela rispetto a questa pratica, mettendone in evidenza oggettivi limiti. A quel punto le dispute si sono fatte mediatiche; il professore - invitato nei principali talk show - difendeva il suo metodo. De Donno trovò nel leader della Lega Matteo Salvini un grande sostenitore della terapia con il sangue iperimmune. E così l'attenzione intorno al medico si alzò di livello. Non mancarono, ovviamente, considerata l'attualità del tema anche le polemiche (non soltanto da parte dei colleghi scienziati).
La battaglia a mezzo social
Molto attivo sui social, il medico condivideva con entusiasmo il racconto del suo operato. L'attenzione mediatica era altissima. Selvaggia Lucarelli svelò l'identità che si celava dietro ad un profilo di un presunto biologo americano, Joseph Dominus, che elogiava la ricerca sulla plasmaterapia del medico di Mantova Giuseppe De Donno. Dietro al professionista di Atlanta c'era in realtà lo stesso De Donno, che aveva registrato il profilo fasullo con il proprio numero di telefono. Quando Lucarelli, per verificarne le credenziali, telefonò si sentì rispondere proprio dal primario mantovano che ammise e spiegò le ragioni di quel profilo fake:
Cari amici, nelle scorse settimane mi sono divertito a guardarvi da fuori. Ho volutamente creato un account secondario, associandovi il mio telefono ed il mio nome, proprio perché non avevo nulla da temere, dal quale ho smitragliato qualche commento saggiando le reazioni altrui.
In particolare, negli ultimi giorni, ho voluto capire chi fosse il furbacchione che è andato in giro a fare telefonate a tutta Mantova per chiedere se gli piacerebbe avermi come sindaco. Credo di aver capito chi sia stato e posso riderci sopra. No, non sono candidato sindaco e non mi interessa; servo Mantova con la professione che ho scelto. L’esperimento stava andando bene fino a quando Selvaggia Lucarelli, ormai un’aficionada del mio lato social, ha telefonato. E dì, le ho risposto. E le ho raccontato la storiella del dottore americano. L’ennesima riprova del fatto che magari anziché andare a setacciare Facebook alla ricerca di sbavature del sottoscritto, forse si potrebbe guardare ai nostri studi appena pubblicati e al nostro contributo per salvare vite. Oramai molte. Insomma, ho fatto come un nobile napoletano di tanto tempo fa che un bel giorno fece spargere la voce della sua morte. Voleva vedere chi gli volesse bene. E abbiamo visto chi vuole bene a me. Piuttosto, vogliate bene alla nostra ricerca e SIATE CAUTI!
A proposito di Joseph Dominus . Prossima volta l’userò come pseudonimo sui giornali. Se mai…
Lentamente, dopo tanto fragore, l'estate 2020 ha portato ad una (finta) tregua dal virus e l'attenzione sul plasma iperimmune - utilizzato soprattutto in emergenza - ha iniziato a scemare. Una volta alla prese con la seconda ondata (ottobre 2020) ormai si parlava già di vaccini e anticorpi monoclonali. De Donno, che molto aveva investito professionalmente su quella via, deve aver subito il contraccolpo. Sul plasma iperimmune è lentamente calato il silenzio, suffragato da studi che ne mettevano in luce potenziali e limiti. Fino a ieri, quando il fragore della notizia della morte volontaria dell'ex primario lo ha riportato sulle prime pagine di tutti i quotidiani.
Cordoglio sanitario e politico
Una morte che lascia tutti sgomenti. Curtatone e tutto il mantovano sono sotto shock per la notizia. Ora saranno i carabinieri a far luce su quanto è accaduto e a chiarire le dinamiche. A ricordare De Donno in primis è il sindaco di Curtatone, Carlo Bottani:
Grazie per la tua Umanità, la tua disponibilità all' ascolto, il tuo amore per il prossimo e per i tuoi pazienti. Un privilegio unico quello di aver camminato al tuo fianco grande Prof....Grazie per tutto caro Giuseppe !!!
Fra i politici anche il leader della Lega Matteo Salvini ha voluto rivolgere un pensiero al medico:
Raffaello Stradoni, direttore generale dell’Asst di Mantova, scosso dal lutto, ha dichiarato:
"Siamo sinceramente allibiti. Ho avuto modo di conoscere di persona e confrontarmi più di una volta con De Donno e devo dire che era una persona davvero squisita: onesto fino in fondo, si è sempre speso per la verità e per gli altri. Durante la prima ondata del Covid aveva dato il meglio di se stesso ed era davvero apprezzato sia dai colleghi medici che dalle centinaia di pazienti che hanno avuto a che fare con lui. Aveva investito moltissimo anche nelle ricerche sul plasma, cura che ora è stata abbandonata ma che nonostante tutto aveva dato i suoi frutti. L’abbandono del plasma per altre cure per lui è stato sicuramente un colpo decisamente difficile da gestire”.
Stradoni precisa inoltre:
"La sua uscita dal Poma è stata una scelta volontaria, non è mai andato via in disaccordo con noi. Anzi, avevamo concordato tutto creando un percorso di uscita insieme. Il suo reparto? Gli volevano tutti bene, anche nei momenti di maggiore difficoltà nessuno lo ha mai abbandonato. Ha combattuto per un’idea che riteneva giusta. D’altronde senza plasma non ci sono gli anticorpi monoclonali. Quello del primario solo per metà è un lavoro clinico, per l’altra metà è un’attività stressante di responsabilità organizzative e di rapporti burocratici e amministrativi. Non ce la faceva più e aveva preferito tornare a un’attività professionale meno eroica ma comunque fortemente legata al territorio".
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