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Si decide il 10 luglio sulla revisione del processo per la Strage di Erba: i 4 dettagli su cui punta la difesa

"Falso ricordo" di Frigerio, presunte incongruenze nelle confessioni, provenienza del sangue nella macchina di Olindo e l'ipotesi vendetta fra spacciatori

Si decide il 10 luglio sulla revisione del processo per la Strage di Erba: i 4 dettagli su cui punta la difesa
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Ulteriore rinvio per l'udienza davanti alla Corte d'Appello di Brescia di martedì 16 aprile 2024. Il tutto è slittato al prossimo 10 luglio: nuovo posticipo, insomma, per la Strage di Erba.

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Rosa e Olindo ai tempi del processo

Udienza rinviata al 10 luglio, nuovo posticipo per la Strage di Erba

Ieri mattina davanti alla Corte d'Appello di Brescia si sono discusse le istanze di revisione del processo sulla strage di Erba per la quale i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi sono stati condannati all'ergastolo. Un caso che, senza ombra di dubbio, ha calamitato l'attenzione di pubblico e media. Nodo che, peraltro, è emerso anche in occasione delle udienze di revisione.

Statua Rosa Bazzi (denuncia artistica del processo mediatico)

Alto impatto mediatico

Come spiega Prima Brescia, nella mattinata, infatti, in molti si sono messi in coda all'alba per assistere alla seconda udienza della Corte d'Assise d'Appello che quale dovrà stabilire se aprire un processo di revisione a carico dei due coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi o se confermare per gli stessi la condanna all'ergastolo.

Rosa Bazzi esce da carcere per svolgere lavori utili

Le prime persone hanno iniziato a mettersi in fila alle 5 del mattino per assicurarsi un posto all'interno del tribunale di via Lattanzio Gambara a Brescia. E poi, alla spicciolata, altri gruppi sono arrivati verso le 7 in attesa delle 8.10 orario di apertura dei cancelli. Si tratta, perlopiù, di studenti di Giurisprudenza e praticanti avvocati.

Rosa Bazzi e Olindo Romano

Come nel corso della prima udienza, anche in questo caso i posti disponibili erano limitati, sono solo 45. I giornalisti seguono l'udienza in streaming da tre sale che sono state allestite appositamente e con tanto di maxi schermi.

Era l'11 dicembre 2006

La terribile strage risale all'11 dicembre 2006: in quell'occasione ad essere uccisi furono Raffaella Castagna, il piccolo Youssef Marzouk (suo figlio), la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Unico superstite, Mario Frigerio, che testimoniò contro Bazzi e Olindo.

Raffaella Castagna e il piccolo Youssef

Revisione: la battaglia sulle 4 prove

La scorsa estate, fra le polemiche, la Procura Generale di Milano aveva trasmesso gli atti per far valutare una revisione del processo. Il sostituto procuratore generale Cuno Tarfusser, per cui è stato avviato un procedimento disciplinare, aveva proposto di riaprire il processo per la strage ritenendo i due imputati innocenti, parlando di prove "deboli" a carico della coppia.

Mario Frigerio al processo

All'epoca dei fatti i due protagonisti confessarono il delitto e determinante fu la testimonianza dell'unico sopravvissuto, Mario Frigerio, vicino di casa e marito di Valeria Cherubini, che si salvò perché per un'anomalia genetica la coltellata che lo raggiunse all'aorta non si rivelò, fortunatamente, mortale. Fu Frigerio a puntare il dito in Tribunale contro Olindo Romano e Rosa Bazzi

Sono in particolare quattro i punti sui quali punterà la difesa dei coniugi condannati:

  • #1 Il primo è il fatto che la testimonianza di Frigerio fu un "falso" ricordo, secondo consulenti della difesa, indotto dai magistrati.
  • #2 Secondo punto, le incongruenze nelle confessioni dei due protagonisti, poi ritrattate.
  • #3 Terzo punto, una traccia di sangue di una delle vittime trovata nell'auto di Olindo Romano, che invece sarebbe stata portata accidentalmente dagli inquirenti nelle prime fasi dell'indagine.
  • #4 Infine, la difesa tornerà sull'ipotesi di una vendetta interna al clan vicino ad Azouz Marzouk, padre del piccolo Jussef e marito di Raffaella Castagna, per ragioni di droga.
Azouz Marzouk

La famiglia Castagna ha commentato:

"Potrebbe essere rifatto, due, dieci, cento volte, quel processo, ma l'esito non può che essere lo stesso".

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