Ricostruito il Dna di Unabomber: dopo 30 anni avremo un volto e un nome?
L'inchiesta sul bombarolo seriale mai identificato era stata riaperta nel 2022, puntando proprio sulle nuove strumentazioni scientifiche
Oggi no, ma prima o poi... E forse, per Unabomber, quell'oggi - tanto atteso da chi ha indagato per decenni (ormai) sull'anonimo bombarolo seriale che ha terrorizzato il Nordest - potrebbe essere arrivato.
La clamorosa svolta potrebbe arrivare, come ormai accade per molti cold case, grazie ai passi avanti di scienza e tecnologia: sarebbe stato, infatti, ricostruito il Dna dell'attentatore che seminò il panico in Italia dal 1994 al 2007.
Unabomber: ricostruito il Dna dell'attentatore
In via ufficiale massimo riserbo da parte degli inquirenti, ma si susseguono sempre più insistentemente le voci circa una possibile svolta dopo 30 anni. Il presunto Dna dell'attentatore sarebbe stato ottenuto dall'analisi di vecchi reperti, estratto alla luce di nuove tecniche investigative e ricordando che in passato gli investigatori avevano rilevato un'impronta parziale su un nastro adesivo.
Una modalità di lavoro già vista in ambito investigativo, sottoporre le prove - accuratamente conservate - a nuovi strumenti scientifici, non appena si aprono nuove opportunità.
L'inchiesta
L'inchiesta su Unabomber era stata riaperta nel 2022 in seguito a quanto rilevato dal giornalista Marco Maisano, che stava lavorando a un podcast sull'argomento, e due delle vittime, Francesca Girardi e Greta Momesso, che hanno chiesto e ottenuto di riesaminare alcuni reperti, dai quali avrebbero rilevato tracce interessanti, tanto da far, appunto, riaprire il corposo fascicolo. In esso figurano i nomi di 32 persone (di cui una è deceduta), molte delle quali hanno acconsentito al prelievo del Dna.
I periti del gip, Giampietro Lago ed Elena Pilli, quest'ultima già consulente nel caso Yara Gambirasio, lo scorso marzo avevano deciso di comparare con i dieci reperti il Dna di un’altra quindicina di persone residenti nelle province di Pordenone e Udine, sospettate all’epoca e poi non ritenute rilevanti per le indagini. Al momento ci sono 11 indagati noti dell'inchiesta.
L'avvocato del sospettato Zornitta
Elvo Zornitta, brillante ingegnere di Azzano Decimo, fu uno dei maggiori sospettati. Dopo essere stato scagionato è tornato sotto la lente degli investigatori con la riapertura dell'inchiesta nel 2022. A mettere i puntini sulle i il suo storico difensore: Maurizio Paniz.
Il legale ha infatti espresso perplessità per risultati di cui non è stato avvertito né dalla Procura né dal Giudice per le indagini preliminari, e di cui non si conosce lo stato di conservazione dei reperti analizzati.
Chi è Unabomber? I tentativi di profilazione psicologica
Intelligente, probabilmente socialmente inetto, forse arrabbiato e solo. Così veniva descritto - in maniera assai sommaria - il potenziale profilo psicologico del bombarolo seriale non identificato, autore di numerosi attentati dinamitardi commessi nelle regioni italiane del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia negli anni 1990 e 2000.
La sua strategia, il cui movente è stato soltanto ipotizzato e mai chiarito, consisteva nel collocare ordigni esplosivi improvvisati in luoghi aperti al pubblico, che hanno procurato lesioni e menomazioni a chi ne è stato vittima. La stampa lo ha presto battezzato: Unabomber, ispirandosi ad un omologo statunitense, Theodore Kaczynski.
Gli si attribuiscono una trentina di attentati, su un arco temporale che va dal 1994 al 2006, con un periodo di quiescenza tra il 1996 e il 2000. Quegli atti non sono mai stati rivendicati ed hanno seminato il panico in una vasta zona dell'Italia nordorientale, incentrata sull'asse Pordenone-Portogruaro-Lignano Sabbiadoro.
I tentativi di profilazione hanno restituito il ritratto di una persona di età tra i 35 e 50 anni, visto il prolungato tempo di attività e le conoscenze dimostrate nel realizzare gli attentati. Il modo in cui venivano preparati i suoi ordigni esplosivi rivelava non solo grande manualità e perizia nella chimica, ma anche cura maniacale dei dettagli.
Considerando il tempo necessario alla preparazione di dispositivi del genere, è probabile che vivesse da solo o con qualcuno non in grado di intralciarlo, come un genitore anziano o un figlio piccolo, oppure che avesse a disposizione un luogo isolato. Non si esclude che abbia osservato da lontano alcune delle esplosioni: una vittima ha affermato di aver visto un uomo che le sorrise da lontano prima che lei raccogliesse un evidenziatore, rivelatosi uno degli oggetti esplosivi incriminati. Nel suo modus operandi, tuttavia, non è emersa alcuna tendenza all'esibizionismo o l'intenzione di lasciare una firma.
La condanna al dolore
Questo caso è fra quelli che hanno maggiormente impressionato il Paese e l'opinione pubblica. Terrore, casualità e la facoltà di ferire obiettivi casuali e indifesi. L'autore, inoltre, ha colpito spesso in occasioni festose e più di una volta ha scelto come bersaglio bambini.
Non agiva per uccidere, ma per cagionare sofferenza, per instillare la paura, menomando le sue vittime: come a condannarle ad un inferno in terra. Da qui l'ipotesi di una mente sofferente e sadica, che desiderava infliggere dolore "a vita". E non strapparla, questa vita.
L'ultimo attentato compiuto da Unabomber risale al 6 maggio 2006 e la lunga inattività si presta a svariate interpretazioni. Tra le possibili spiegazioni vi sono quelle secondo cui l'attentatore potrebbe essere morto, oppure potrebbe essere stato arrestato e incarcerato per un altro reato e non identificato, aver perso l'interesse a colpire o essere semplicemente in pausa.
Il fatto che non abbia colpito tra il 1997 e il 1999 ha indotto alcuni a ipotizzare un impedimento (detenzione, servizio o missione militare). In aggiunta sembrava conoscere bene il territorio, quindi potrebbe essere legato al Friuli occidentale, o alla stessa città di Pordenone.
L'inchiesta
Nonostante il massiccio dispiegamento di mezzi e i tanti sospettati, non si è mai giunti a individuare l'identità di Unabomber.
Una inchiesta, quella archiviata nel 2009, si concluse con un nulla di fatto e lo scioglimento del super pool di forze dell'ordine, nato per dare la caccia a Unabomber. L'unico indagato, l'ingegnere pordenonese Elvo Zornitta, venne prosciolto da ogni accusa quando si scoprì che la prova regina contro di lui era stata manomessa da un poliziotto della scientifica, poi condannato.
Alla base della nuova inchiesta, riaperti nel 2022, invece, l'istanza firmata dal giornalista Maisano e da due vittime: Francesca Girardi che aveva 9 anni quando, giocando sul greto del Piave, raccolse un evidenziatore giallo che le esplose tra le mani, e Greta Momesso che invece venne ferita da una candela esplosiva nel duomo di Motta di Livenza. Nelle ultime ore la notizia del Dna ricostruito. Dopo 30 anni, finalmente, la svolta?