Saman, il corpo riesumato è integro: aveva ancora addosso i vestiti e la catenina della 18enne
Il corpo è stato completamente dissotterrato: ora sarà la prova regina del Dna a dare identità certa.
Potrebbe essere proprio Saman. Le operazioni di recupero del corpo - trovato nel casolare di via Reatino, dietro l’azienda agricola Bartoli - nelle vicinanze della casa di Novellara in cui viveva la famiglia Abbas sono terminate la sera di domenica 27 novembre.
Saman: ritrovato il corpo?
Alcuni elementi fanno pensare che potremmo davvero esserci: i vestiti indossati dalla ragazza che si intravedono nel famoso filmato della serata del 30 aprile - quando la 18enne si allontana in direzione dei campi assieme al padre Shabbar, con uno zainetto - sono gli stessi trovati addosso al cadavere. E poi c'è il bracciale alla caviglia, anch'esso appartenuto e indossato da Saman. A dare la conferma manca solo il Dna, come spiega Prima Reggio Emilia.
Il corpo riesumato aveva ancora i vestiti di quel giorno
"Quello che è emerso è un corpo sostanzialmente integro", conferma il procuratore capo di Reggio Emilia Gaetano Calogero Paci, che aggiunge: "si è ben conservato considerata la profondità nella quale è stato interrato per oltre un anno e mezzo. Indossava gli stessi abiti al momento dell’interramento".
E ancora:
"Ora si tratta di verificare l'integrità degli organi interni perché attraverso e su di essi saranno svolte le indagini di tipo autoptico per capire esattamente l'identità del corpo stesso", ha proseguito il procuratore descrivendo il ritrovamento del corpo che si presume appartenere a Saman Abbas, la 18enne pachistana scomparsa dal 30 aprile 2021. "Certo è che il contesto in cui il corpo è stato ritrovato e anche qualche elemento peculiare già consentono di formulare una probabilità di identificazione, ma la prova regina è quella del Dna e solo attraverso una comparazione positiva sarà possibile dire che si tratti del corpo di Saman", ha spiegato.
La confessione dello zio Danish
I resti del cadavere che dovranno essere portati al laboratorio di medicina legale dell’Università di Milano dove verranno svolti gli accertamenti affidati dalla Corte d’Assise del Tribunale di Reggio Emilia ai periti Cristina Cattaneo e Dominic Salsarola, sono stati riportati alla luce dopo le rivelazioni dello zio Danish che ha accompagnato gli inquirenti al casolare abbandonato dove lui e la famiglia della ragazza avrebbero occultato il cadavere di Saman. Le operazioni di estrazione sono state molto delicate e hanno richiesto l'intervento specializzato di un archeologo, per non rovinare in alcun modo i resti già piuttosto fragili.
Se dagli esami dovesse arrivare la conferma che quel corpo è effettivamente quello di Saman, ricercata senza successo per molto tempo, anche con la collaborazione del Comando vigili del fuoco nelle vaste campagne presenti nella zona, porterebbe a una svolta definitiva, smentendo anche il padre della 18enne che sostiene che sia ancora viva.
La procura ritiene che quella sera cinque membri della sua famiglia abbiano ucciso la ragazza, tutti hanno partecipato al delitto, ma con diversi ruoli diversi.
Il padre di Saman, Shabbar Abbas, che è stato arrestato un paio di settimane fa in Pakistan con l'accusa di frode ad un connazionale, continua a sostenere la tesi portata avanti fin dai primi giorni successivi alla scomparsa: "Mia figlia è viva", ha dichiarato alla prima udienza davanti al giudice a Islamabad ma le notizie che giungono dal luogo del ritrovamento sembrano proprio smentirlo.
Il processo il prossimo febbraio
Il 10 febbraio 2023 andranno a processo a Reggio Emilia i tre familiari di Saman arrestati all'estero, Francia e Spagna, nei mesi scorsi: lo zio Danish Hasnain e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, oltre ai genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, entrambi ancora in Pakistan. La madre è ancora latitante.